Oggi è il Safer Internet Day ma quali sono le conseguenze negative di Internet sulla salute?
Oggi è il Safer Internet Day, la giornata mondiale che promuove un utilizzo benefico di Internet, un mondo pieno di opportunità ma anche di rischi, soprattutto se usato con scarsa consapevolezza.
Gli eventi del Safer Internet Day vengono promossi per rendere il mondo digitale un luogo più sicuro, soprattutto tra i più giovani.
In Italia, il Ministero dell’Istruzione e del Merito partecipa all’iniziativa, coinvolgendo le scuole e organizzando eventi e attività per riflettere sulla sicurezza digitale e l’Intelligenza Artificiale, frontiera di quello che viene definito l’Internet 4.0.
L’obiettivo è sensibilizzare sulle sfide e le opportunità legate alla navigazione online e promuovere una rete positiva e sicura per tutti perché negli ultimi due decenni sono aumentate esponenzialmente le problematiche legate all’eccessivo e/o sbagliato utilizzo della rete.
Bullismo e cyberbullismo: perché il Safe Internet Day serve
Secondo i dati presentati dal Moige l’8% degli intervistati ammette di utilizzare regolarmente foto o video per deridere qualcuno, registrando un preoccupante trend di crescita: dal 6% nel 2022 al 5% nel 2019. Un ulteriore 17% dichiara di farlo raramente, ma ammette di averlo fatto almeno una volta. Il 6% ha riferito casi di cyberbullismo, come gogna mediatica e condivisione di contenuti personali.
Un aspetto preoccupante è la mancanza di consapevolezza tra i giovani sulle conseguenze delle proprie azioni online. Il 77% ritiene che il proprio comportamento online sia corretto, mentre il 23% non si è mai interrogato su questo aspetto. La confusione su cosa costituisca bullismo e cyberbullismo è ancora diffusa, con il 25% dei giovani poco o per nulla consapevole del fatto che tali comportamenti possono configurare reati penali.
Il contesto sociale online sembra influenzare negativamente il fenomeno, poiché la mancanza di controlli e tutele sui social media incide in modo negativo sul bullismo, per ammissione degli stessi ragazzi. Il 18% degli intervistati dichiarare la mancanza di controlli incide “molto” sull’utilizzo che fanno del web e il 42% “abbastanza”.
Per questi motivi serve, oggi più di ieri, un Safe Internet Day diventi porti iniziative concrete e parli direttamente ai giovani. Prima che diventino grandi.
Le conseguenze negative del web
La dipendenza da Internet è un disturbo comportamentale che coinvolge un uso eccessivo e compulsivo di Internet, con conseguenze negative sulla vita quotidiana. Le persone dipendenti da Internet tendono a isolarsi, trascorrendo più tempo online che nella vita reale. Ciò può portare a una perdita di contatto sociale e relazionale. L’uso eccessivo di dispositivi digitali, soprattutto prima di coricarsi, può provocare problemi di salute più o meno gravi.
Anche per questo, negli ultimi anni sono aumentati gli italiani con problemi del sonno, saliti a circa 13,4 milioni secondo le ultime rilevazioni di Aims – l’Associazione italiana medicina del sonno. Un problema serio e sottovalutato dato che il 46% di loro ammette di non fare nulla per risolvere il problema.
La cifra di chi soffre di insonnia in Italia è raddoppiata con la pandemia da Covid e vede nelle donne le più colpite, sono circa il 60% del totale, mentre il 20% riguarda bambini e ragazzi. In Italia 1 adulto su 4 soffre di insonnia cronica o transitoria.
Secondo alcuni studi, l’eccessivo utilizzo degli smartphone avrebbe anche conseguenze sul calo degli spermatozoi registrato a livello globale. Una situazione non incoraggiante sotto il profilo demografico.
Che cosa è la sindrome da visione del computer (Cvs)
C’è un modo per raggruppare tutta una serie di conseguenze negativi del web: la “Sindrome da visione del computer”, una condizione che colpisce gli occhi a causa dell’uso prolungato di dispositivi digitali. La luce blu emessa dai monitor può causare affaticamento oculare, secchezza, irritazione ma anche i già citati disturbi del sonno.
Uno degli effetti della Cvs è anche il mal di testa, e i problemi posturali legati che ricadono soprattutto, ma non solo, sul collo e la parte alta della schiena.
