Il caldo minaccia lo sviluppo del neonato: lo studio
- 10/10/2024
- Fertilità
L’innalzamento delle temperature può avere un impatto significativo sullo sviluppo dei neonati, sia prima che dopo la nascita. A rilevarlo è uno studio condotto da un team di ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine che ha esaminato come lo stress termico influenzi la crescita dei bambini nei primi due anni di vita, in particolare in un contesto di crescente crisi climatica.
Ma scopriamo in che modo si verifica questo fenomeno.
Lo studio
La ricerca si basa su dati raccolti da un trial controllato randomizzato, denominato Early Nutrition and Immunity Development (ENID). Un trial controllato randomizzato è un tipo di studio in cui i partecipanti sono assegnati a diversi gruppi in modo casuale per confrontare gli effetti di un intervento. Questo trial è stato svolto nella regione di West Kiang, in Gambia, tra il 20 gennaio 2010 e il 10 febbraio 2015. Ha esaminato l’efficacia della supplementazione di micronutrienti nei primi 1000 giorni di vita, un periodo cruciale per la crescita e lo sviluppo del neonato.
Durante il periodo di studio, sono state raccolte misurazioni antropometriche sistematiche, come lunghezza, peso e circonferenza della testa dei neonati, per monitorare la crescita sia prenatale che postnatale.
La metodologia
Per valutare lo stress termico, i ricercatori hanno impiegato l’Universal Thermal Climate Index (UTCI). Questo indice misura le condizioni climatiche percepite dall’essere umano e tiene conto di vari fattori come temperatura, umidità e vento. Questa misura ha permesso di calcolare l’esposizione media al calore durante le diverse fasi della gravidanza e nei primi due anni di vita del bambino.
L’analisi è stata effettuata utilizzando modelli di regressione lineare multivariata. Questi modelli sono strumenti matematici che consentono di esaminare l’effetto di più variabili indipendenti (come la temperatura) su variabili dipendenti (come la crescita dei neonati).
Gli scienziati hanno considerato misure come il peso per l’età gestazionale, che confronta il peso del neonato con quello atteso per la sua età in settimane di gestazione, e la circonferenza della testa per l’età gestazionale. Così come sono stati analizzati anche i punteggi postnatali, come il peso per altezza e il peso per età.
I risultati
I risultati mostrano che un aumento di un grado nella temperatura media giornaliera durante il primo trimestre di gravidanza è associato a una diminuzione del peso alla nascita. Durante il terzo trimestre, l’aumento della temperatura ha portato a un incremento marginale nella circonferenza della testa, mentre si è osservato un effetto negativo sulla crescita postnatale, specialmente nei bambini tra i 6 e i 18 mesi. I ricercatori hanno evidenziato che a 12 mesi, i bambini esposti a temperature medie di 30 gradi pesavano meno rispetto a quelli esposti a 25 gradi.
Le conseguenze del caldo sulla natalità
Non è la prima volta che la scienza dimostra che il caldo ha un effetto sullo sviluppo prenatale, sulla fertilità maschile o femminile e, quindi, sulla natalità in generale. Uno studio pubblicato su Nature Climate Change del 2017 ha dimostrato che l’aumento delle temperature può ridurre la fertilità maschile. I ricercatori hanno osservato che l’esposizione a temperature elevate è associata a una diminuzione della qualità dello sperma, influenzando parametri come la motilità e la morfologia. Questa ricerca sottolinea come il caldo possa influenzare non solo la gravidanza, ma anche la capacità di concepire.
O ancora, una ricerca della Columbia University del 2014 ha indicato che l’esposizione al caldo durante la gravidanza poteva avere effetti sullo sviluppo neurologico del bambino. Le madri esposte a temperature elevate nel secondo trimestre hanno riportato un aumento del rischio di disabilità cognitive nei loro figli, suggerendo che il caldo può alterare lo sviluppo del sistema nervoso centrale.
Quali prospettive future?
La dottoressa Ana Bonell, ricercatrice principale del recente studio, ha commentato: “Questi risultati si basano su evidenze precedenti che mostrano come il primo trimestre sia un periodo vulnerabile all’esposizione al calore. È importante considerare i fattori che contribuiscono a questa relazione”. Ha aggiunto che “lo stress termico può influenzare l’appetito e l’assunzione di cibo” e che i ricercatori stanno indagando possibili effetti diretti su vie cellulari e infiammatorie, che sono processi biologici che possono influenzare la salute.
Lo studio è stato pubblicato l’8 ottobre sulla rivista The Lancet Planetary Health, e ha lo scopo di evidenziare la necessità di affrontare i rischi legati al calore per migliorare la salute infantile in un contesto di riscaldamento globale. “Dobbiamo esplorare quali popolazioni sono più vulnerabili e dove si registrano i maggiori problemi di crescita, per sviluppare misure di sanità pubblica efficaci”, ha concluso la ricercatrice.
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