Classi separate per studenti stranieri, le parole di Valditara fanno discutere
- 01/03/2024
- Giovani
È polemica sulle parole del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che in un’intervista a Libero ha lanciato la proposta di istituire ‘classi di integrazione’ per gli studenti stranieri che abbiano difficoltà con la lingua italiana. Punto di partenza, per Valditara, quello che l’attuale modello scolastico dia “una apparente inclusione” che nasconde in realtà “un problema di integrazione che riguarda gli immigrati di prima generazione”.
Un problema che, spiega, si riflette sia nelle performance degli alunni – anche di quelli italiani che rischiano di veder rallentato lo svolgimento del programma formativo – sia sulla dispersione scolastica, circa tre volte più alta per i giovani immigrati rispetto ai coetanei italiani (dati Istat). “L’attuale sistema scolastico penalizza gli studenti stranieri”, sottolinea il ministro che aggiunge: “Oggi tanti studenti immigrati non hanno un futuro: dobbiamo restituirglielo”.
La proposta del ministro e le critiche
Ecco, dunque, la proposta: ogni scuola dovrebbe verificare all’atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati per poi decidere tra tre percorsi. Il primo è l’inserimento direttamente nelle classi esistenti, se il tasso di apprendimento della lingua italiana è buono. “Se invece ci sono dei deficit molto rilevanti dovremmo pensare a due soluzioni alternative. Il ragazzo straniero viene inserito come tutti in una determinata classe; tuttavia, le lezioni di italiano ed eventualmente anche quelle di matematica le frequenta in una classe di accompagnamento con docenti specializzati e una didattica potenziata. L’altra ipotesi potrebbe prevedere di seguire al pomeriggio attività obbligatorie di potenziamento linguistico extracurricolare”, afferma Valditara.
L’idea non è piaciuta. Per il Pd si tratta di una proposta ideologica, mentre per il M5S le classi separate creano ghetti. Proteste sono arrivate anche dall’Unione degli Studenti, mentre Elisabetta Piccolotti, deputata Avs in commissione Cultura, ha commentato: “La proposta di Valditara di creare classi separate per bambini di origine straniera non si chiama ‘potenziamento’ come dice il ministro ma si chiama ghettizzazione e va contro ogni principio di integrazione dei ragazzi e delle ragazze di origine straniera”.
“Se Valditara vuole fare qualcosa per i bambini che ancora non parlano bene l’italiano c’è solo l’imbarazzo della scelta: finanzi corsi di lingua pomeridiani in tutte le scuole, istituisca il tempo pieno in tutte le scuole e per tutti, potenzi il personale scolastico, assuma mediatori culturali per i rapporti con le famiglie, promuova progetti di sport e cultura che coinvolgano tutte e tutti”, ha concluso Piccolotti.
Critiche anche dagli esperti. Per il pedagogista Daniele Novara l’idea delle ‘classi di integrazione’ “non ha alcuna validità né scientifica né pedagogica. È risaputo che i bambini non madrelingua imparano rapidamente se immersi in un contesto linguistico italiano. i chiama full immersion mimetica ed è strettamente legata alla compresenza dei compagni. È la stessa cosa che fanno i nostri figli e le nostre figlie quando vanno all’estero in vacanze studio. Funziona anche nella normalità scolastica”.
Valditara: “Mie parole fraintese”
Il ministro è dunque intervenuto a chiarire la propria posizione: “Spiace vedere le mie parole così gravemente e strumentalmente fraintese dall’Unione degli Studenti perché il mio progetto, al contrario di quanto viene sostenuto, va esattamente nella direzione di una piena integrazione che salvaguardi tempi e qualità di apprendimento di tutti gli studenti, senza nessuna ghettizzazione”.
“Infatti ho dichiarato che, in caso di ragazzi stranieri con importanti deficit in italiano e matematica, le vie percorribili, anche guardando alle esperienze di altri Paesi europei, possono essere due: – ha spiegato ancora – il temporaneo insegnamento differenziato, in accompagnamento alle lezioni ordinarie, solo della lingua italiana ed eventualmente della matematica, fino a un adeguato allineamento alle competenze già acquisite dal resto della classe; oppure corsi pomeridiani obbligatori di potenziamento”.
“Devo anche sottolineare, come ho già affermato, che queste due ipotesi dovranno passare preventivamente il vaglio di un ampio confronto, con grande attenzione alla salvaguardia dell’autonomia scolastica”, ha concluso Valditara.
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