I nativi digitali italiani non sono tanto digitali
- 17/08/2023
- Giovani
I nativi digitali italiani non sono tanto digitali. Solo il 58,3% dei giovani tra 16 e 19 anni, infatti, nel 2021 possiede competenze adeguate, a fronte del 69,2% dei coetanei europei. In sostanza, sottolinea un’indagine Openpolis – Con i Bambini su dati Eurostat , la diffusione delle abilità informatiche tra gli adolescenti italiani è più bassa rispetto ai coetanei della maggior parte dei paesi Ue e spesso non arriva a un livello ‘base’. Si tratta di una tendenza di più lungo periodo che mal si accompagna con l’epoca in cui viviamo, sempre più digitalizzata.
Va ancora peggio se si allarga la platea agli italiani 16-74 anni. Se il 53,9% degli europei ha competenze almeno di base e – solo – il 26,4% ne possiede di superiori, l’Italia riesce a registrare rispettivamente il 45,6% e il 22,5%.
Le competenze digitali
Per valutare le skills digitali degli europei, Eurostat ha sviluppato un indicatore in base a vari aspetti:
• livello di alfabetizzazione informatica
• capacità di raccogliere informazioni su beni, servizi o sulla salute
• capacità di comunicazione e collaborazione in modalità digitale
• creazione di contenuti digitali
• abilità in termini di sicurezza e nella risoluzione di problemi in ambiente digitale.
Nel 2021 questa metodologia è stata modificata per adeguarsi al nuovo quadro di riferimento per le competenze digitali (Digital Competence Framework 2.0) ed è iniziata una nuova serie temporale che, sebbene non confrontabile con quelle precedenti, conferma il trend italiano. Ovvero quello di essere uno degli ultimi Paesi europei per questo tipo di competenze.
Aree centrali e periferiche indietro ma a velocità diverse
In 26 paesi Ue su 27 le persone con maggiori competenze digitali vivono soprattutto in città: il 32,7%. Nelle aree periferiche tale percentuale scende al 19,9%. In Italia arriva al 18%, e anche il dato relativo alle città è discretamente inferiore alla media europea (26,7%).
Si tratta di un gap di conoscenza dai molti aspetti – territoriali, sociali, di genere – che ha importanti conseguenze sul futuro delle persone e sullo sviluppo dei Paesi. In un’epoca sempre più tecnologica infatti, non avere competenze adeguare significa rimanere indietro, con un inevitabile impoverimento e con difficoltà crescenti anche nella vita quotidiana e privata.
E’ perciò necessario investire nell’acquisizione di abilità digitali di base, una vera e propria alfabetizzazione di massa: la scuola e la comunità educante in tal senso possono svolgere un ruolo fondamentale.
La dotazione informatica delle scuole
Ma proprio la scuola è parte del problema. Nonostante l’importanza di un insegnamento digitale tra i banchi, fin da bambini, la scuola in Italia ha sempre mostrato una scarsa ‘attitudine’ informatica. Né le cose sembrano migliorate negli ultimi anni. In Italia ci sono più di 40mila edifici scolastici e, in base a quanto comunicato dagli enti proprietari per l’anno 2021/22, solo 1 istituto su 3 dispone di aule ad hoc (32,4%), addirittura 1 su 4 nelle aree periferiche (26,3%) e ultraperiferiche (25,1%).
In generale, in più di un caso su 4 (26,2%) le aule non sono presenti, mentre nel 41,4% degli edifici l’informazione non è stata dichiarata. Ma nei comuni periferici l’informazione non è stata data nel 50% dei casi, il 55% in quelli ultraperiferici. Per tali aree risulta dunque difficile stabilire se si tratti di un’omissione o di un’assenza effettiva.
Si segnalano grosse differenze geografiche, che ricalcano la solita frattura Nord-Centro Sud, intersecata da una spaccatura tra aree centrali-aree periferiche.
In Piemonte e Liguria risulta presente un’aula informatica in quasi una scuola su 2 (rispettivamente 49,9% e 49,3%). Superano il 40% Valle d’Aosta, Marche e Toscana, mentre non fanno benissimo Abruzzo (23,3%), Calabria (18,1%), Campania (17,8%) e Lazio (16,8). Addirittura 14 province dichiarano la presenza di un’aula in meno di un edificio su 5: Teramo (19,8%), Rieti (18,1%), Siracusa (17,9%), L’Aquila (17,7%), Catania (15,6%), Crotone (15,5%), Catanzaro (15,1%), Matera (14,5%), Roma (13,7%), Napoli (13,6%), Cosenza (13%), Latina (12,3%), Salerno (11,9%) e Benevento (10,4%).
Guardando ai capoluoghi, alcuni si aggirano sul 90% di edifici scolastici dotati di aule di informatica. Su tutti, Pavia registra il 91,7%, seguita da Modena (87,8%). Al di sopra del 70%, i comuni di Alessandria, Torino, Savona, Viterbo, Ancona, Pesaro e Imperia.
Ma in 10 capoluoghi, la presenze di aule apposite è dichiarata per meno del 10% degli edifici scolastici statali. Si tratta di Roma, Catania, Carbonia, Forlì, Benevento, Catanzaro, Matera, Latina, Cosenza e Salerno.
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