Cgil e ActionAid: “Neet? Opportunità mancata costa l’1,4% del Pil”
- 03/06/2024
- Giovani
Le sfide demografiche mettono a dura prova la resistenza del lavoro. Dall’invecchiamento della popolazione, con gli italiani tra i più longevi, fino al fenomeno dei giovani Neet, in cerca di formazione e occupazione: c’è preoccupazione. A sollevare la questione, l’ultimo Rapporto ‘Neet: Giovani in pausa. Superare gli stereotipi per costruire politiche pubbliche efficaci’ realizzato da Cgil e ActionAid che fotografa il mondo del lavoro e delle nuove generazioni che vi si affacciano. Dall’analisi emergono i tassi di (in)successo delle politiche pubbliche adottate fino ad ora, ma anche dei fondi stanziati per la loro realizzazione, con raccomandazioni per superare l’impatto di divari territoriali, disparità di genere e diseguaglianze sociali ed economiche che caratterizzano la realtà dei giovani in Italia.
Neet italiani
In Italia, circa 1,7 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano, non lavorano e da oltre sei mesi non seguono un percorso formativo. Nonostante il nostro paese sia il secondo nell’Ue con il più alto tasso di Neet (16,1%), preceduto solo dalla Romania (19,8%), “rischiamo di dover restituire all’Europa circa 1 miliardo di euro per il mancato utilizzo delle risorse del Programma Operativo Nazionale – Iniziativa Occupazione Giovani – denunciano Cgil e ActionAid -. Erano infatti circa 2,7 miliardi di euro nel periodo 2014-2020 quelli messi a disposizione per l’Italia per reintegrare nel mondo del lavoro i giovani Neet”.
E mentre la popolazione continua ad invecchiare, risulta sempre più urgente prendere misure a sostegno delle migliaia di ragazzi in cerca di un percorso occupazionale e formativo. L’Istat ha stimato che oltre 5 milioni di lavoratori, i baby boomer, andranno in pensione nei prossimi anni, lasciando un vuoto nel sistema produttivo.
“Per far fronte al forte aumento di giovani in condizione di Neet, a dicembre 2013, l’Unione europea ha promosso il primo intervento di politiche attive strutturato, Iniziativa occupazione Giovani (IOG). Finanziata nell’ambito della programmazione settennale 2014-2021, IOG è il principale strumento di attuazione del programma Garanzia Giovani, che in Italia prevede una dotazione finanziaria di circa 2,7 miliardi di euro. Secondo la Ragioneria generale dello Stato a febbraio 2024, i pagamenti certificati ammontavano a 1,6 miliardi, ovvero il 62% dei fondi stanziati – spiegano Cgil e ActionAid -. È doveroso però specificare che si tratta di dati che restituiscono un quadro provvisorio che, se confermato al termine della rendicontazione, richiederà all’Italia di restituire all’Unione europea circa 1 miliardo di euro, mancando l’opportunità di contrastare un fenomeno che si stima costi allo Stato italiano circa 25 miliardi l’anno, l’1,4% del Pil italiano”.
(In)successo di Garanzia Giovani
Ha funzionato Garanzia Giovani? Dall’analisi di ActionAid e CGIL risulta che il programma ha contribuito a reintrodurre nel mercato del lavoro solo il 26% di questi giovani del nostro Paese. Il programma in circa dieci anni (2014-2023) ha coinvolto circa l’82% della popolazione giovanile residente in Italia in condizione Neet. “Ad accedere al programma sono stati soprattutto uomini (52%) di età compresa tra i 19 e i 24 anni (56,2%) residenti nel Sud Italia e nelle Isole (43,4%). Di questi, il 47,6% ha completato il percorso intrapreso, ma solo il 32% a sei mesi dalla fine del programma risulta occupata/o. Una quota che comprende prevalentemente giovani in una condizione di maggiore privilegio – 58,8% di uomini del Nord ovest e in possesso di un titolo di laurea (61%) – rispetto a coetanee/i residenti nei territori del Sud o del Centro e con bassi livelli di istruzione”, continua il report.
Disparità di genere
Dall’analisi è emersa anche una profonda disparità di genere. L’ultimo anno ha registrato una decrescita dell’incidenza dei giovani inoccupati, tranne che per le donne, la cui quota è salita dell’1% all’anno precedente, arrivando a toccare il 59%; dato che aumenta nel caso delle giovani di origine straniera (73%).
“Ad incidere su di essa – denunciano ActionAid e Cgil – contribuisce da sempre il lavoro di cura familiare che ricade soprattutto sulle loro spalle. Le ragazze rappresentano infatti la quota maggiore (65%) di inattivi, ma tra loro il 30% delle giovani dichiara di non essere alla ricerca di lavoro perché impegnata nella gestione dei carichi di cura familiari di minorenni o persone non autosufficienti e il 21% per altri motivi familiari”.
Divari territoriali
Un’altra triste conferma arriva anche per quanto riguarda i divari territoriali con la maggior incidenza di inattivi nel Mezzogiorno e nelle Isole, con oltre il 17% di differenza dal Nord Italia. La Regione Sicilia ha il tasso di incidenza più alto (32,2%), seguita dalla Campania (31,2%) e dalla Calabria (30,3%).
Le raccomandazioni ActionAid – Cgil
Per contrastare il fenomeno Neet l’Italia ha avuto a disposizione 2,7 miliardi di euro per il periodo 2014-2020, a cui si sommano 4,4 miliardi di euro a valere sul programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori per il quadriennio 2022-2025 e circa 2,8 miliardi di euro stanziati con il Piano nazionale Giovani, donne e lavoro dal 2021 al 2027. Le progettazioni finanziate sino all’anno 2023 non hanno però tuttavia dato i risultati sperati. Alla luce dell’analisi nella parte finale del report ActionAid e Cgil hanno formulato una serie di proposte politiche alla Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, al Dipartimento per le politiche di coesione e per il sud e alle Regioni.
“Il nostro Paese – ha dichiarato Katia Scannavini, Vice Segretaria generale ActionAid -ha ancora la possibilità di cambiare rotta, mettendo al centro dell’agenda politica la questione giovanile e permettendo alle nuove generazioni di esercitare i propri diritti in ambito lavorativo, economico, educativo e sociale; attraverso, ad esempio, il programma nazionale Giovani donne e lavoro 2021-2027 e le quote del Fondo sociale europeo+ 2021-2027 per il contrasto della disoccupazione giovanile. In un momento storico in cui la crisi demografica sembra mettere a dura prova il sistema di welfare italiano, è necessario garantire il giusto spazio alle nuove generazioni, assicurando loro condizioni lavorative adeguate, stipendi dignitosi e opportunità di scelta”.
Per la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione “i giovani nel nostro Paese pagano il prezzo di politiche inefficaci o sbagliate e di un Governo che li ha completamente dimenticati. È necessario invertire la rotta, il lavoro deve essere stabile, dignitoso e ben retribuito: per questo stiamo promuovendo quattro referendum per cancellare le norme che lo hanno precarizzato e reso insicuro. I dati di questo report confermano che ad aggravarsi sono le condizioni delle giovani donne e di chi vive al Sud: devono essere loro la priorità del Paese e il primo punto dell’agenda politica. I giovani in condizioni di maggior disagio, nelle periferie e nelle aree più svantaggiate del Paese, senza lavoro o precario e con l’idea che la pensione sia un miraggio, devono sapere che il futuro si può modificare, non hanno bisogno di spot elettorali ma di diritto allo studio, lavoro e Istituzioni realmente vicine ai loro bisogni”.
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