Una nuova speranza per le donne con insufficienza ovarica precoce
- 09/07/2024
- Fertilità
Un pulsante di reset per l’orologio biologico femminile? Un sogno per le donne che si trovano a lottare con l’insufficienza ovarica precoce prima dei 40 anni, che ora possono guardare al futuro con rinnovata speranza grazie a innovazioni scientifiche promettenti. Durante il 40° Congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (ESHRE), uno dei principali gruppi internazionali specializzati in medicina della riproduzione, IVI, ha presentato uno studio che potrebbe rivoluzionare il trattamento della POI.
Cos’è l’insufficienza ovarica precoce
L’insufficienza ovarica precoce (POI) è una condizione medica in cui le ovaie smettono di funzionare correttamente prima dei 40 anni. Normalmente, le ovaie rilasciano ovuli e producono ormoni come estrogeni e progesterone. Nelle donne con POI, queste funzioni si interrompono prematuramente, causando una riduzione della produzione di estrogeni e la cessazione del rilascio regolare degli ovuli, compromettendo così la fertilità.
Le cause di POI possono essere varie, inclusi fattori genetici, malattie autoimmuni, infezioni virali o trattamenti medici come la chemioterapia e la radioterapia. Tuttavia, in molti casi la causa rimane sconosciuta, definendosi idiopatica. I sintomi principali sono simili a quelli della menopausa e includono cicli mestruali irregolari o assenti, vampate di calore, sudorazioni notturne, secchezza vaginale e cambiamenti dell’umore.
La diagnosi di POI viene confermata attraverso esami del sangue che misurano i livelli di ormoni come l’FSH (ormone follicolo-stimolante) e l’estradiolo.
Un balzo avanti con la tecnica ASCOT
La tecnica ASCOT (Autologous Stem Cell Ovarian Transplantation) rappresenta una svolta per molte donne affette da POI. Si tratta essenzialmente di un’iniezione di plasma arricchito con fattori di crescita, che consente di ripristinare la funzione ovarica. Questa procedura, simile a quella del prelievo dell’ovocita, è ambulatoriale e, dopo un breve periodo di osservazione, la paziente può tornare a casa. La tecnica si basa sui principi della medicina rigenerativa, che mira a ripristinare l’ambiente biologico, imitando e accelerando i processi di rigenerazione dell’organismo stesso.
La tecnica ASCOT si svolge in quattro fasi:
- mobilizzazione delle cellule staminali dal midollo osseo al sangue periferico;
- arricchimento del plasma con fattori di crescita piastrinici;
- attivazione piastrinica;
- iniezione diretta nelle ovaie.
Questo processo ha dimostrato di poter riportare il proteoma plasmatico delle pazienti con POI a un profilo molto simile a quello delle donne con normale funzione ovarica.
Nelle donne con insufficienza ovarica precoce, sono state trovate fino a 72 proteine alterate, che compromettono seriamente la capacità riproduttiva. La tecnica ASCOT, attraverso il suo avanzato protocollo in quattro fasi, ha ridotto il numero di queste proteine alterate da 72 a 28, avvicinando il profilo proteico delle pazienti a quello delle donne normoresponder.
Secondo IVI Global, il 7% delle pazienti sottoposte a questa procedura ha raggiunto la gravidanza per via naturale. Questo risultato offre una luce in fondo al tunnel per molte donne, eliminando la necessità di ricorrere a ovuli donati, un passo spesso difficile da accettare.
Parola all’esperto
“Decidere di cercare una gravidanza con ovuli di donatrici non è mai una scelta facile per le coppie,” spiega il Prof. Antonio Pellicer, uno dei massimi esperti mondiali in fertilità e fondatore di IVI. “Ecco perché stiamo cercando sempre più alternative terapeutiche che mirino a ripristinare la funzione ovarica. La tecnica ASCOT rappresenta una delle opzioni più promettenti”.
Pellicer aggiunge che la tecnica ASCOT, attraverso l’iniezione di plasma arricchito, mira a ripristinare l’ambiente biologico dell’ovaio, imitando e accelerando i processi di rigenerazione naturale dell’organismo.
Le tecniche di ringiovanimento ovarico stanno emergendo come una risposta cruciale per le donne con bassa risposta ovarica o riserva ovarica compromessa. Mentre in alcuni casi un singolo trattamento può essere sufficiente, altre pazienti potrebbero necessitare di più sessioni.
“Ci sono pazienti in cui un trattamento è sufficiente, mentre in altre è necessario farne due. Tentiamo sempre, quando possibile, qualsiasi risorsa esistente per provare la gestazione con i propri ovociti. Continueremo a lavorare con un unico obiettivo: migliorare le tecniche e i trattamenti di procreazione assistita per ottenere i migliori risultati, stando sempre al fianco delle nostre pazienti” conclude Pellicer.
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