Alloggi universitari, 60.000 in più e canone calmierato entro giugno 2026: come accedere
- 03/04/2024
- Giovani
Gli alloggi universitari sono un termometro importante della civiltà di un Paese. Consentire a tutti di scegliere il proprio percorso di studi, senza farsi limitare dai canoni troppo alti, è fondamentale non solo per la formazione degli studenti ma anche per sviluppare le competenze utili al sistema economico e produttivo di uno Stato.
Eppure, nelle grandi città italiane gli alloggi universitari sono troppo pochi rispetto alla domanda e molti studenti sono costretti a rinunciare o rimandare la frequenza dell’Università prescelta.
Per affrontare questa emergenza, il governo interviene agevolando la costruzione di nuovi posti letto per gli universitari tramite il nuovo portale di Cassa depositi e prestiti (Cdp), lo strumento con il quale si può accedere ai servizi che Cdp gestisce per conto dei ministeri.
L’obiettivo è ambizioso: realizzare 60.000 alloggi entro il 30 giugno 2026, in linea con le prospettive del Pnrr.
La strada scelta è quella del beneficio economico ai gestori che vorranno costruire nuovi posti letto per gli universitari, con un beneficio pari a circa 20.000 euro per ciascun posto letto.
L’intervento del ministero è volto non solo ad aumentare i posti letto a disposizione degli studenti, garantendo quindi il diritto a una formazione libera, ma anche a calmierare i canoni di affitto. In questo modo, si aiutano sia gli studenti che le loro famiglie, spesso costrette a grandi rinunce a causa del caro-affitti.
La migrazione interna dal Sud al Nord e dalle Aree interne ai Centri ha amplificato il divario tra domanda e offerta di alloggi universitari.
Come funziona il Fondo riforma housing universitario
Per fronteggiare questa situazione, nel quadro del Pnrr è stato finanziato il Fondo riforma housing universitario, con risorse pari a 1,2 miliardi di euro.
A fine febbraio, annunciando il pacchetto dedicato all’housing approvato in Consiglio dei ministri, Anna Bernini, titolare del dicastero dell’Università e ricerca che gestisce il Fondo, si era detta entusiasta: “Finalmente il nostro Paese si dota di una politica sulle residenze universitarie, dopo anni di lentezze e ritardi”.
Il commissario straordinario
In quella occasione, la ministra annunciava anche la figura del Commissario straordinario per gli alloggi universitari, un soggetto “altamente qualificato” a sostegno del Mur per accelerare la realizzazione dei posti letto. La parola d’ordine è semplificazione: tra i suoi compiti, il Commissario straordinario dovrà dare attuazione alla realizzazione di nuovi posti letto attraverso procedure semplificate.
Il Commissario sarà nominato su proposta del Ministro dell’Università e della Ricerca e opererà all’interno dello stesso dicastero, in collaborazione con la Direzione Generale Pnrr e la Struttura di Missione Pnrr di Palazzo Chigi.
Chi può accedere ai fondi per gli alloggi universitari
Il bando pubblicato dal Mur è aperto ai gestori, sia pubblici che privati, di alloggi o residenze. L’obiettivo del portale gestito dal Cdp è raccogliere le candidature degli operatori per poi selezionare quelle più idonee a realizzare alloggi universitari. Anche in questa fase le parole d’ordine sono semplificazione e rapidità: “le candidature per la realizzazione dei nuovi posti letto – comunica il Mur – verranno valutate singolarmente seguendo l’ordine cronologico di presentazione delle istanze, secondo la modalità ‘a sportello’, cioè non attendendo la presentazione di tutte le domande ma favorendo una rapida valutazione e l’avvio delle attività di quei progetti già immediatamente cantierabili o in corso di esecuzione. Lo sportello si chiuderà ad esaurimento delle risorse stanziate”.
Nel non detto, il rischio che non vengano utilizzate tutte le risorse (1,2 miliardi di euro) qualora le domande presentate non siano abbastanza.
Una volta che il singolo intervento viene approvato tramite il decreto di concessione, il gestore dovrà completare e mettere a disposizione i posti letto entro 12 mesi, pena il decadimento del beneficio concesso.
I requisiti per accedere
Per fare domanda al fondo per gli alloggi universitari, gli immobili dovranno:
- avere almeno 20 posti letto ciascuno;
- trovarsi nelle immediate prossimità delle sedi universitarie o comunque in zone ben collegate tramite il trasporto pubblico;
- almeno il 30% dei posti letto dovrà essere destinato agli studenti meritevoli e provenienti da famiglie a basso reddito.
