GionnyScandal: “Se vivete un momento buio, non affidatevi all’Ai o allo smartphone, apritevi con gli esperti”
- 22/04/2025
- Giovani
“Alcuni fan mi hanno scritto ringraziandomi profondamente: la mia musica aveva salvato la loro vita”. Difficile chiedere di più quando sei un artista, soprattutto se tu stesso hai iniziato a fare musica per uscire dal buio e cercare la luce.
Eppure, il rapper GionnyScandal spiega che un riconoscimento così importante lo ha fatto sentire in preda alla “sindrome dell’impostore”, come se il merito non fosse suo. Ancora una volta, i messaggi dei suoi fan sono lì a ricordagli che la sua musica non ha salvato solo lui stesso, ma tanti giovani che, come Gionata Ruggieri (questo il nome dell’artista all’anagrafe) si sentono smarriti soprattutto emotivamente.
Venerdì 18 aprile GionnyScandal è tornato sulla scena con il nuovo singolo “CTRL Z”. Su Demografica, l’artista ha ripercorso il senso del suo percorso, invitando i giovani a chiedere aiuto soprattutto nei momenti più bui. Molti lo fanno ascoltando la sua musica, ma come è uscito Gionata dai momenti difficili della sua vita?
La musica che diventa salvezza
In che modo la musica ti ha aiutato a uscire dai periodi bui?
“In realtà la musica, soprattutto da ‘Black Mood’ in poi, l’ho sempre usata come una specie di autoterapia. Sono contento che la gente mi dica che riesco a salvare loro con la mia musica, ma in primis sono felice di riuscire a trovare anche me stesso attraverso di essa. È come una sorta di diario personale dove nessuno può giudicare quello che scrivi. Mi approccio alla scrittura proprio così, senza pensare a cosa succede se scrivo questo o quello, o a cosa diranno gli altri”, racconta Gionata a pochi giorni dalle parole del frontman dei Coldplay, Chris Martin, che ha squarciato il velo di Maya sulla depressione e ne ha parlato apertamente, dando anche consigli pratici ai suoi fan.
Anche GionnyScandal è molto sensibile al tema della salute mentale e non esita a condividere la sua esperienza personale per incoraggiare i giovani a cercare supporto.
Arrivato a questo livello di maturità, cosa consigli ai tuoi coetanei che si sentono in difficoltà, che vivono momenti di ansia o depressione?
“Il mio consiglio è di non fare il mio errore, quello di avere paura di chiedere aiuto. Non bisogna avere paura di rivolgersi sia ai propri cari sia a persone qualificate come potrebbero essere uno psichiatra o uno psicologo. E di farlo il prima possibile, senza pensare che tutto si risolva in modo autonomo. Questo l’ho sempre detto e ci tengo a ripeterlo anche questa volta”. Un consiglio cruciale in un Paese dove, nonostante l’ansia generazionale sempre più diffusa, un giovane su tre si vergogna di chiedere aiuto. Anche Michele Danese, volto ufficiale della Serie A e di Dazn, ha confermato ai nostri microfoni come i giovani raramente si aprano con i propri familiari e docenti, e, se sono fortunati, trovano nel calcio una seconda famiglia dove riescono a raccontare le proprie debolezze.
Pensi che la generazione Z sia subissata dalla cultura del risultato?
“Sicuramente. Io non sono un anziano, ma non sono neanche uno della nuova generazione, sono una via di mezzo. La nuova generazione secondo me è molto più propensa, anche per via dei social, a chiudersi in sé stessa e a pensare che con il telefono in mano si risolva tutto”. Una tendenza che rischia di ampliarsi pericolosamente con il boom dell’Intelligenza artificiale, “ecco perché – insiste GionnyScandal – torno al consiglio di rivolgersi a un esperto e non a ChatGPT per questo tipo di problemi”.
Nuove generazioni, nuovi gusti
Credi che ci sia anche un gap generazionale nel comprendere la musica trap o rap?
“Assolutamente, ma non è una novità degli ultimi anni. Con il tempo ho realizzato che è sempre stata così la questione dei più grandi. Quando io ascoltavo i Blink 182, dicevo che brutta la musica degli anni ‘80. Adesso nel 2025, la maggior parte delle persone adulte che sentono un pezzo con l’autotune o con tematiche diverse da quelle a cui sono abituati, automaticamente lo etichettano come ‘brutta musica’. Posso capire il gusto personale, anche io ho generi che non mi piacciono, ma sarà sempre così. Nel 2040 i ragazzini diranno ‘che schifo’ alla musica che ascoltiamo oggi. È proprio una questione di generazione e cultura del periodo”, spiega il rapper.
