La salute mentale dei dottorandi è a rischio: +40% di farmaci psichiatrici
- 03/10/2024
- Giovani
“Lo studio è la migliore previdenza per la vecchiaia”, scriveva il filosofo greco Aristotele. Purché non si trasformi in un lavoro opprimente, potremmo aggiungere nel 2024.
In questi giorni un’indagine condotta in Svezia ha dimostrato che la salute mentale dei dottorandi è a rischio. L’indagine, pubblicata su Nature, si inserisce nel dibattito sul mondo accademico, finito recentemente nel mirino per l’aumento dei casi di depressione e ansia.
Prima di approfondire è necessario chiarire il punto: dalle indagini è emerso che il dottorato peggiora la salute mentale dei dottorandi non per lo studio in sé, ma per le sue dinamiche lavorative e para lavorative. Studi precedenti, insieme a numerose testimonianze, avevano già dimostrato come gli studenti di dottorato possano subire una pressione enorme per pubblicare, ottenere finanziamenti e trovare lavoro in un contesto altamente competitivo.
Salute mentale dei dottorandi, lo studio svedese
L’analisi ha esaminato il tasso con cui gli studenti di dottorato in Svezia hanno ricevuto prescrizioni di farmaci psichiatrici e sono stati ricoverati per problemi di salute mentale. I dati hanno rivelato che, in media, più a lungo durano gli studi di dottorato, maggiore è la necessità di ricorrere a tali servizi. Al quinto anno di studi, la probabilità che i dottorandi necessitino di farmaci per la salute mentale aumenta del 40% rispetto all’anno precedente l’inizio del dottorato.
Secondo Wendy Ingram, fondatrice di Dragonfly Mental Health, un’organizzazione no-profit globale con sede a Bradenton, Florida, che si occupa di salute mentale nel mondo accademico, i problemi di salute mentale tra i dottorandi sono “sistemici e affliggono il mondo accademico da decenni”. Ingram sottolinea inoltre che “pochissimi studi hanno esaminato misure oggettive della salute mentale”, il che rende lo studio condotto in Svezia un contributo prezioso per affrontare un problema spesso sottovalutato.
Lo studio ha utilizzato dati amministrativi svedesi raccolti tra il 2006 e il 2017, tracciando oltre 20.000 studenti di dottorato prima e dopo l’inizio dei loro programmi. Questo ha permesso ai ricercatori di valutare l’effetto diretto degli studi di dottorato sulla salute mentale degli studenti, come spiegato da Eva Ranehill, economista comportamentale dell’Università di Göteborg e coautrice dello studio.
L’aumento dell’uso di farmaci psichiatrici
Una delle scoperte più significative riguarda l’aumento dell’uso di farmaci psichiatrici, come antidepressivi e sedativi, tra i dottorandi. Prima di iniziare il dottorato, gli studenti e le persone con un diploma di laurea magistrale usavano questi servizi con la stessa frequenza. Tuttavia, durante gli anni di studio, l’uso di tali farmaci tra i dottorandi è aumentato di anno in anno, raggiungendo il picco tra il quarto e il quinto anno, per poi diminuire nel sesto e settimo anno.
Le donne e le persone che avevano già fatto uso di farmaci psichiatrici prima di iniziare il dottorato risultavano essere le categorie più a rischio di ricevere nuove prescrizioni durante il percorso di studi. Analogamente è emerso che, sebbene all’inizio del dottorato i candidati facessero meno uso di servizi di salute mentale (psicoterapia e affini) rispetto alla popolazione generale, entro la fine degli studi i tassi erano sostanzialmente equivalenti.
L’ambiente accademico è più stressante di altri?
Si è detto che sono le dinamiche lavorative e para lavorative a incidere sulla salute mentale dei dottorandi. Per questo, gli autori dello studio si sono chiesti se anche altri ambiti professionali producono effetti analoghi.
Alcuni sondaggi suggeriscono che i livelli di ansia e depressione tra i dottorandi siano più alti rispetto alla popolazione generale, ma secondo Ranehill è ancora presto per stabilire se queste condizioni siano più comuni nei dottorandi rispetto a coloro che lavorano in settori con richieste simili. “In futuro, inizieremo ad affrontare i diversi esiti di salute mentale tra i vari settori lavorativi, analizzando ulteriormente il set di dati svedese”, ha spiegato.
Il carico di stress legato al dottorato varia significativamente a seconda del campo accademico. I dottorandi nelle scienze naturali hanno visto un aumento del 100% nell’uso di farmaci entro il quinto anno rispetto ai livelli pre-dottorato, mentre quelli nelle scienze umane e sociali hanno registrato aumenti rispettivamente del 40% e del 50%. Gli studenti di medicina, al contrario, non hanno mostrato un incremento significativo nell’uso di farmaci psichiatrici.
Le differenze tra le discipline potrebbero essere spiegate dalle diverse norme accademiche. “In alcuni settori, si è molto dipendenti dal proprio supervisore. In altri, si è più isolati”, ha dichiarato Ranehill. Alcuni mentori offrono un grande supporto, ma altri, purtroppo, contribuiscono a creare ambienti di lavoro tossici. Rituja Bisen, dottoranda al quinto anno in neurobiologia presso l’Università di Würzburg, in Germania, ha affermato che la pressione per ottenere finanziamenti e pubblicare articoli scientifici può essere schiacciante: “Devi generare dati il più rapidamente possibile, e la sensazione di competizione per i fondi e i posti di lavoro può essere molto forte, anche all’inizio del tuo dottorato”.
Con i dovuti distinguo, il meccanismo ricorda l’eziologia degli hikikomori, fenomeno nato in Giappone anche a causa di un contesto ultra competitivo che mette i cittadini sottopressione sin da piccoli.
Il supporto degli altri come chiave per affrontare lo stress
Bisen ha condiviso la sua esperienza personale, raccontando come sia riuscita a gestire lo stress grazie al sostegno ricevuto dal suo supervisore e dal dipartimento. Tuttavia, come si legge su Nature, non tutti i suoi colleghi hanno avuto la stessa fortuna: “Non importa quanto sia buono un laboratorio; se proviene da una cultura lavorativa tossica, non ne vale la pena a lungo termine”. Per affrontare lo stress, Bisen ha trovato un’importante valvola di sfogo in attività esterne, come il bouldering, che pratica insieme ad altri biologi: “Parliamo dello stress e ci sfoghiamo. È come un gruppo di supporto”.
Il tenore delle sue parole dimostra come il problema sia tanto sottaciuto quanto grave.
Organizzazioni come Dragonfly Mental Health stanno lavorando per migliorare la salute mentale nel mondo accademico. Fondata nel 2019, Dragonfly ha sviluppato programmi in 22 Paesi, rivolti a più di 50.000 accademici a diversi stadi della carriera. I programmi includono formazione basata su approcci scientificamente validati per migliorare la salute mentale, e i primi risultati saranno pubblicati nel 2026. L’auspicio è che siano diversi da quelli della ricerca condotta in Svezia.