Sicilia, ok all’obbligo di assunzione medici abortisti in ospedali pubblici
- 28 Maggio 2025
- Fertilità
La Sicilia impone l’obbligo agli ospedali pubblici di assumere medici non obiettori di coscienza. Con l’approvazione dell’articolo 3 del disegno di legge regionale n. 738, l’Assemblea Regionale dell’Isola ha compiuto un passo importante per rendere effettiva la Legge 194 del 1978, che in Italia regola l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg).
In un contesto nazionale in cui l’obiezione di coscienza ostacola spesso l’accesso all’aborto, la Sicilia ha scelto di intervenire con misure concrete e coraggiose.
Il “paradosso” della 194 e la norma regionale siciliana
La Legge 194 riconosce il diritto all’aborto, ma include anche la possibilità per i medici e gli operatori sanitari di dichiararsi obiettori di coscienza. In teoria, ciò dovrebbe corrispondere ad un equilibrio tra diritti individuali e accesso al servizio. Ma si traduce spesso, nella pratica e soprattutto nel Sud Italia, in una percentuale così elevata di obiettori, tanto da rendere difficile – se non impossibile – per molte donne esercitare un diritto garantito per legge.
Con il nuovo provvedimento, la Regione Siciliana ha deciso di agire su tre fronti fondamentali:
- Aree dedicate all’Ivg: ogni azienda sanitaria dovrà istituire strutture specifiche per l’interruzione volontaria di gravidanza, se non già esistenti.
- Personale non obiettore: i bandi pubblici per assunzioni dovranno prevedere esplicitamente l’obbligo di includere medici e operatori non obiettori.
- Tutela dell’accesso al servizio: se un medico assunto come non obiettore cambia idea, verrà sostituito.
Si tratta di un cambio di rotta – una vera e propria svolta storica -, che intende porre rimedio a una delle più gravi contraddizioni del sistema sanitario italiano: un diritto previsto dalla legge che, nei fatti, non è garantito.
Il (non) diritto d’aborto in numeri
Secondo l’ultima relazione ministeriale pubblicata a dicembre 2024, con dati riguardanti il 2022, in Italia la quota di ginecologi obiettori di coscienza era pari al 60,5%, inferiore rispetto al 63,6% dell’anno precedente ma ancora elevata, come si legge nel report del ministero della Salute e con notevoli differenze tra le varie regioni della Penisola.
Le percentuali più alte di ginecologi obiettori di coscienza si trovano in Molise (90,9%) e – appunto – in Sicilia (81,5%). Tra gli anestesisti in Sicilia l’obiezione è pari al 73,1% e tra il personale non medico all’86,1%. In provincia di Messina, per esempio, non sono presenti medici abortisti, solo uno in provincia di Trapani.
In molte strutture non è possibile ottenere un’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica (cioè l’assunzione di farmaci, solitamente mifepristone e misoprostolo) senza ricovero, una possibilità prevista dalla legge ma disponibile solo in due regioni italiane: Lazio e Emilia-Romagna.
Il provvedimento siciliano è destinato a fare scuola. Affronta direttamente il nodo dell’obiezione di coscienza non come ostacolo individuale, ma come problema sistemico. L’idea che il diritto all’aborto debba essere garantito non solo sulla carta, ma nella pratica quotidiana, rappresenta un messaggio chiaro: la sanità pubblica deve rispondere ai bisogni reali delle cittadine.
In un momento storico in cui i diritti sessuali e riproduttivi sono nuovamente al centro del dibattito pubblico, la Sicilia sceglie di non restare indietro. E con questa legge, prova a garantire davvero ciò che la 194 promette da quasi cinquant’anni: libertà di scelta, tutela della salute e accesso universale ai servizi.
“Una battaglia di civiltà che ho portato avanti con determinazione, insieme a tutto il gruppo del Partito democratico. Oggi siamo più vicini a un traguardo storico”, dice il deputato regionale dem, Dario Safina, sottolineando che “il nostro obiettivo è che il diritto all’Ivg sia reale, non solo teorico. Troppe siciliane si sono scontrate finora con un muro fatto di carenze organizzative e di un altissimo numero di obiettori, che in Sicilia supera l’85% tra i ginecologi. Con questa norma, poniamo le basi per un sistema sanitario più equo, efficiente e rispettoso dei diritti di tutte”.
“È una misura di responsabilità – ha spiegato Safina – che assicura stabilità nei reparti e tutela concreta per le pazienti. Nessuno sarà discriminato, ma le strutture sanitarie non potranno più permettersi vuoti di organico in un settore così delicato”. Il provvedimento approvato affonda le sue radici in un disegno di legge presentato dallo stesso Safina nel 2023 e poi trasformato in emendamento al Ddl 738. Oggi, con l’ok dell’Ars, quella proposta diventa realtà. “Un momento storico, che segna un cambio di passo atteso da anni: la Sicilia sceglie di stare dalla parte dei diritti, della salute e della libertà delle donne. Ora chiederemo all’assessorato regionale alla Sanità di applicare immediatamente la norma e di predisporre gli atti conseguenziali affinché le aziende sanitarie possano procedere alle assunzioni”, ha concluso Safina.