Quale futuro per i giovani in Italia? Cosa dicono i dati
- 10/04/2024
- Giovani
L’Italia si trova di fronte a una sfida demografica senza precedenti, evidenziata da un calo significativo nella sua popolazione giovanile. Negli ultimi due decenni, abbiamo assistito a una riduzione di quasi 3,5 milioni di giovani under 35, con un tasso di decremento di circa il 21%. Questo declino ha colpito soprattutto il segmento femminile, con una diminuzione di quasi il 23% contro il quasi 20% maschile. A livello europeo, l’Italia si trova in una posizione allarmante, essendo ultima per la presenza di giovani, ben al di sotto della media dell’Unione Europea.
Questi dati emergono dal recente rapporto ‘Giovani 2024: Bilancio di una generazione’, presentato dal Consiglio nazionale dei giovani e dall’Agenzia italiana per la gioventù, con il supporto scientifico di Eures. Lo studio offre uno sguardo dettagliato sulle sfide e sulle opportunità che i giovani italiani affrontano oggi, indicando vie d’uscita basate sull’innovazione, l’inclusione e la sostenibilità per le politiche future.
Fuga di cervelli
Nel 2021, quasi 18 mila giovani laureati hanno deciso di lasciare il paese, segnando un drammatico aumento del 281% rispetto al 2011. Questo esodo si accompagna a una crescente instabilità nel mercato del lavoro, con il 41% degli under 35 impiegati in condizioni precarie. La precarietà lavorativa crea un clima di incertezza e discontinuità che colpisce soprattutto i più giovani.
Le disparità territoriali aggravano ulteriormente la situazione. Nel Sud Italia, la disoccupazione giovanile è tre volte superiore rispetto al Nord, e il salario medio annuo dei giovani lavoratori è notevolmente più basso. Questa disparità economica e occupazionale crea un divario sempre più ampio tra le regioni, minando la coesione sociale e economica del paese.
La sfida delle basse retribuzioni
Nel corso del 2022, la retribuzione lorda media annua dei giovani dipendenti nel settore privato (età compresa tra i 15 e i 34 anni) si è attestata a 15.616 euro, ben al di sotto dei 22.839 euro complessivamente rilevati nel settore. Questa disparità retributiva diventa ancora più evidente quando si considerano i diversi tipi di contratto: i giovani con contratti stabili guadagnano in media 20.431 euro, mentre quelli con contratti a termine e stagionali si fermano rispettivamente a 9.038 euro e 6.433 euro.
A confronto, nel settore pubblico, i giovani lavoratori (15-34 anni) hanno raggiunto una retribuzione lorda media annua di 23.253 euro nel 2022, rappresentando una volta e mezza quella del settore privato. Tuttavia, nonostante un aumento nominale delle retribuzioni dal 2018, sia nel settore privato sia in quello pubblico, l’inflazione ha eroso il potere d’acquisto, registrando una variazione negativa delle retribuzioni reali pari al -1,7% nel privato e al -7,5% nel pubblico.
Questi dati mettono in luce una problematica significativa: le basse retribuzioni nel settore privato rappresentano una sfida per i giovani lavoratori italiani. Nonostante gli sforzi per aumentare i salari, l’inflazione continua a minare il potere d’acquisto, rendendo difficile per i giovani far fronte alle spese quotidiane e pianificare un futuro finanziario sicuro.
Le sfide politiche e sociali della diminuzione demografica giovanile
La diminuzione della popolazione giovanile in Italia ha avuto conseguenze significative sia sul piano politico che sociale. In soli vent’anni, l’elettorato giovane si è drasticamente ridotto, passando dal 30,4% nel 2002 al minimo storico del 21,9% nel 2022. Ma ciò che preoccupa ancor di più è il calo della rappresentanza politica giovanile. Il taglio dei parlamentari ha colpito quasi esclusivamente gli under 35, con un drastico calo dei giovani eletti. Tra il 2018 e il 2022, il numero di giovani rappresentanti è diminuito dell’80%, passando da 133 a soli 27, determinando un’influenza sempre minore dei più giovani nei processi decisionali.
