Adozione embrioni congelati, ministeri a lavoro per una legge
- 24/04/2025
- Fertilità
Si potranno adottare gli embrioni crioconservati. Questo è l’obiettivo verso il quale propende la proposta di legge alla quale lavorano il ministro della Salute Orazio Schillaci, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella.
A darne annuncio è stata Maria Rosaria Campitiello, capo del Dipartimento Prevenzione del ministero della Salute, intervenuta ieri a Roma all’Agenas, all’evento dedicato alla decima Giornata nazionale della salute della donna.
Ma l’adozione degli embrioni non sembra convincere proprio tutti. Ecco i punti critici della proposta.
Che fine fanno gli embrioni abbandonati?
La ministra Roccella ha chiarito immediatamente che al disegno di legge si sta lavorando con tempi serrati: “Entro un mese – ha anticipato Roccella a ‘La Verità’ -, forse prima, sarà pronta la legge sull’adozione degli embrioni crioconservati” prodotti in sovrannumero nelle procedure di fecondazione assistita.
“Non sarà donazione di cellule e tessuti, ma adozione di un embrione”, ha precisato Roccella. “Non esiste un criterio di morte per gli embrioni conservati – ha poi sottolineato – Se sono conservati bene, possono restare congelati per tutto il tempo del mondo. Una sospensione terribile”. Lo scopo del disegno di legge? “Si può dare alle coppie e agli embrioni una possibilità in più di vita. Gli embrioni si potranno adottare, con assunzione di responsabilità genitoriale”, ha concluso.
Gli embrioni congelati sono quelli rimasti negli appositi dispositivi che li tengono in vita immersi nell’azoto liquido dei centri Pma. Si tratta di un sovrannumero derivante dalle coppie che hanno fatto ricorso alla procreazione medicalmente assistita, ma che non hanno avuto necessità di usarli.
Alcune stime parlano di 200mila embrioni.
Criticità della proposta: il precedente statunitense
La notizia ha dato il via ad una serie di dubbi e perplessità. Da un lato c’è chi accoglie positivamente la direzione intrapresa dai ministeri perché segue l’invito della Corte costituzionale che nel 2016, aveva chiesto al legislatore di intervenire con una norma sulla destinazione in materia di ricerca. Dall’altro lato c’è chi sottolinea l’importanza di distinguere tra embrioni e blastocisti e i limiti che avrebbe il riconoscimento in qualità di personalità giuridica degli stessi.
Un precedente che ha attirato l’attenzione internazionale è stata la sentenza del 16 febbraio 2024 della Corte Suprema dell’Alabama che ha stabilito che gli embrioni congelati utilizzati per la fecondazione assistita dovevano essere considerati persone giuridiche. La sentenza ha avuto immediate ripercussioni: l’ospedale universitario di Birmingham, ad esempio, ha sospeso temporaneamente le fecondazioni in vitro nel timore che pazienti o medici rischiassero di essere perseguiti penalmente.
Il nodo giuridico
“A ogni legislatura qualcuno cerca di attribuire personalità giuridica alle blastocisti crioconservate e non idonee per una gravidanza – ha puntualizzato all’Adnkronos Salute Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni -. La proposta di adottarle rientra in questi tentativi. Sono infatti adottabili quei bambini che si trovano in stato di abbandono e non gli embrioni, meglio sarebbe chiamarli blastocisti”.
“L’attribuzione di personalità giuridica in questa precoce fase di sviluppo embrionale è poco sensata e rischierebbe di mettere in discussione tutte le tecniche riproduttive e la possibilità di interrompere una gravidanza. Perché se un embrione avesse personalità giuridica alla stregua di un bambino, sarebbe difficile ammettere la procreazione medicalmente assistita (Pma) e l’aborto volontario”.
Ma cosa dovremmo farne degli embrioni abbandonati e che non saranno usati da nessuno, circa 3700 il numero di quelli noti e che comprende solo quelli prodotti prima della legge 40/04?
“Dovremmo permettere – ha aggiunto Gallo – la donazione, sarebbe una fecondazione eterologa completa (con una serie di accorgimenti clinici per escludere patologie o anomalie) oppure destinarli alla ricerca scientifica. Non conosciamo invece il numero degli embrioni non idonei per una gravidanza che attualmente sono crioconservati”. Inoltre “sarebbe anche utile un provvedimento governativo per censire tutte le blastocisti non idonee alla gravidanza e poi un decreto per permettere di usarle per la ricerca scientifica”, ha concluso Gallo.
“Finalmente si prende in considerazione il problema degli embrioni congelati in Italia”, ha dichiarato in una nota Francesco Gebbia, ginecologo e direttore della clinica Pma Ivi di Roma.
“In Spagna o negli Usa – ha spiegato lo specialista – la legislazione vigente permette di donare gli embrioni eccedenti dei trattamenti di riproduzione assistita ad altre coppie o donne che possano averne bisogno. In Italia, invece, il destino degli embrioni ‘soprannumerari’ (ovvero in eccesso) è di restare congelati per sempre. Nel nostro Paese vige inoltre il divieto di utilizzo degli embrioni sovrannumerari per fini di studio, sperimentazione e ricerca. Questo rappresenta una fortissima limitazione per il progresso scientifico e, da un punto di vista etico, sminuisce il valore di questi embrioni, destinati a rimanere inutilizzati, negando il diritto di genitorialità a delle coppie che potrebbero così realizzare il loro sogno”, ha sottolineato Gebbia.
Per l’esperto “le parole di Maria Rosa Campitiello”, oltre a “quelle del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha parlato di 3 milioni e mezzo di euro per realizzare specifiche campagne di informazione e sensibilizzazione sui test di riserva ovarica, sono dei segnali forti e importanti che fanno pensare che per la prima volta qualcosa si stia davvero muovendo e che l’Italia abbia davvero voglia di superare il gap che si è creato con il resto del mondo sul tema della fertilità e della prevenzione”.