Anoressici a 8 anni, l’allarme dei pediatri
- 03/06/2024
- Giovani
Negli ultimi anni si è registrato un preoccupante trend: l’età di esordio dei disturbi alimentari, come anoressia e bulimia, sta drasticamente diminuendo, coinvolgendo sempre più bambini e preadolescenti, con bambini anche di soli 8-9 anni che ne sono colpiti. È il segnale di un problema crescente, come conferma Giuseppe Banderali, vicepresidente della Società italiana di pediatria (Sip), ad Adnkronos Salute.
Il cambiamento demografico dei disturbi alimentari
Negli ultimi anni, si è assistito a un drastico cambiamento demografico nei disturbi alimentari, come confermano i pediatri. Ciò che una volta era considerato un problema prevalentemente adolescenziale ora coinvolge sempre più bambini in età infantile, con casi che si manifestano già a 9-10 anni e addirittura a 8-9 anni. Questo fenomeno è accompagnato da un aumento significativo di casi anche tra i ragazzi di 12-14 anni, segnando un’evoluzione rispetto a una quindicina d’anni fa, quando tali disturbi comparivano tipicamente intorno ai 16-18 anni.
Secondo le ultime stime, circa 3,2 milioni di persone soffrono di disturbi alimentari, con una sorprendente percentuale del 30% che ha meno di 14 anni. Questo spostamento verso fasce d’età sempre più giovani presenta sfide significative per l’assistenza sanitaria pediatrica.
L’importanza della diagnosi precoce
I pediatri devono essere particolarmente vigili nell’individuare precocemente questi disturbi e nel fornire un supporto adeguato, adattando le strategie di intervento alle esigenze specifiche dei pazienti più giovani. Banderali sottolinea l’importanza cruciale della diagnosi precoce, poiché un riconoscimento tempestivo dei disturbi alimentari porta a un avvio più rapido del trattamento, aumentando così le possibilità di guarigione. Ecco alcuni punti chiave, sottolineati da Banderali, per individuare precocemente questi disturbi:
- anomalo dimagrimento: una perdita di peso improvvisa e non spiegata può essere un segnale di avvertimento;
- comportamenti alimentari scorretti: selettività eccessiva o rifiuto costante del cibo possono indicare un problema sottostante;
- disturbi evitanti-restrittivi dell’assunzione di cibo (Arfid): queste patologie, spesso trascurate, richiedono altrettanta attenzione e possono manifestarsi con una restrizione alimentare e sintomi fisici e psicologici;
- distingue tra comportamenti infantili e segni di disturbi alimentari: non ogni preferenza alimentare del bambino è un segno di disturbo, ma è importante riconoscere quando i sintomi indicano un problema più serio.
È cruciale che i genitori e la scuola siano informati su questi segnali per poter segnalare tempestivamente al medico eventuali preoccupazioni. Tuttavia, è essenziale evitare diagnosi autonome basate su informazioni non verificate online e rivolgersi al pediatra di fiducia per una valutazione professionale.
Il dialogo aperto e trasparente con i professionisti della salute è fondamentale per individuare soluzioni tempestive e adattare il trattamento alle esigenze specifiche dei pazienti più giovani. Grazie alla maggiore plasticità e reattività dei bambini alla terapia, è possibile intervenire in modo efficace per migliorare il loro benessere.
Non solo anoressia e bulimia
L’attenzione sui disturbi alimentari in Italia si sta spostando verso patologie meno conosciute ma altrettanto gravi, come l’ortoressia, la vigoressia e il disturbo da alimentazione incontrollata (Binge eating disorder). Questo trend emergente è stato evidenziato da Laura Dalla Ragione, psichiatra e direttrice della rete umbra contro i disturbi del comportamento alimentare.
Secondo Dalla Ragione, l’obesità rappresenta un’altra faccia dei disturbi alimentari, spinta dalla pressione sociale per l’idealizzazione della magrezza. Questa pressione ha portato a un aumento dell’uso improprio di farmaci per la perdita di peso e della chirurgia estetica. Inoltre, i social media stanno giocando un ruolo significativo nell’ampia diffusione di informazioni dannose riguardo a metodi pericolosi per perdere peso.
Le conseguenze di questo fenomeno sono gravi. Dalla Ragione ha rilevato un aumento del 30% dei casi di disturbi alimentari durante i periodi di lockdown, con un’incidenza particolarmente alta tra i giovani. Le diagnosi di disturbi dell’alimentazione rappresentano ora la seconda causa di morte tra gli adolescenti in Italia, dopo gli incidenti stradali.
I dati del Ministero della Salute mostrano un aumento esponenziale dei casi di disturbi alimentari in Italia, passati da circa 300.000 negli anni 2000 a oltre 3 milioni oggi. Questo fenomeno è particolarmente preoccupante considerando che le complicanze mediche e il tasso di suicidio associati ai disturbi alimentari sono in aumento.
La situazione è resa ancora più complessa dalla disomogeneità delle risorse disponibili sul territorio. Nonostante ci siano 136 strutture specializzate in disturbi della nutrizione e dell’alimentazione in Italia, la distribuzione non è uniforme e molte regioni non hanno strutture adeguate ad affrontare questo problema in crescita.
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