Cosa pensi del dibattito secondo cui la Trap renderebbe più aggressivi i giovani?
“Il compito di un artista non è quello di educare chi ascolta, quello è un compito che spetta alle famiglie. Per lo stesso motivo, un ragazzo non dovrebbe guardare un film splatter horror, o le ragazze non dovrebbero alcuni programmi che comunicano una certa idea stereotipata di donna.
La musica trap semplicemente dipinge, mette per iscritto una realtà che già esiste”, spiega GionnyScandal che aggiunge: “Quello che i trapper scrivono è un dipinto della loro realtà, e quindi è una forma d’arte. Stanno raccontando quello che succede nella loro vita, come io racconto della mia esperienza con la depressione. Questi ragazzi scrivono nel loro diario personale le loro vicende e nessuno può dire che hanno sbagliato, perché quello è il loro diario”.
Qual è l’album a cui sei più affezionato?
“L’album a cui sono più affezionato è ‘Black Mood’ in realtà. Certo, non posso non menzionare il primo, ‘Reset’, perché è stato l’album da cui è partito tutto nel 2016. Ma quello a cui sono più legato è ‘Black Mood’, perché mi ha letteralmente cambiato la carriera. Il mio logo, la stella con la luna, inizialmente era solo il simbolo di quell’album, poi la gente ha iniziato a tatuarselo e molti mi hanno detto che quell’album ha salvato loro la vita. Lì ho iniziato a sentire la sindrome dell’impostore”.
“Ctrl Z”, il nuovo singolo e l’opportunità per i giovani
Venerdì 18 aprile è uscito il nuovo singolo di GionnyScandal, “CTRL Z”. Un titolo eloquente che rimanda alla possibilità (e al sogno) di annullare gli errori fatti, come davanti a una tastiera clemente che ti chiede solo di spingere lo giusto shortcut.
Come è nato il singolo “CTRL Z”?
“Nel brano perché parlo della mia relazione più importante, durata sette anni. Ci sono stati alti e bassi, ma ho fatto cose sbagliate che ora non rifarei. A un certo punto ho capito che ragazza a cui questa canzone è dedicata non meritava il frutto dei miei errori.
Così, durante una notte di rimpianti e rimorsi, ho pensato che sarebbe fantastico avere un tasto ‘Ctrl Z’ anche nella vita, per tornare indietro e non rifare lo stesso errore. Ho usato questa metafora per dire delle cose a lei. Sicuramente capirà che ho scritto questo singolo per lei, per farle capire che se potessi tornare indietro, non rifarei più gli stessi errori”.
Qual è dal tuo punto di vista il più grande “Ctrl Z” che si meritano i giovani in Italia?
“È una cosa soggettiva, penso che ognuno di noi abbia qualcosa che vorrebbe cancellare e rifare. Nel pezzo mi riferisco a una relazione passata, ma non vorrei parlare per gli altri, perché ognuno ha opinioni diverse ed errori diversi che avrebbe voluto cancellare”.
Credi che le generazioni precedenti avrebbero potuto fare meglio?
“Non voglio entrare nella politica perché non sono la persona adatta, ma a livello sanitario lo Stato italiano non tra i migliori in materia di salute mentale. Per esempio, a Londra c’è una clinica che si occupa solamente della salute mentale degli artisti. In Italia questo aspetto viene sempre sottovalutato, sia per quanto riguarda il mio lavoro, sia per chi fa un lavoro normalissimo. Ecco, sarebbe bello se chi si occupa di salute mentale in Italia facesse ‘Ctrl Z’”.
Chi è GionnyScandal
GionnyScandal, al secolo Gionata Ruggieri, è un rapper classe ’91 nato a Pisticci, in provincia di Matera. La sua storia è segnata da un percorso di vita particolarmente difficile: adottato a due anni, dalla Basilicata è stato portato in Brianza, dove tutt’ora vive. I suoi genitori adottivi sono entrambi deceduti entro i suoi dieci anni. Nell’adolescenza, Gionata è rimasto solo con i nonni adottivi, crescendo in fretta dopo averli persi prematuramente.
Nonostante queste difficoltà, Gionny (come si fa chiamare) non si è mai arreso ed è riuscito ad andare avanti trovando nella musica il più prezioso strumento di terapia. Una storia di grande resilienza che dimostra come dalla sofferenza e dalla depressione si possa uscire, lasciando un messaggio importante anche alle nuove generazioni. La sua vita e la sua musica, che per lui è necessità di espressione, sono protagoniste anche in due libri: “La via di casa mia” e “Nella testa succedono cose brutte – Come ho attraversato il buio, verso la luce”.