Millennials e GenZ alle prese con il dilemma delle ferie
- 05/08/2024
- Giovani
In Italia, agosto è storicamente il mese dedicato alle ferie, un periodo sacrosanto per distaccarsi dalla routine lavorativa e godere di un meritato riposo. Tuttavia, per molti lavoratori, soprattutto tra le generazioni più giovani come Millennials e GenZ, la richiesta di ferie può trasformarsi in un’esperienza carica di ansia e timori. Il fenomeno del “Vacation Shaming” emerge come una problematica rilevante, influenzando la loro capacità di godere appieno del tempo libero. Secondo un’indagine condotta da The Adecco Group, il 58% dei lavoratori ha sperimentato, almeno una volta, il fenomeno del Vacation Shaming, che si manifesta attraverso la pressione sociale e le conseguenze psicologiche legate alla richiesta di ferie.
Vacation Shaming: origini, cause e conseguenze
Il Vacation Shaming è un fenomeno complesso, radicato in dinamiche culturali e lavorative che caratterizzano l’ambiente professionale contemporaneo. Tra le principali cause identificate dall’indagine, emerge prepotentemente il timore di un carico di lavoro eccessivo. Per il 28% degli intervistati, la paura di lasciare un lavoro incompleto o di sovraccaricare i colleghi è sufficiente a scoraggiare la richiesta di ferie. Questo timore è amplificato dalla percezione che il proprio lavoro sia essenziale e che l’assenza possa avere ripercussioni significative sull’operatività dell’ufficio.
Un altro fattore cruciale è rappresentato dalla paura del giudizio dei superiori. Il 17% dei lavoratori sente un forte freno nel richiedere giorni di ferie per evitare di essere considerato meno impegnato o meno dedito al proprio lavoro. Questa pressione è spesso alimentata da una cultura aziendale che premia la presenza costante e la dedizione a oltranza, trascurando l’importanza del recupero e del benessere psicofisico. Infine, il 13% degli intervistati ha dichiarato di provare senso di colpa nei confronti dei colleghi, sentendo di influire negativamente sul carico di lavoro degli altri. Questo senso di responsabilità, sebbene motivato da buone intenzioni, contribuisce ulteriormente a ostacolare la richiesta di ferie.
Monica Magri, HR Director di The Adecco Group Italia, osserva che “il timore e i sensi di colpa nell’ambiente lavorativo sono, purtroppo, sentimenti diffusi tra le nuove generazioni. Creare un ambiente di lavoro aperto al dialogo e promuovere modelli di business sostenibili deve essere un’indiscussa priorità per il mondo del lavoro di oggi e di domani”.
L’impatto del burnout e la necessità di una gestione equilibrata
Il fenomeno del Vacation Shaming è strettamente legato al rischio di burnout, una condizione di esaurimento psicofisico che colpisce un numero crescente di lavoratori. I dati del Global Workforce of the Future 2023 rivelano che oltre un terzo dei lavoratori italiani ha vissuto esperienze di stress estremo legate al lavoro. Le cause principali di questo stress includono un carico di lavoro eccessivo e responsabilità non adeguate al proprio ruolo, che si sommano a una pressione costante e a una gestione spesso poco realistica delle aspettative lavorative.
La gestione equilibrata del lavoro è quindi cruciale per prevenire il burnout e migliorare la qualità della vita lavorativa. Tra le misure più indicate dai lavoratori italiani per tutelare il loro benessere, il rispetto dei periodi di ferie emerge come un aspetto fondamentale, menzionato dal 18% degli intervistati. Tuttavia, non basta garantire ferie: è essenziale anche riconoscere e celebrare gli obiettivi personali e di team, come evidenziato dal 34% dei rispondenti. Questo riconoscimento non solo contribuisce al morale e alla motivazione, ma aiuta anche a creare un ambiente di lavoro più positivo e gratificante. Inoltre, una gestione realistica delle aspettative e un senso di appartenenza sono fattori chiave per mantenere un equilibrio sano tra vita lavorativa e personale.
Il ruolo dei leader e delle istituzioni nella promozione del benessere lavorativo
La responsabilità di promuovere una cultura lavorativa sana e sostenibile ricade in larga misura sui leader aziendali. I manager sono considerati il principale responsabile della tutela del benessere dei dipendenti dal 48% dei lavoratori intervistati. Questo implica non solo la gestione equa delle risorse e delle aspettative, ma anche la creazione di un ambiente in cui il tempo di riposo e il recupero siano considerati essenziali. I leader devono quindi adottare pratiche che non solo rispettino i diritti dei dipendenti, ma che li incoraggino anche a prendersi il tempo necessario per recuperare.
Solo il 27% dei rispondenti ritiene che ognuno debba prendersi responsabilità per sé stesso, mentre il 14% pensa che il Governo debba intervenire per garantire diritti e protezioni adeguate. Questo riflette una certa fiducia nelle istituzioni per promuovere politiche che favoriscano un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata. Tuttavia, il 9% dei lavoratori ritiene che i sindacati abbiano un ruolo importante nella difesa dei diritti dei lavoratori, suggerendo che anche il supporto collettivo può essere un elemento cruciale nella lotta contro il Vacation Shaming.
Il fenomeno del Vacation Shaming rappresenta una sfida significativa per le nuove generazioni di lavoratori, evidenziando la necessità di un cambiamento nella cultura aziendale. Promuovere un ambiente lavorativo che rispetti e valorizzi il tempo di riposo non è solo una questione di diritti dei dipendenti, ma anche di sostenibilità e produttività a lungo termine.
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