Smartphone vietati al liceo Volta di Torino, l’esperto: “No prima dei 14 anni”
- 23/10/2024
- Giovani
Non era una sorpresa e neppure una punizione: il divieto di smartphone a scuola per gli studenti del liceo Alessandro Volta di Torino è oggi realtà. “Niente smartphone a scuola” è un progetto annunciato in una circolare del Liceo scientifico, all’interno del quale, già da lunedì, 18 prime e seconde classi fanno a meno del proprio telefono.
Perché? “Sono una fonte di distrazione dalle attività didattiche e alienazione dai rapporti interpersonali”, scrive la dirigenza nella circolare scolastica. Infatti, si parla di mancanza di rapporti interpersonali e alienazione. Insomma, gli smartphone non fanno bene ai giovani che finiscono per trascorrere l’intervallo “senza alzarsi dal banco e guardarsi in faccia”.
“Sicuramente è positivo – ci ha spiegato il pedagogista Daniele Novara – pensare a una scuola dove il digitale sia concepito, nel caso, solo come strumento di apprendimento collettivo e si faccia capire ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze che può esistere un mondo lontano da smartphone e app”. Ma forse non basta”.
Il regolamento
La scuola ha ordinato e ricevuto gli armadietti da posizionare in ogni aula del biennio dove a partire da lunedì i telefoni degli alunni sono custoditi durante le lezioni: sottochiave e in ordine alfabetico.
Nel regolamento si legge che gli allievi devono consegnare al docente della prima ora di lezione tutti i propri device elettronici. Questi verranno posizionati in ciascuna classe del biennio e l’armadietto viene chiuso a chiave. “Le chiavi si troveranno al mattino presso le collaboratrici scolastiche del piano e a loro dovranno essere riconsegnate dallo stesso docente, affinché le collaboratrici le recapitino in presidenza, dove saranno custodite fino alla conclusione della mattinata”. Se uno studente volesse rifiutarsi, si becca una nota disciplinare o un servizio pomeridiano di volontariato nel caso si dovesse ripetere il rifiuto.
“Il primo giorno è andato bene – ha commentato la preside Maurizia Basili -, vedremo come andrà nei prossimi. Certo, non è un sistema molto comodo, c’è chi obietta che sarebbe stato più semplice limitarsi a farlo tenere nello zaino, ma si sa che poi lì non ci resta e in un attimo, per osmosi, chissà come finisce tra le mani”.
La reazione
“Il punto – ha aggiunto Daniele Novara – è che l’emergenza smartphone, perché di emergenza si tratta, deve essere affrontata molto prima e in modo più completo. Per quanto riguarda le tempistiche, questi strumenti dovrebbero essere vietati dalla prima infanzia fino ai 14 anni. Sul fatto che ciò avvenga esclusivamente a scuola, è evidente che, se fuori da scuola si sta otto ore attaccati agli schermi, la situazione non può trovare soluzione. Serve un’appropriata regolazione normativa – ha aggiunto Novara – che possa dare sostegno alle famiglie nel togliere di mano ai bambini e alle bambine uno strumento altamente dannoso per la loro crescita”.
E a concordare con il pedagogista sono in tanti. “Il mio vecchio liceo, baluardo delle lotte studentesche negli anni ’70, vieta il telefonino nel primo biennio scolastico. Ma sapete che sono proprio d’accordo!”, scrive un utente sui social commentando la notizia. E ancora: “Finalmente!!! Si è iniziato a capire che questi marchingegni, hanno rovinato la gioventù”. Oppure: “Siamo cresciuti bene senza smartphone, non ne soffriranno la mancanza”, scrive qualcun altro.
Al momento gli studenti non sembrano protestare. Per alcuni, il problema è che il cellulare spesso veniva usato come hotspot per connettere a internet il computer che si usa per scopi didattici, ma la preside anche per quello ha detto di avere una soluzione: “Potenzieremo la connessione se necessario”. Insomma, non c’è via di scampo e i giovani del liceo Volta di Torino si trovano a dover consegnare gli smartphone, senza troppe obiezioni.
“L’iniziativa è certamente lodevole – ha concluso Novara – ma non colpisce né l’età più critica (fino ai 14 anni) né i momenti in cui i ragazzi e le ragazze sono più esposti: a casa e nei pomeriggi di svago. Come propongo da tempo, serve una legge che possa tutelare le nuove generazioni. Non c’è tempo da perdere”.
Il pedagogista Novara è critico su questo punto e sulla piattaforma ‘Change.org’ ha lanciato una petizione che chiede “al Governo italiano di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”. L’appello è promosso dal Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti (Cpp), diretto e fondato dallo stesso Novara, e dal medico e psicoterapeuta Alberto Pellai. Seguono le firme di 24 esperti e di diversi esponenti di Unita (Unione nazionale interpreti teatro e audiovisivo), tra cui molti attori, da Stefano Accorsi a Luca Zingaretti.
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