L’indagine condotta tra i giovani italiani rivela un forte senso di alienazione dalle istituzioni, percepite come inefficaci nel rispondere alle loro esigenze. Solo il 12% esprime un giudizio positivo sulla sensibilità delle istituzioni verso le problematiche giovanili, mentre l’85% del campione ritiene che il livello di attenzione politica nei confronti dei giovani sia inadeguato. Tuttavia, la percezione cambia quando si guarda all’Unione Europea, che riceve una piena sufficienza nell’indice di fiducia da parte dei giovani italiani.
Sfide e speranze nel percorso formativo dei giovani
Il percorso formativo è un aspetto cruciale per i giovani italiani, e la maggior parte di loro valuta positivamente le opportunità che offre, con un apprezzamento particolare per i programmi europei come l’Erasmus+. Tuttavia, nonostante questa soddisfazione, la realizzazione personale e professionale continua ad essere ostacolata da barriere significative.
Tra le sfide più pressanti ci sono l’instabilità occupazionale e l’accesso limitato all’abitazione, che rendono difficile per i giovani una piena transizione verso l’indipendenza e la vita adulta. Le preoccupazioni legate all’ingresso nel mondo del lavoro dominano il panorama giovanile, con la paura diffusa di precarietà e sotto-retribuzione. Questi timori si sommano ai persistenti rischi di ricatti, molestie o vessazioni sul posto di lavoro, segnalati dal 17,5% dei giovani.
Aspirazioni e sfide dei giovani italiani
Cosa serve agli under 35 per entrare nel mondo adulto? Questa domanda rimane al centro delle preoccupazioni giovanili in Italia. Affrancarsi dai genitori è un obiettivo primario, e per farlo, la condizione essenziale è ottenere un lavoro stabile. Allo stesso modo, per realizzare il sogno di creare una famiglia, quasi il 70% dei giovani indica la necessità di avere una situazione economica adeguata. Riguardo alla genitorialità, più del 60% degli intervistati esprime il desiderio di avere figli, sottolineando l’importanza del fenomeno della denatalità.
Tuttavia, nel rapporto tra generazioni, emerge una discrepanza significativa: tre intervistati su quattro ritengono che gli adulti comprendano poco o per niente le esigenze e il vissuto dei giovani. Questo si traduce in una scarsa comprensione delle paure, delle fragilità e delle aspirazioni dei giovani, con più del 60% dei partecipanti che indica queste problematiche come principali.
Un impegno collettivo per il futuro dei giovani
“La riduzione demografica, l’instabilità lavorativa, le difficoltà reddituali, le disuguaglianze territoriali e di genere, il calo della loro rappresentanza nei contesti istituzionali, delineano uno scenario complesso che richiede un intervento strutturato”, sottolinea Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani. “È necessario un impegno collettivo per promuovere l’istruzione di qualità, l’inserimento lavorativo, l’equità sociale e di genere, e per rafforzare la rappresentanza giovanile a tutti i livelli decisionali”, aggiunge.
“La strada da percorrere è lunga ma dobbiamo lavorare per infondere speranza e fiducia nel futuro: è compito delle istituzioni ascoltare i giovani, capirne le aspettative, i sogni e le paure e cercare risposte strutturali per permettere ai nostri ragazzi di realizzarsi in Italia, se vorranno, scegliendo di andare all’estero solo per scelta e non per necessità”, afferma Federica Celestini Campanari, commissario straordinario dell’Agenzia Italiana per la Gioventù. “Questo è l’impegno dell’Aig, affianco all’opera quotidiana del ministro Abodi e del Governo Meloni nel rimuovere le cause del disagio giovanile e gli ostacoli alla piena realizzazione dei nostri giovani”, conclude.
In queste dichiarazioni emerge una chiara chiamata all’azione: è indispensabile un impegno collettivo per affrontare le sfide che i giovani italiani devono affrontare.
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