Anna Tatangelo, incinta a 38 anni: come cambia la fertilità con l’avanzare del tempo?
- 19 Giugno 2025
- Fertilità Popolazione
Anna Tatangelo è incinta per la seconda volta e a distanza di quindici anni dalla prima. L’annuncio a sorpresa è stato dato dalla stessa cantante, che a gennaio ha compiuto 38 anni: “Oggi sei tu la mia scelta di libertà. Un altro nuovo inizio che la vita mi dona. Io ti aspetto qui, per adorarti e proteggerti con tutta l’Anna che sono. Il nostro amore immenso sarà la sola risposta a tutte le domande”, scriva Anna Tatangelo su Instagram condividendo una sua foto con il ‘pancino’, segno che la gravidanza è iniziata da pochi mesi.
Nel 2010, la cantante è diventata madre di Andrea, nato dalla relazione con Gigi D’Alessio. Per quanto riguarda la seconda gravidanza, non è noto se Anna Tatangelo, al momento, abbia una relazione: nei mesi scorsi erano circolate voci su un possibile flirt con l’allenatore di calcio Giacomo Buttaroni, ma la relazione non è mai stata confermata dai diretti interessati.
La notizia della sua seconda maternità ha attirato l’interesse di molti perché arriva quando la cantante ha quasi quarant’anni, per molto tempo considerata la soglia massima per avere figli. Ma è davvero così? Come cambia la fertilità di una donna con il passare del tempo e quale impatto ha l’età della madre sulla gravidanza? Facciamo il punto.
Fino a che età si può rimanere incinta?
I dati dell’American College of Obstetricians and Gynecologists (Acog) indicano che la fertilità delle donne è all’apice tra i 18 e i 30 anni. Da qui in avanti, la fertilità inizia a diminuire, e dopo i 35 anni il declino accelera. Secondo una ricerca pubblicata su PubMed Central, prima dei 30 anni la possibilità di restare incinta entro un anno è pari all’85%; a 30 anni scende al 75% e a 35 anni al 66%. A 40 anni, mediamente le donne hanno solo il 44% di possibilità di rimanere incinte entro 12 mesi di tentativi.
Questo succede perché, a differenza dell’uomo, che può produrre e maturare un ciclo completamente nuovo di sperma ogni 72 giorni, la donna nasce con una quantità predefinita di ovuli nelle ovaie, pari a circa uno o due milioni. Gli ovuli si riducono a 300.000-500.000 con la pubertà, e da lì in poi continuano a diminuire perché vengono persi tramite il ciclo mestruale “Molte donne pensano di perdere un ovulo alla volta, ma in realtà si tratta di gruppi di 10-20 ovuli al mese”, spiega Tarun Jain, endocrinologo riproduttivo e direttore medico del Center for Fertility and Reproductive Medicine della Northwestern Medicine di Chicago.
Inoltre, dopo i 40 anni le donne hanno una vascolarizzazione uterina peggiore delle donne più giovani e possono andare incontro ad alcuni rischi, primo fra tutti il rischio di aborto e di anomalie cromosomiche, oltre a possibili complicazioni ipertensive.
Dopo i 42 anni, la fertilità risulta estremamente ridotta e cessa dopo i 45 anni tranne casi eccezionali in cui può arrivare a 48-50 anni, come spiega l’Istituto superiore di sanità (Iss).
Anche per i trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita (Pma) l’età della donna rappresenta il fattore che più influisce sulla possibilità di avere un bambino. Le tecniche di Pma non possono modificare il fisiologico cambiamento, qualitativo e quantitativo, della riserva ovocitaria, ma possono solo intervenire e risolvere alcuni problemi connessi al concepimento.
Diverso è il caso della maternità surrogata (o gestazione per altri, Gpa), che consente di diventare genitori a qualsiasi età perché la gravidanza viene portata avanti da un’altra donna. Emblematica la storia di Cheryl McGregor, che ha annunciato l’arrivo di un figlio l’anno scorso, quando lei di anni ne aveva 63. Sorprese molto anche la differenza di età dal compagno Quran McCain, 26enne, che ha fecondato l’ovulo precedentemente fornito da Cheryl alla madre surrogata.
In Italia, da ottobre questa pratica è diventata “reato universale”, anche se questo non è un termine tecnicamente esatto per spiegare la nuova legge che considera illegittima per lo Stato italiano la maternità surrogata, a prescindere dal Paese in cui venga praticata.
Per approfondire: Gestazione per altri reato universale? Non proprio
L’età è il fattore che più incide sulla possibilità di rimanere incinta, ma non l’unico. Le altre cause di infertilità più diffuse sono il fumo, le infezioni sessualmente trasmissibili, l’obesità, l’eccessiva magrezza, l’esposizione a sostanze nocive, la sedentarietà o, al contrario, l’attività fisica eccessiva.
Incinte sempre più tardi
Paradossalmente, dunque, il periodo di vita in cui è più probabile rimanere incinte è anche quello in cui le donne sono meno interessate a diventare mamme. Questo è vero soprattutto negli ultimi anni e nei Paesi sviluppati, dove il lavoro ha soppiantato la famiglia nella gerarchia delle priorità.
Non solo: in Italia si diventa madri sempre più tardi perché i salari per i giovani sono troppo bassi rispetto al costo della vita e a quanto costa mantenere un figlio. Anche lo scarso work-life balance obbliga i giovani a scegliere tra carriera e famiglia, con enormi differenze rispetto al passato: tranne casi eccezionali, oggi non è più possibile mantenere una famiglia con un solo stipendio e c’è più consapevolezza sulla discriminazione subita dalle donne, per decenni costrette a rinunciare al proprio percorso professionale per curare la casa e la famiglia.
