Scuola, ministro Valditara: “Divieto di smartphone anche alle superiori”
- 5 Giugno 2025
- Giovani
Lo smartphone sarà vietato anche nelle scuole superiori e anche per scopi didattici. Lo ha detto Giuseppe Valditara, ministro dell’Istruzione e del Merito, ieri sera a Porta a Porta, su Rai1, condotto da Bruno Vespa. La si può considerare una scelta operativa? “Assolutamente sì – ha risposto il ministro -. Firmeremo nelle prossime settimane una circolare che sarà valida e che avrà valore effettivo a partire dal prossimo anno scolastico”.
Si tratta di una notizia che riapre il dibattito e che vede da un lato l’importanza di tutelare le giovani generazioni e istruirle ad un uso consapevole di uno strumento tecnologico quale il cellulare e dall’altro, c’è chi sostiene che sia necessario superare la “tecnofobia” per rendere questo strumento un’opportunità per la crescita dell’innovazione e della digitalizzazione delle nuove generazioni.
Il divieto d’utilizzo dello smartphone nelle scuole
Sono ormai diffuse le storie di giovani, anagraficamente sempre più piccoli, partecipano a challenge estreme che si diffondono online, dimostrano un attaccamento morboso al cellulare finendo col chiudersi in camera per dedicarsi ai device tecnologici o, peggio, tentare il suicidio in caso di divieto da parte dei genitori. Sulla scia di questi eventi, l’iniziativa del divieto di smartphone nelle scuole, introdotta a settembre 2024, e che coinvolgeva scuole elementari e medie “è andata molto bene – ha spiegato Valditara -. Devo dire che le scuole hanno recepito questa nostra circolare e grande consenso da parte dei docenti, delle famiglie, ma anche sorprendentemente da parte degli studenti, perché un momento per disintossicarsi a loro fa molto bene”.
“Dal punto di vista scolastico – ha aggiunto il ministro – il cellulare ha un impatto senz’altro negativo. Credo che la via più efficace sia quella di abituare i ragazzi a disintossicarsi, e a riportarli all’uso del libro, della carta e la penna. Abbiamo dati sconvolgenti sui bambini che a 6 anni vanno sui siti pornografici. Impressionante anche il 38% di ragazzi che soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare. Dati rilevanti per quanto riguarda le competenze e il successo scolastico: addirittura il triplo delle bocciature o insuccesso scolastico per i ragazzi che fanno un uso smodato del cellulare”.
“Inoltre, ho portato a Bruxelles una proposta di raccomandazione per vietare l’utilizzo del cellulare in tutte le scuole dell’Unione europea. Una proposta che ha avuto un grande consenso da parte di Francia, Svezia e tanti altri Paesi. Il grosso tema è quello di vietare l’uso dei social sotto i 15 anni, c’è una proposta di legge in parlamento fra l’altro bipartisan mi auguro che venga approvata rapidamente”, ha concluso Valditara.
I danni dello smartphone
Sui danni che lo smartphone arreca al cervello ci sono diverse ricerche passate o in corso d’opera che cercano di comprendere quali siano le parti coinvolte del sistema nervoso e sino a che livelli arrivi il danno. La Fondazione Umberto Veronesi, ad esempio, ha esplorato il tema della dipendenza da smartphone, concentrandosi in particolare sui giovani e sugli effetti di un uso eccessivo dei dispositivi digitali. Sebbene la dipendenza da smartphone non sia ufficialmente riconosciuta nel Dsm-5, il manuale diagnostico dei disturbi mentali, essa presenta caratteristiche simili ad altre dipendenze, come la perdita di controllo e l’astinenza.
La dottoressa Adelia Lucattini ha sottolineato che le applicazioni e i contenuti digitali sono progettati per generare dipendenza, influenzando il sistema dopaminergico, che regola il circuito della gratificazione e frustrazione. Il problema, però, non sembra sia legato solo al dispositivo in sé, ma ai contenuti accessibili tramite internet, con un impatto significativo sulla Generazione Z e quelle immediatamente successive. In Italia, il 70% dei ragazzi possiede uno smartphone prima degli 11 anni e il 25,4% supera le 8 ore di utilizzo giornaliero. Inoltre, quasi 100.000 giovani mostrano segni di dipendenza dai social media.