Il contributo economico verrà erogato in un’unica soluzione e sarà pari a circa 20mila euro a posto letto.
Quali studenti potranno accedere ad affitti calmierati
Potranno accedere a queste soluzioni, gli studenti individuati tramite le graduatorie regionali, che dovranno corrispondere alla struttura dei canoni calmierati, in linea con i bandi degli Enti per il diritto allo studio. La restante parte dei posti letto sarà destinata a tutti gli altri studenti, sempre seguendo criteri di merito. Si tratta di posti letto ai quali verrà applicata una tariffa inferiore almeno del 15% rispetto ai valori medi di mercato. Per garantire una solidità alla misura, i gestori dovranno rispettare questi “vincoli di canone” per almeno 12 anni.
La misura prevede un ulteriore strumento per andare incontro alle esigenze degli studenti e delle loro famiglie. Infatti, attraverso la nuova piattaforma informatica predisposta da Cassa Depositi e Prestiti SpA, i gestori potranno presentare domanda di finanziamento e calcolare in anticipo la tariffa di mercato dell’immobile. In questo modo potranno stabilire da subito l’importo del canone di locazione che potranno richiedere agli studenti.
Le proteste e le previsioni della Costituzione
Nelle grandi città l’emergenza abitativa avanza molto più velocemente dei cantieri. Una situazione ai limiti della sopportazione psicologica ed economica per i giovani che tra maggio e ottobre scorsi hanno protestato a più riprese contro il caro affitti accampandosi fuori dalle università.
La rivendicazione degli studenti si ripeteva uguale e decisa lungo tutta la penisola: il caro-affitti è incostituzionale. Più precisamente: con canoni fino a 600-700 euro per un posto letto, per molti studenti diventa impossibile proseguire gli studi o farlo nell’ateneo prescelto in base al proprio percorso. Questa situazione minaccia, quindi, due diritti sanciti dalla Costituzione: il diritto allo studio e l’uguaglianza sostanziale dal momento che, impedendo ai più poveri di studiare nelle grandi città dove, di solito, ci sono gli atenei e i politecnici più prestigiosi.
Proprio nella Costituzione si fondano la bontà delle rivendicazioni studentesche e l’urgenza di intervenire sulla materia: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, dispone l’articolo 34.
Il riferimento alla carenza di risorse (“anche se privi di mezzo”) fa eco a un principio fondante della Carta: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, dispone infatti il secondo comma dell’articolo 3 dove si sancisce l’uguaglianza sostanziale dei cittadini.
Intanto, secondo gli ultimi dati Cresme, in appena due anni i prezzi degli affitti in Italia sono aumentati del 6,1% (a Milano i canoni più alti). Un dato che sollecita ancora di più quel “compito della Repubblica” sancito dalla Costituzione. La denuncia della ministra Bernini sul ritardo dell’Italia appare, dati alla mano, motivata.
Milano contro il caro affitti
Gli studenti sono la categoria più colpita dal caro-affitti ma non l’unica. Il tema ha anche delle implicazioni demografiche, dato che per molte giovani coppie costrette a trasferirsi nelle grandi città per lavorare, mantenere un figlio diventa impossibile anche a causa degli affitti troppo alti. Il Comune di Milano, dove un bilocale di 70 mq può costare anche 1.500 euro al mese, ha cercato di tamponare questa situazione già l’anno scorso.
Nel 2023, infatti, l’assessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, ha dato il via a un bando per il sostegno all’affitto rivolto a coloro che hanno avuto un figlio o lo hanno adottato nel corso dell’anno.
L’aiuto, finanziato con un totale di 3,3 milioni di euro, ha una durata di tre anni e ammonta a un totale di 9.000 euro per nucleo familiare, corrispondenti a 3.000 euro all’anno, ovvero 250 euro al mese. Il contributo sarà erogato direttamente ai proprietari degli alloggi. Con 3,3 milioni di euro di fondi stanziati, sono circa 360 le famiglie che godono del beneficio.
Che si tratti di studenti o di famiglie, l’affitto (o la rate del mutuo) è sempre la principale voce di spesa per le famiglie. L’intervento del Miur incontra quindi un’esigenza molto avvertita tra varie fasce della popolazione italiana che incassa stipendi immobili e continua a perdere potere d’acquisto. In questo scenario, intervenire per calmierare i canoni significa salvaguardare il futuro del Paese.
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