Insomma, tra difficoltà economiche, organizzative e le scarse prospettive sul futuro, si diventa genitori sempre più tardi con tutte le conseguenze che questo può avere sulla fertilità.
Secondo i dati raccolti dal “Rapporto annuale 2025 – La Situazione del Paese” dell’Istat, quasi il 70& degli adolescenti immagina un futuro con figli, ma l’età in cui questo progetto diventa realtà si sposta sempre più avanti.
In Italia l’età media al parto è arrivata a 32,4 anni, oltre due anni in più rispetto al 1995.
“una donna di 30 anni ha il 69% di probabilità di restare incinta. Per ogni anno di posticipazione della maternità, le possibilità di restare incinta si riducono del 5%”, spiega Francesco Gebbia, ginecologo specialista in medicina della riproduzione Ivi Roma, gruppo internazionale specializzato in riproduzione assistita.
Secondo Nicola Colacurci, già professore di Ginecologia ed Ostetricia presso l’Università “Luigi Vanvitelli” di Napoli, durante l’evento Adnkronos “Essere genitori oggi, tra scienza e welfare” del 12 dicembre scorso, la scarsa attenzione alla fertilità da giovani diventa un problema più avanti: “è importante che la scelta di essere o meno genitori arrivi nel massimo della capacità riproduttiva e non quando questa è fortemente ridotta”.
Nonostante la consapevolezza e l’informazione su questi temi siano ancora largamente insufficienti, sempre più giovani donne ricorrono al congelamento degli ovuli per poter diventare madri anche più tardi, quando si sentiranno pronte o quando la vita glielo permetterà.
Pma in costante aumento
In questo contesto, non è un caso che il ricorso alla Procreazione medicalmente assistita (Pma) sia sempre più frequente: “Escludendo il 2020, anno in cui la pandemia ha determinato la sospensione o il rinvio di molte procedure, i dati mostrano un forte incremento del ricorso alla Pma: il numero dei trattamenti è passato da 63.585 nel 2005 a 109.755 nel 2022 (+72,6%)”, spiega il Rapporto annuale Istat.
“Nel medesimo periodo – si legge nel rapporto – il tasso di successo è raddoppiato, passando dal 16,3% al 32,9%. Anche l’età media delle donne che ricorrono a queste tecniche è aumentata, da 34 anni nel 2005 a 37 anni nel 2022 (contro i 35 anni della media europea del 2019), e la percentuale di donne con più di 40 anni è salita dal 20,7% al 33,9% (rispetto al 21,9% in Europa nel 2019). L’eliminazione dell’obbligo di trasferire in utero tutti gli embrioni generati ha inoltre ridotto il numero medio di embrioni impiantati, passato da 2,3 a 1,3, con una conseguente diminuzione dei parti gemellari, scesi dal 23,2% al 5,9%”.
“Il numero di bambini nati vivi grazie alla Pma – prosegue il rapporto – è cresciuto da poco più di 12mila nel 2013 a oltre 16mila nel 2023 (+33,1%)”.
Il ricorso alla Pma raggiunge il picco ai 50 anni in poi, quando il 76% delle nascite avviene grazie a tecniche di fecondazione assistita. “La quota di nati vivi da Pma tra le donne di 40 anni e più è passata dall’8,5% nel 2013 al 18,2% nel 2023. L’età media delle donne divenute madri tramite Pma è di 38 anni, rispetto ai 32 anni per le nascite naturali”, aggiunge il report Istat.
Secondo uno studio pubblicato su International Journal of Gynecology & Obstetrics, le gravidanze tardive aumentano i rischi sia per la madre che per il nascituro, ma gli eventi avversi sono maggiori nel caso di gravidanze ottenute con una tecnica di riproduzione assistita rispetto a quelle in cui il concepimento è avvenuto in maniera spontanea.
I rischi delle gravidanze tardive
La ricerca francese ha coinvolto 532 donne di almeno 42 anni che avevano partorito presso un ospedale di Tolosa tra il 2014 e il 2019. Circa il 30% aveva concepito grazie a una tecnica di Pma.
Sono stati rilevati nel complesso tassi elevati di complicanze materne, e in particolare di sovrappeso e obesità, preeclampsia e diabete gestazionale. Erano sostenuti anche i tassi di intervento (ricovero in ospedale durante la gravidanza e parto cesareo) e di morbilità fetale (nascita pretermine).
Le donne sottoposte a Pma presentavano maggiori esiti negativi sia materni che perinatali rispetto a quelle che avevano concepito in modo naturale:
- il tasso di parto cesareo risultava era del 65,3% in caso di Pma contro il 36,7% della gravidanza spontanea;
- il rischio di parto pretermine (ovvero nascita del figlio prima delle 37 settimane di gestazione) riguardava circa il 29% delle donne sottoposte a Pma contro il 17% di chi aveva avuto una gravidanza spontanea;
- l’incidenza di preeclampsia, sia prima del parto che nel post-partum, per le donne ricorse a Pma aumentava fino a quattro volte rispetto alle altre. La preeclampsia, conosciuta anche come gestosi, è una complicanza della gravidanza caratterizzata da ipertensione e, spesso, proteinuria (presenza di proteine nelle urine);
- lo studio ha anche registrato un rischio più elevato di sviluppare eventi vascolari in caso di riproduzione assistita.
La buona notizia è che negli ultimi anni la tecnologia ha fatto importanti passi in avanti e la procreazione medicalmente assistita rappresenta sempre più spesso un valido alleato per chi vuole avere figli, soprattutto adesso che – dal 2025 – è diventata (quasi) gratuita in Italia.
In attesa che i ritmi di lavoro diventino più normali, i salari diventino più equi e le giovani coppie non siano più costrette a rimandare la genitorialità per non rischiare di perdere il lavoro o quella progressione di carriera che aspettavano da anni.