25 novembre, insieme per dire basta alla violenza contro le donne
- 24/11/2023
- Mondo
Ogni giorno in Italia 85 donne sono vittime di reato, dai maltrattamenti in famiglia, alla violenza sessuale allo stalking. Nel 2022 si sono verificati 106 femminicidi (dato è in linea con quanto rilevato negli ultimi tre anni): di queste 61 sono state uccise da un partner o un ex partner, tutti di sesso maschile (dati Istat).
La relazione coniugale o di coppia emerge come uno dei contesti più pericolosi, con un alto tasso di reati commessi da partner attuali o precedenti. Nel 55% dei casi questi reati vengono, infatti, commessi dalla persona con cui si vive: nel 39% dei casi l’autore del reato è il coniuge o il compagno, nel 30% l’ex, nel 6% un genitore o un figlio. Nel 25% dei casi la violenza viene perpetrata da vicini di casa, pretendenti, colleghi di lavoro o altri parenti.
Nel 52% dei casi l’autore dell’omicidio ha le chiavi di casa ed è il marito o il convivente, nel 14% l’ex marito o ex convivente, nel 14% dei casi si tratta di un uomo con cui si ha una relazione extraconiugale. Nel 33% dei casi la vittima lascia figli piccoli e nel 75% è italiana. Inoltre, nel 60% dei casi è stata utilizzata una pistola o un’arma da taglio. I moventi principali sono la fine della relazione e la conflittualità familiare.
Sono i dati relativi al primo semestre del 2023 diffusi dalla Polizia di Stato nell’ambito della campagna “Questo non è amore”, alla vigilia della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Il 25 novembre è la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, una giornata dedicata a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla violenza di genere e a promuovere azioni concrete per contrastarla. La scelta di questa data è legata alla commemorazione delle vite e dell’attivismo delle sorelle Mirabal, Patria, Maria Teresa e Minerva, che hanno lottato contro la dittatura del generale Rafael Trujilo nella Repubblica Dominicana durante gli anni ’40 e ’50. Il loro impegno nell’attivismo politico e la denuncia degli orrori della dittatura hanno portato alla loro tragica morte il 25 novembre 1960, per ordine del dittatore Trujilo. La loro storia è diventata un simbolo della lotta contro l’oppressione e la violenza di genere.
La scelta di celebrare questa giornata il 25 novembre è un modo significativo di onorare la memoria di queste donne coraggiose e di mettere in luce la necessità di combattere la violenza contro le donne in tutto il mondo. La Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza sulle Donne è stata designata nel 1999 dalle Nazioni Unite ed è riconosciuta a livello globale come un momento cruciale per riflettere sulle sfide che le donne affrontano e per promuovere azioni concrete per porre fine a questa forma di violenza.
Adnkronos contro la violenza sulle donne
Simbolo di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne sono le ‘scarpe rosse’. L’installazione degli “zapatos rojos” è stata creata in Messico nel 2009 dall’artista Elina Chauvet, per commemorare le vittime di femminicidio.
Le scarpe rosse, vuote e disposte in luoghi pubblici come piazze o strade, rappresentano simbolicamente le donne che sono state vittime di omicidio a causa del loro genere. L’obiettivo è di portare l’attenzione sulla frequenza e la brutalità degli omicidi di donne, incoraggiando la società a riflettere su questa forma estrema di violenza di genere.
Signal for Help
‘Signal for Help’ è la richiesta di aiuto tramite il gesto con una sola mano per comunicare il bisogno di supporto, soprattutto in situazioni di violenza o abuso domestico. Ideato dalla Canadian Women’s Foundation per aiutare coloro che subiscono violenza di genere, il segnale viene eseguito tenendo la mano sollevata con il pollice infilato nel palmo, quindi piegando le dita verso il basso, intrappolando simbolicamente il pollice tra le dita.
È stato intenzionalmente progettato come un unico movimento continuo della mano, piuttosto che come un segno mantenuto in una posizione, che potrebbe essere reso facilmente visibile.
Se si vede il segnale di aiuto:
- raggiungere la persona in modo sicuro;
- essere di supporto: riconoscere la loro esperienza, ascoltare e lasciare che dicano di cosa hanno bisogno;
- indirizzarli a servizi o offrire risorse, secondo necessità.
In caso di pericolo immediato, chiamare i servizi di emergenza locali.
Convenzione di Istanbul
La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, comunemente nota come la “Convenzione di Istanbul,” è uno strumento legale internazionale che mira a prevenire e contrastare la violenza contro le donne e la violenza domestica. La Convenzione è stata adottata il 7 aprile 2011 a Istanbul, Turchia, ed è entrata in vigore il 1° agosto 2014.
La Convenzione di Istanbul riconosce la violenza contro le donne come una violazione dei diritti umani e impegna gli Stati ad adottare misure efficaci per prevenire la violenza, proteggere le vittime e perseguire i responsabili. La definizione di violenza contro le donne fornita dalla Convenzione è ampia e abbraccia vari tipi di violenza, compresi quelli basati sul genere e quelli legati alla vita privata.
Uno degli aspetti chiave della Convenzione è l’obbligo per gli Stati aderenti di istituire servizi specializzati di supporto immediato, nel breve e lungo periodo, per le vittime di qualsiasi atto di violenza rientrante nel campo di applicazione della Convenzione. Ciò include servizi che forniscono assistenza psicologica, supporto legale, rifugi sicuri e altri tipi di sostegno.