È per questo motivo che il pedagogista Daniele Novara ci racconta che è un “bene che si inizi seriamente a pensare di regolamentare l’uso degli smartphone e bene che sia la scuola a fare da apripista. Concordo che gli smartphone non dovrebbero entrare nelle aule scolastiche e, aggiungo, non dovrebbero essere usati nemmeno durante gli intervalli. In generale però, il divieto ha efficacia se tutta la comunità educante ne prende atto: avere un ragazzo che durante l’orario scolastico non usa lo smartphone e poi si attacca ai social nelle successive otto ore rimane un serio problema. E non colpevolizzo i genitori, perché si trovano troppo spesso soli a combattere contro gigantesche multinazionali e business milionari”.
Ci si può immaginare un divieto anche al di fuori degli istituti scolastici? Difficile, ma non impossibile. Una petizione portata avanti da Novara punta dritto a quella direzione: “Sostengo da tempo che serva una legge che vieti l’uso di smartphone sotto i 14 anni e dei social sotto ai 16. Abbiamo raccolto più di 100.000 firme che testimoniano come la società civile pensi che sia giunto il momento per la politica di prendere una posizione chiara e netta a favore delle nuove generazioni e della salute dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze. Ne va del futuro di tutti e tutte”.
Un dibattito aperto
Se da un lato c’è chi sostiene, come istituzioni o pedagogisti, che lo smartphone arrechi dei danni e che il divieto sia utile per evitare dipendenze e migliorare la qualità della vita degli studenti, dall’altro ci sono voci critiche che ritengono misure come queste siano troppo restrittive.
Il nodo riguarda il diritto d’uso del cellulare per “scopi didattici”. Alcuni esperti del settore educativo e tecnologico hanno sottolineato come lo smartphone, se usato correttamente, possa rappresentare un potente strumento didattico, favorendo l’accesso immediato a risorse educative e strumenti interattivi che arricchiscono l’apprendimento.
Il neuroscienziato Vittorio Gallese, il filosofo Stefano Moriggi e il pedagogista Pier Cesare Rivoltella invitano, nel libro ‘Oltre la tecnofobia’, a superare la paura del digitale e a comprenderne il reale impatto sulla società e sulla scuola. Il testo analizza con approccio scientifico e storico le reazioni di rifiuto che accompagnano ogni nuova tecnologia, dal cinema alla televisione fino a internet e agli smartphone.
Gli autori sfidano la visione che vede il digitale come la causa di disattenzione, ansia e isolamento sociale, specialmente tra i giovani. Attraverso studi neuroscientifici, dimostrano che la tecnologia non è né buona né cattiva di per sé, ma il suo effetto dipende dall’uso che ne facciamo e dal contesto in cui viene inserita.
La vera sfida, secondo gli autori, non è demonizzare il digitale ma educare a un utilizzo consapevole. Propongono quindi un approccio formativo che sviluppi competenze di cittadinanza digitale, senso critico e consapevolezza, evitando soluzioni semplicistiche come divieti e patenti digitali. Il libro è rivolto, infatti, a insegnanti, educatori e genitori, ma è utile per chiunque voglia comprendere meglio i comportamenti digitali delle nuove generazioni.
Un punto centrale del dibattito riguarda l’equilibrio tra regolamentazione e responsabilizzazione. Il prossimo anno scolastico sarà cruciale per valutare l’efficacia del provvedimento. Se il divieto verrà applicato con successo anche alle scuole superiori, potrebbe rappresentare un modello per altri Paesi europei e influenzare la futura regolamentazione dell’uso dei dispositivi mobili in ambito scolastico.
Il dibattito, dunque, resta aperto, tra sostenitori della misura e chi preferirebbe soluzioni più flessibili. L’obiettivo comune, tuttavia, rimane quello di garantire il benessere degli studenti e la qualità dell’istruzione, trovando il giusto equilibrio tra innovazione tecnologica e tradizione educativa.