I giovani non curano la propria salute riproduttiva
- 13/12/2024
- Fertilità Talk | Essere genitori oggi
Sostenere la genitorialità agendo su diversi pilastri: la politica economica, l’educazione e la prevenzione per favorire la fertilità, le tecniche per superare l’infertilità, l’implementazione di un welfare aziendale che sia orientato a favorire scelte di vita coerenti con un incremento della natalità. Se ne è parlato all’evento odierno “Essere genitori oggi, tra scienza e welfare” organizzato giovedì 12 dicembre dall’Adnkronos presso Palazzo dell’Informazione, a Roma.
La denatalità tra infertilità ed educazione
Mentre le nascite diminuiscono, i problemi di fertilità aumentano. A causa di evidenti carenze culturale e di informazione, la maggior parte dei giovani non si preoccupa di monitorare la propria salute riproduttiva. Nel frattempo, l’età media al parto è arrivata a 32,4 anni, oltre due anni in più rispetto al 1995, e questo trend moltiplica il rischio di infertilità.
I dati emersi dall’indagine ‘Il fenomeno dell’infertilità: percezioni e vissuti degli italiani’ condotta dall’Istituto Piepoli, e presentati durante il Congresso Nazionale della Società Italiana della Riproduzione (Sidr), sono un campanello d’allarme. La ricerca ha rivelato che la maggior parte degli italiani riconosce l’infertilità come una difficoltà reale che coinvolge anche gli uomini. Eppure, persiste una scarsissima conoscenza delle soluzioni disponibili.
Campitiello: “Occorre intervenire sulla tutela della salute riproduttiva”
Se per gli intervistati, la causa principale è rappresentata dall’età avanzata, con il 39% degli italiani che la considera un fattore determinante, altre motivazioni non sono meno rilevanti. Su questo aspetto si concentra il videomessaggio condiviso da Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie presso il Ministero della Salute: “In Italia il problema della bassa natalità e l’aumento delle coppie con problemi di fertilità sono questioni di grande rilevanza. Le cause di infertilità più diffuse sono il fumo, le infezioni sessualmente trasmissibili, l’obesità, l’eccessiva magrezza, così come l’esposizione a sostanze nocive, la sedentarietà o, al contrario, l’attività fisica eccessiva”.
Passando alle possibili soluzioni, Campitiello spiega: “Di fronte a questa situazione è essenziale intervenire con una strategia efficace lavorando agli squilibri sociali e demografici con obiettivi chiare e risorse adeguate. – sottolinea – Si deve agire su due fronti: sviluppare politiche intersettoriali e interistituzionali che sostengano la genitorialità e promuovere politiche sanitarie ed educative finalizzate alla tutela della salute riproduttiva”.
Colacurci: “Se non ragiono in ottica genitoriale, non mi preoccupo della fertilità”
Anche Nicola Colacurci, già professore di Ginecologia ed Ostetricia presso l’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli, insiste sull’importanza dell’informazione e dell’educazione, sottolineando come siano cambiati i tempi e la narrazione sulla genitorialità: “Nelle vecchie generazioni, il giovane cresceva sapendo che sarebbe diventato genitore perché cresceva in un contesto che riconosceva un ruolo alla famiglia. Adesso invece educhiamo le persone alla loro individualità, alla realizzazione di sé stessi come individui. Questo – evidenzia Colacurci – contrasta con la voglia di diventare genitori. Se non facciamo capire che anche diventare genitori fa parte della realizzazione personale, poche persone vorranno avere figli, che nel frattempo vengono visti sempre più spesso come un ostacolo alla propria carriera”.
Questo, sottolinea il professore, incide anche sulla fertilità: “Se, da giovane, non ragiono in ottica genitoriale – spiega – non penso neanche alla mia salute riproduttiva. Penso che, siccome sono giovane, sono sicuramente sano e faccio una serie di atteggiamenti, come bere, fumare e altri, che non fanno bene alla fertilità. Se invece ragiono in ottica di genitorialità, mi interesso sin da giovane alla mia capacità riproduttiva”.
La scarsa attenzione alla fertilità, sostiene ancora il professore, diventa un problema più avanti: “noi vogliamo che le persone siano libere di scegliere se vogliono o meno avere un figlio, ma è importante che questa scelta arrivi nel massimo della capacità produttiva e non quando questa è fortemente ridotta”, spiega Colacurci. Sullo sfondo, il dato per cui gli italiani diventano genitori sempre più tardi scoprendo il fianco a un maggiore rischio di infertilità.
Anche Comasema sottolinea la tematica educativo-culturale: “È chiaro che c’è un tema economico che ostacola la genitorialità, ma c’è anche un problema educativo. – spiega il direttore generale di Merck – Il 17% delle persone ha problemi di fertilità e siccome la genitorialità dipende da una coppia di persone, questo dato si amplifica e crea danni maggiori. Sopra i 35 anni, il 50% delle coppie ha un problema di fertilità; dobbiamo confrontarci con questo aspetto che ha una profonda radice educativa che dipende dalle aziende e dalla politica”.
Tosca: “No a misure spot. Serve sostegno economico anche per affrontare la fecondazione assistita”
Sul tema della fertilità interviene anche Stefania Tosca, vice-presidente di “Strada per un Sogno aiuta”: “Siamo l’unica associazione pazienti attiva in Italia che aiuta le coppie lungo il percorso di fecondazione assistita offendo loro un’informazione puntuale attraverso la collaborazione con medici, cliniche e offrendo anche supporto emotivo. Il problema è che spesso la diagnosi arriva tardi anche perché le coppie iniziano a volere una gravidanza dopo i 35 anni”, spiega Tosca.
Come confermano le risposte al sondaggio Adnkronos presentato dal vicedirettore Giorgio Rutelli all’apertura dei lavori, “le coppie sono molto disinformate sul tema dell’infertilità. Abbiamo un grossissimo problema psicologico perché scoprire di essere infertili crea una grande sofferenza nella coppia e nei rapporti degli individui con le altre persone. Noi facciamo tanto come associazione, ma abbiamo bisogno delle istituzioni. Dobbiamo parlare ai nostri giovani di come preservare la fertilità”, dice Tosca riecheggiando le parole del Prof. Colacurci.
Sulle possibili strade da intraprendere: “Non servono misure o progetti spot. Bisogna insistere sull’informazione, sulla comunicazione, sul sostegno psicologico e sul sostegno economico che è un elemento importantissimo per le coppie. In Italia molte coppie non fanno figli perché non hanno abbastanza risorse. Se a questo ci aggiungiamo il costo della fecondazione assistita, il quadro si aggrava. Stiamo aspettando i nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, ndr.) dal 2022, dovrebbero entrare in vigore il 30 dicembre prossimo, probabilmente con un ticket uniformato per tutte le regioni. Ora non c’è più quel turismo riproduttivo di qualche anno fa, ma ancora oggi le coppie effettuano cicli di eterologa privatamente spendendo delle cifre enormi che si sommano ai costi della genitorialità. Il rischio – conclude Tosca – è che molte coppie resteranno ancora fuori dal Ssn perché è previsto che le persone infertili salgano dal 4,2% attuale al 5% e quindi si allungheranno le liste di attesa”.