La ratifica della Convenzione da parte dell’Italia, nel 2013, ha avuto un impatto significativo nella promozione della consapevolezza sulla violenza di genere e nell’implementazione di misure concrete per proteggere le vittime.
In pronto soccorso percorsi ad hoc per vittime di violenza
I pronto soccorso, dopo la polizia e i familiari, sono il punto di riferimento per le donne vittime di violenza con una serie di importanti iniziative e procedure messe in atto:
- Accesso al pronto soccorso: nel 2022 ci sono stati quasi 15.000 accessi (14.448) di donne assistite per richieste legate a violenza e il 77% delle strutture utilizza protocolli di assistenza dedicati a queste situazioni.
- Procedure di assistenza: ’’83% delle strutture assicura procedure diversificate e modalità di dimissione protette in caso di valutazione di rischio alto per la vittima.
- Referenti e squadre specializzate: nel 79% delle strutture è presente un referente del percorso dedicato alle donne vittime di violenze e il 59% delle strutture ha una squadra multidisciplinare specifica per questo percorso.
- Formazione degli operatori: nel 79% dei pronto soccorso sono presenti attività e percorsi di formazione e aggiornamento sulla violenza per gli operatori sanitari.
- Informazione e supporto: nel 98% delle strutture, le donne vengono informate della presenza sul territorio dei centri antiviolenza e nel 99,6% è garantita un’informazione puntuale sulla possibilità di sporgere querela.
- Supporto linguistico e culturale: il 79% dei pronto soccorso assicura il supporto di mediatrici linguistico-culturali tramite telefono.
- Supporto per minori e donne con disabilità: il 94% delle strutture garantisce la possibilità che i figli minori possano restare con la madre e siano coinvolti nel suo stesso percorso, nel 62% delle strutture è presente un sistema per l’accompagnamento delle donne e dei figli a una struttura protetta esterna, mentre solo il 39% prevede figure di supporto specifico per le donne con disabilità.
Aumenta il numero di Centri antiviolenza
Nel 2022 le donne vittime di violenza hanno potuto contare su 385 centri antiviolenza, distribuiti per il 37,9% nel Nord (22,1% nel Nord-ovest e il 15,8% nel Nord-est), per il 31,4% nel Sud, per il 20,8% nel Centro e il restante 9,9% nelle Isole. L’aumento è stato del 3,2% tra il 2021 e il 2022 e del 37% rispetto al 2017 (primo anno dell’Indagine), come rilevato dall’Istat.
Rapportando il numero di CAV alla popolazione femminile emerge un’offerta di protezione per le donne che risulta pari a 0,13 CAV ogni 10mila donne a livello nazionale, valore che sale a 0,18 al Sud ed è più basso nel Nord-est (0,10), nel Nord-ovest (0,11) e nelle Isole (0,12). Nelle regioni del Centro è in linea con il valore nazionale (0,13).
Quasi tutti i CAV (99,1%) aderiscono al numero nazionale di pubblica utilità 1522 e il 74,5% ha una reperibilità telefonica “h24” rivolta al pubblico per emergenza/gestione di situazioni di pericolo.
Le donne che si rivolgono ai CAV
Nel 2022 le donne che hanno contattato almeno una volta i Centri antiviolenza sono state 60.751 (+7,8% rispetto al 2021). Di queste, 3.979 donne sono state indirizzate ai Centri antiviolenza dal numero di pubblica utilità 1522. Si tratta a livello nazionale di una media di 174 donne per CAV, una ogni due giorni.
Le donne quando arrivano ai Centri portano quasi sempre con loro il bisogno di essere ascoltate (più di nove donne su dieci) e di essere accolte (quasi otto donne su dieci). Quattro donne su dieci hanno bisogno di un supporto e una consulenza legale e psicologica. L’orientamento e l’accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale rappresenta la necessità del 24,6% delle donne, mentre altre richieste di aiuto legate alla protezione (messa in sicurezza e percorso di allontanamento dal maltrattante) sono espresse da circa una donna su 10, così come l’aiuto per l’autonomia (supporto sociale e/o educativo, sostegno all’autonomia e orientamento lavorativo).
Tra le donne che stanno affrontando il percorso di uscita dalla violenza, il 66,7% ha subito una violenza fisica, il 50,7% una minaccia, l’11,7% ha subito uno stupro o tentato stupro, a queste va aggiunto il 14,4% che ha subito altre tipologie di violenze sessuali quali ad esempio le molestie sessuali, molestie online, revenge porn, costrizioni ad attività sessuali umilianti e/o degradanti.
Molto diffusa è violenza psicologica che, essendo quasi sempre esercitata in concomitanza di un’altra forma di violenza, viene subita da quasi nove donne su dieci. Quattro donne su dieci stanno invece affrontando una violenza di tipo economico. Minoritaria la percentuale di donne vittime di tratta (0,5%) o che ha subito una qualche forma di violenza prevista dalla Convenzione di Istanbul (2,1%), come matrimonio forzato o precoce, mutilazioni genitali femminili, aborto forzato, sterilizzazione forzata.
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