La postura inclinata del collo durante l’uso dello smartphone è così diffusa da meritarsi un nome tutto suo: TextNeck. Questa situazione può portare a dolori al collo e all’intorpidimento della schiena. Nei casi gravi, può persino invertire le curve naturali della colonna vertebrale.
Depressione e ansia
La dipendenza da Internet è associata a sintomi depressivi e ansiosi. Il confronto costante con gli altri sui social media può aumentare il senso di inadeguatezza e ansia.
Ansia e depressione, in forme da lievi a moderata, interessano circa il 20% dei giovani universitari con ricadute spesso negative anche in ambito accademico. La solitudine e l’eccessivo tempo trascorso online sono i principali fattori legati ad un peggioramento della salute mentale, oltre alla gestione poco salutare di tempo e spazio, la bassa motivazione e l’incertezza. I sintomi di ansia generalizzata e sociale, in particolare, sono da ricondurre, per il 67%, agli effetti negativi più diffusi della pandemia, come conferma uno studio condotto dall’università degli Studi di Milano–Bicocca e dall’Università del Surrey (Regno Unito), sulla salute mentale della popolazione giovanile.
Il web e i problemi relazionali
La pandemia, d’altronde, ha diminuito l’interazione reale dei più giovani in una fase fondamentale della loro crescita. La “sostituzione” della compagnia fisica con quella virtuale ha subito un’accelerazione improvvisa, che si è tradotta in una maggiore diffusione del fenomeno degli hikikomori anche in Italia.
Una ricerca promossa dal Gruppo Abele e l’Università della Strada e realizzata dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche di Pisa (Cnr-Ifc) su oltre 12mila studenti fra i 15 e i 19 anni ha indagato il fenomeno. Ne è emerso che il 2,1% del campione si è riconosciuto come hikikomori, percentuale che ha permesso di stimare in 54mila i ragazzi italiani che si identificano in una situazione di ritiro sociale.
Il 18,7% degli intervistati afferma di non essere uscito per un tempo significativo, escludendo i periodi di lockdown, e di questi l’8,2% non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre. In base alle proiezioni circa l’1,7% degli studenti totali (44mila ragazzi a livello nazionale) che si possono definire hikikomori, mentre il 2,6% (67mila) sarebbero a rischio grave di diventarlo, e il 3,9%, ossia oltre 100mila studenti, a rischio più ridotto.
Un altro dato significativo che emerge dalla ricerca è il 6% degli studenti che riferiscono di non aver legato con nessuno dei coetanei, assieme al 5,6% – circa 145mila studenti – che afferma di non uscire mai di casa e dalla propria stanza se non per andare a scuola.
La dipendenza da Internet può influenzare negativamente le prestazioni scolastiche e lavorative, poiché le persone preferiscono passare il tempo online anziché impegnarsi in attività produttive.
La dipendenza da Internet può causare conflitti familiari, poiché le persone trascurano gli obblighi familiari e le relazioni interpersonali.
Che cosa è e quanto è diffusa la nomofobia
Il web e i social media, che per molti rappresentano l’essenza della rete, sono una enorme opportunità, se sfruttata bene. Tuttavia, gli scenari degli ultimi anni indicano che un cambio non è solo auspicabile, ma anche necessario. Anche le famiglie negli ultimi anni sono cambiate e rispetto a due, tre decenni fa, i genitori hanno meno possibilità di passare del tempo a stretto contatto con i figli.
Questo si traduce spesso in un utilizzo eccessivo e sbagliato della rete, che finisce per essere soggetto quando dovrebbe restare un oggetto delle nostre vite.
Anche per questo, San Marino propone di vietare l’uso degli smartphone a scuola per gli under 11 e non è escluso che il divieto si estenda a tutti i luoghi pubblici.
D’altra parte la nomofobia (ovvero la paura di essere senza il proprio telefono) e la dipendenza da Internet sono fenomeni reali che colpiscono sempre più persone. Secondo Trendhunter, il 66% della popolazione mondiale mostrerebbe segni da lievi a gravi di nomofobia e tale percentuale è destinata ad aumentare considerando l’accesso sempre crescente al mezzo tecnologico. La fascia di popolazione maggiormente colpita sarebbe quella femminile (70% delle donne contro il 61% degli uomini) e dei ragazzi dai 18 ai 24 anni (il 77% tra questi sarebbe nomofobico).
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