Il Tar chiude la “Stanza dell’ascolto” al Sant’Anna di Torino: “Era illegittima”
- 3 Luglio 2025
- Fertilità
La “Stanza dell’ascolto” dell’Ospedale Sant’Anna di Torino deve chiudere. La causa? La convenzione, voluta dalla Regione Piemonte, siglata tra la Città della Salute di Torino e il Movimento per la Vita, l’associazione antiabortista di ispirazione cattolica e conservatrice, è illegittima.
A stabilirlo è stato il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte, attraverso la sentenza pronunciata a seguito del ricorso presentato da Cgil Torino e Piemonte insieme all’Associazione “Se non ora quando? Torino”. Ma cos’è la Stanza dell’ascolto e perché è stata necessaria una sentenza del Tar? Andiamo con ordine.
La Stanza dell’ascolto al Sant’Anna di Torino
Settembre 2024. La Regione Piemonte, con Città della Salute di Torino e l’associazione antiabortista Movimento per la Vita ottengono l’apertura dei battenti di una Stanza dedicata all’ascolto preventivo delle donne che intendono interrompere volontariamente la propria gravidanza (ivg).
Si tratta di uno sportello accessibile su appuntamento, “liberamente” e “volontariamente” fruibile da chi avesse voluto ricorrere all’ivg, ma sentiva la necessità di parlarne prima con qualcuno – secondo quanto confermato all’epoca dall’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone (Fratelli d’Italia).
La Stanza dell’ascolto e la sua gestione ricevevano supporto economico dal ‘Fondo vita nascente’, istituito con una delibera dalla Regione Piemonte e finanziato, quindi, con soldi pubblici. Claudio Larocca, presidente regionale del Movimento per la Vita, aveva dichiarato che il Fondo aveva lo scopo di acquistare materiali per la prima infanzia (latte in polvere o pannolini) da dare a chi decideva di abortire per motivi economici, in modo da motivare la neomamma a cambiare idea. Tuttavia, il finanziamento ha generato confusione sul criterio con cui avrebbero dovuto essere erogati i servizi promossi e anche sul loro effettivo utilizzo.
Il ricorso e la sentenza al Tar
Cgil Torino e Piemonte insieme all’Associazione “Se non ora quando? Torino” hanno accolto le istanze cittadine e le polemiche generate dall’apertura della suddetta Stanza. Il ricorso al Tar ha confermato l’illegittimità della convenzione. “Esprimiamo soddisfazione per la decisione presa dai giudici amministrativi, che hanno ritenuto valide le ragioni che ci hanno portato ad opporci al progetto antiabortista della Regione Piemonte”, scrivono i ricorrenti in una nota.
“Questa sentenza difende il diritto delle donne di decidere in libertà del proprio corpo, come sancito dalla legge 194 che regolamenta dal 1978 l’interruzione volontaria della gravidanza. Ringraziamo, per il lavoro svolto con dedizione e professionalità, gli avvocati Piero Nobile, Sofia Mercaldo, Vittorio Angiolini, Stefano Invernizzi, Corrado Guarnieri, Francesca Romana Guarnieri”, hanno dichiarato Elena Ferro, segretaria della Cgil Torino, Anna Poggio, segretaria della Cgil Piemonte e Laura Onofri, presidente dell’associazione “Se non ora quando? Torino”.
Pro-vita: “Speriamo nel ricorso della Regione”
Ad esprimere la propria contrarietà in merito alla sentenza del Tar sono i membri dell’associazione nazionale Pro-vita: “Sconcerta pensare che un sindacato, che dovrebbe lottare per difendere i diritti dei cittadini, e un comitato di femministe, che dovrebbe difendere i diritti delle donne, si siano uniti in una battaglia ideologica per far chiudere un semplice sportello di ascolto a cui potevano liberamente rivolgersi donne che si sentivano costrette ad abortire loro figlio per l’assenza di aiuti morali o materiali. Si fa un gran parlare ipocrita di crisi demografica e tutela della maternità, ma all’atto pratico non si fa niente per garantire il diritto di una donna a non abortire e si combatte qualsiasi iniziativa per favorire la vita” Così, in una nota Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita & Famiglia.
“Ha ragione l’Arcivescovo di Torino Repole quando ha detto pochi giorni fa che col dilagare della mentalità pro-morte ‘ci stiamo suicidando’. Auspichiamo che la Regione Piemonte faccia ricorso e intensifichi le già molte iniziative per la vita sin qui adottate, come il Fondo Vita Nascente promosso dall’assessore Maurizio Marrone”, conclude la portavoce di Pro Vita & Famiglia, Ruiu.
Marrone: “La Stanza dell’Ascolto continuerà”
“Il Tar respinge i motivi di ricorso che affermavano una presunta violazione della legge 194, affermando la piena legittimità del servizio di volontariato promosso nella Stanza dell’ascolto – scrive in una nota, l’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone -. Si limita a contestare all’azienda ospedaliera di non aver scritto nella convenzione la verifica in concreto dei requisiti di professionalità, esperienza e formazione in capo ai volontari e alle volontarie. Ma siccome la delibera impugnata era già in scadenza e l’associazione ha tutte le figure professionali, esperte e formate richieste dal Tar, immagino che la riscrittura della nuova convenzione potrà contenere senza problemi le indicazioni del Tar offrendo così continuità ad un’azione di aiuto alle donne in difficoltà proprio lì dove serve”.