Niente più smartphone a scuola, nemmeno per studiare
- 22/02/2024
- Giovani
Niente più cellulari e tablet a scuola, nemmeno per studiare. Le prossime linee guida del Ministero dell’Istruzione, in via di definizione, proseguono l’impostazione già avviata nel 2022 e ancor prima nel 2007. Quella di eliminare il problema alla radice. Perché smartphone e tablet sono visti come un problema: il loro eccessivo utilizzo viene considerato come un fattore di distrazione che incide negativamente sull’apprendimento degli scolari e alimenta la tensione tra questi ultimi e i docenti.
Perciò il ministro Valditara, come ha anticipato a ‘Il Foglio’, prevede un passo in più, drastico: “Nelle prossime linee guida del Ministero, il cellulare verrà di fatto vietato alle scuole dell’infanzia, alle elementari e alle medie anche per scopi didattici. E alle elementari e alle medie verrà suggerito di evitare l’uso del tablet”.
Meno distrazioni, più responsabilità
“Meno distrazioni, più responsabilità, più delega”, è questa la triade alla base dell’azione del Ministero, che proprio in quest’ottica sta ripristinando i voti espressi in giudizi (da insufficiente a ottimo) e inasprendo il voto in condotta.
Valditara insomma intende responsabilizzare gli studenti, ma anche i genitori che in quanto educatori devono collaborare con la scuola e non assumere il ruolo di ‘sindacalisti’ dei propri figli.
A questo proposito, la ministra della Famiglia e delle Pari opportunità, Eugenia Roccella ha commentato: “Non entro nei progetti del ministro Valditara, però posso dire che noi quello che abbiamo fatto è già andato un po’ in questo senso perché abbiamo istituito il parental control e quindi ora dobbiamo cercare di farlo utilizzare al meglio”.
“Noi vogliamo sollecitare la responsabilità genitoriale perché i ragazzi oggi sono esposti a siti inadeguati, e non solo siti, che necessitano invece di maggior controllo da parte dei genitori. Il parental control – ha ricordato la ministra – serve perché sappiamo che l’età in cui i bambini cominciano ad essere esposti ad esempio a siti pornografici è sei anni; quindi, dobbiamo intervenire e noi siamo intervenuti in questo senso”.
L’esperto, non divieti ma educazione
Ma non tutti sono d’accordo con questa declinazione del concetto di ‘responsabilità’. Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta, docente universitario e presidente Associazione nazionale dipendenze tecnologiche e cyberbullismo, è intervenuto così: “Pensate davvero che sia la soluzione? Questa scelta non farà altro che allontanare maggiormente i ragazzi dalla scuola“!
Secondo l’esperto, “la chiave per navigare l’oceano tumultuoso del digitale è l’educazione, non il divieto. È come se, di fronte al mare in tempesta, invece di insegnare a nuotare, ci si limitasse a vietare l’ingresso in acqua. Ma come si impara a gestire le onde se non ci si bagna mai”?
E c’è un altro aspetto da considerare, secondo Lavenia: “In un mondo dove ogni aspetto della vita è intessuto di digitale, una scuola che rifiuta questo principio appare non solo arcaica ma completamente scollegata dalla realtà. Gli studenti, inevitabilmente, percepiranno l’istituzione educativa come un’entità aliena, incapace di comprendere e di inserirsi nel loro mondo, aumentando così il distacco tra loro e un ambiente scolastico già spesso percepito come inadeguato e obsoleto”. Per lo psicoterapeuta la strada è “integrare, non escludere; educare, non vietare”.
Un approccio seguito ad esempio in una scuola americana dove, quando si è capito che gli studenti si recavano in bagno molto frequentemente per girare video per TikTok, sì è deciso di non proibire i cellulari ma di disincentivare le clip togliendo gli specchi.
L’Unesco ha chiesto di vietare smartphone e tablet
Va detto tuttavia che l’Unesco qualche mese fa ha chiesto alle scuole di tutto il mondo di vietare l’uso di smartphone, tablet e computer. L’organizzazione, infatti, riconosce l’impatto positivo delle nuove tecnologie ma anche i potenziali problemi, dovuti specialmente a un loro uso eccessivo e senza guida come anche al digital divide, causa ed effetto delle disuguaglianze.
“I dati di valutazione internazionali su larga scala, come quelli forniti dal Programme for International Student Assessment (PISA), suggeriscono una relazione negativa l’uso eccessivo delle tecnologie e il rendimento degli studenti”, spiega l’Unesco.
Nel Global Education Monitor Report 2023, attraverso l’analisi di 200 sistemi educativi in tutto il mondo, l‘organizzazione è arrivata alla conclusione che l’uso eccessivo di smartphone, computer e tablet riduce il rendimento scolastico e l’apprendimento, oltre a generare squilibri emotivi nei più giovani.
“Dobbiamo insegnare ai ragazzi a vivere sia con che senza la tecnologia; a prendere ciò che serve dall’abbondanza di informazioni, ma a saper ignorare ciò che non è necessario; a lasciare che la tecnologia aiuti, ma non sostituisca mai le interazioni umane necessarie nell’insegnamento e nell’apprendimento”, conclude l’Unesco.
Nel mondo, solo una nazione su quattro ha vietato l’uso degli smartphone nelle scuole. Tra questi, la Francia l’ha fatto nel 2018, Inghilterra e Paesi Bassi in questo primo scorcio del 2024. San Marino ci sta pensando. E l’Italia lo farà presto.
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