Traumi infantili, quale impatto in età adulta?
- 18/10/2024
- Giovani
Se pensate che l’infanzia sia un capitolo chiuso della vostra vita, preparatevi a rimanere sorpresi: ciò che accade da piccoli può lasciare segni indelebili nella terza età. A confermarlo è una nuova ricerca condotta dalla divisione di geriatria dell’Università della California di San Francisco che ha rivelato come i traumi infantili possano influenzare profondamente la salute mentale e il benessere delle persone fino agli ultimi giorni della loro vita.
Lo studio, guidato dal dottor Ashwin Kotwal, ha esaminato i legami tra esperienze traumatiche nella prima infanzia e condizioni di vita come dolore, solitudine e sintomi depressivi in età avanzata.
Lo studio
I dati analizzati provengono dallo studio nel quale i ricercatori hanno seguito circa 6.500 americani sopra i 50 anni, morti tra il 2006 e il 2020, con un’età media al momento del decesso di 78 anni. I partecipanti hanno completato questionari riguardanti 11 tipologie di eventi traumatici e il loro benessere psicosociale, con interviste programmate ogni due anni.
E i risultati sono particolari: due partecipanti su cinque avevano subito traumi durante l’infanzia, incluse esperienze di abuso di sostanze in famiglia o problemi legali. La bocciatura scolastica è emersa come la fonte più comune di trauma infantile, mentre malattie gravi in età adulta o la malattia di un coniuge erano tra le cause di trauma più diffuse.
Infine, oltre l’80% dei partecipanti ha subito almeno un trauma nel corso della vita, con un terzo di loro che ne ha vissuti almeno tre.
Impatti sulla salute mentale
Kate Duchowny, autrice principale dello studio, ha spiegato che “il trauma si insinua sotto la pelle”, influenzando in modo duraturo la salute mentale e fisica di una persona. L’associazione tra trauma e condizioni come depressione e ansia può creare un ambiente pro-infiammatorio, aumentando il rischio di malattie croniche: non solo problemi psicologici, ma anche fisici.
I dati suggeriscono che i partecipanti senza traumi hanno sperimentato una vita più serena verso la fine: solo il 24% ha sofferto di depressione terminale, rispetto al 40% di coloro che hanno vissuto cinque o più eventi traumatici. Anche il senso di solitudine e il dolore fisico erano significativamente inferiori nei soggetti senza traumi.
I risultati, pubblicati sul Journal of the American Geriatrics Society, hanno sottolineato l’importanza di considerare le esperienze traumatiche nei pazienti anziani. Kotwal ha affermato che “le persone possono sperimentare un ‘dolore totale’, che include non solo dolore fisico, ma anche sofferenza spirituale e psicologica”.
Per affrontare questo problema complesso, è fondamentale un approccio multidisciplinare che coinvolga psicologi, cappellani e assistenti sociali.
Chelsea Brown, coautrice dello studio, ha aggiunto che “la perdita di controllo sul proprio corpo può riattivare ricordi dolorosi per chi ha subito traumi, rendendo la situazione ancora più complessa”. In un mondo dove il benessere psicosociale è sempre più riconosciuto come parte integrante della salute generale, questa ricerca mette in luce l’urgenza di una maggiore attenzione alle esperienze passate dei pazienti, specialmente per preservare l’età avanzata.
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