Riforma del voto di condotta, via libera definitivo: il comportamento peserà come i voti
- 30 Luglio 2025
- Giovani
Dal prossimo anno scolastico, chi si comporta male a scuola dovrà fare i conti non solo con i professori, ma anche con il voto finale. Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera definitivo alla riforma che cambia il sistema di valutazione nella scuola secondaria, con al centro proprio il voto di condotta. Le novità entreranno in vigore dal 2025/2026 e segnano una svolta concreta: comportamento e rispetto delle regole diventano criteri fondamentali, al pari del rendimento scolastico.
“È un segnale forte e chiaro: nella scuola italiana il rispetto per la persona e per le istituzioni è imprescindibile”, ha detto il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. “Vogliamo una scuola autorevole, non autoritaria”.
Più peso alla condotta
Dal 2025/2026, il voto di condotta diventa, a tutti gli effetti, uno dei parametri fondamentali per decidere se uno studente può passare o meno all’anno successivo. Se il voto di condotta è inferiore a sei decimi, si resta indietro. Se è appena sufficiente — cioè, un sei secco — lo studente dovrà presentare un elaborato sulle regole della convivenza civile, legato al motivo della valutazione negativa.
Non è solo un inasprimento, ma un cambio di approccio. Il comportamento viene valutato durante tutto l’anno, e pesano soprattutto episodi gravi: aggressioni verbali o fisiche, mancanza di rispetto verso i docenti o gli altri studenti, recidive.
Nel concreto, si tratta di costruire un indicatore del senso civico e del rispetto delle regole, non di punire per principio. La riforma mira a dare un peso reale a ciò che finora restava ai margini della pagella.
Il tutto in linea con una scuola che punta a responsabilizzare senza semplificare. Non è (solo) una questione disciplinare: si tratta di valutare se uno studente è in grado di stare dentro una comunità scolastica rispettandone regole, ruoli e persone.
Niente più sospensioni “a casa”
Un altro passaggio chiave della riforma riguarda le sanzioni. Addio (quasi) alla sospensione come punizione fine a se stessa. La nuova logica punta a trasformare ogni errore in un’occasione educativa. In pratica, invece di stare a casa, chi viene sanzionato dovrà svolgere attività socialmente utili, come volontariato in associazioni del territorio o progetti formativi dedicati alla cittadinanza.
Le scuole avranno il compito di stringere accordi con enti e realtà locali per offrire percorsi di “cittadinanza solidale” coerenti con le infrazioni commesse. Un ragazzo che insulta un insegnante, ad esempio, potrebbe essere coinvolto in un laboratorio sull’empatia o sul dialogo intergenerazionale. L’idea è far capire le conseguenze dei propri comportamenti e stimolare un cambiamento attraverso l’esperienza, non con l’esclusione.
Scrutini, cambia il criterio
Con la riforma, anche il meccanismo degli scrutini cambia. Il comportamento diventa parte integrante della valutazione finale, e incide sul credito scolastico, specialmente nelle superiori. In sintesi: chi si comporta bene e partecipa attivamente alla vita scolastica avrà un riconoscimento anche sul piano del voto complessivo.
Il nuovo impianto vuole superare l’automatismo per cui si viene promossi anche con insufficienze multiple o condotte problematiche. I Consigli di classe dovranno motivare meglio le decisioni e tenere insieme rendimento, atteggiamento e partecipazione.
In questo senso, il voto di condotta assume un valore doppio: misura la maturità personale e contribuisce concretamente al percorso scolastico. Una scuola che valuta anche come si impara, e non solo quanto si sa.
Dietro la riforma c’è un messaggio chiaro: servono regole condivise e responsabilità individuale. Ma non tutti sono d’accordo sulla direzione intrapresa. Il pedagogista Daniele Novara, ad esempio, ha espresso forti dubbi sull’efficacia di una “valutazione del comportamento” codificata in numeri, sostenendo che rischia di alimentare un clima punitivo anziché educativo.
D’altra parte, le scuole sono già alle prese con episodi di aggressività, disinteresse, mancanza di regole condivise. Per molti dirigenti e docenti, un quadro normativo più chiaro e autorevole è una risposta attesa da tempo.