Papa Francesco: “L’Italia ha bisogno dei migranti perché non nascono più bambini”
- 29/10/2024
- Famiglia
L’Italia ha bisogno dei migranti per affrontare la denatalità. Papa Francesco è tornato a fare appello alla politica italiana, sul calo delle nascite. Durante il ricevimento dei Missionari di San Carlo, si è partiti dal tema del Giubileo che inizierà il prossimo dicembre 2024: “Pellegrini di speranza”. Ed è stata questa l’occasione per ribadire che dinanzi alla mancanza di neonati, con un tasso di denatalità che cresce, i migranti restano l’unica speranza per il nostro Paese.
“L’Italia ha bisogno dei migranti e deve riceverli, accompagnarli, promuoverli, integrarli”, ha detto Papa Francesco. Ma cosa dicono i dati?
Denatalità, il peso sull’Italia
Le parole di Papa Francesco non sono per nulla sbagliate. La denatalità in Italia (e non solo) ha assunto un peso maggiore negli ultimi anni ponendo una vera e propria sfida al Governo attuale. Come affrontare la mancanza di un ricambio generazionale tra sanità, welfare e lavoro? Molti analisti, demografi e statisti non hanno dubbi: una delle soluzioni è proprio la migrazione.
Si superino “stereotipi escludenti, per riconoscere nell’altro, chiunque sia e da qualunque luogo provenga, un dono di Dio, unico, sacro, inviolabile, prezioso per il bene di tutti”. Questo è l’invito del Papa, ieri 28 ottobre. “Io sono figlio di migranti e a casa abbiamo sempre vissuto quello di andare lì per fare l’America, per progredire, per andare più avanti”, ha detto il Papa. Le persone partono sperando di “trovare altrove il pane quotidiano”, aggiunge citando San Giovanni Battista Scalabrini, e “non si arrendono, anche quando tutto sembra remare contro, anche quando trovano chiusure e rifiuti”.
“Oggi tanti Paesi hanno bisogno dei migranti. L’Italia non fa figli, non fa figli. L’età media è di 46 anni. L’Italia ha bisogno dei migranti e deve riceverli, accompagnarli, promuoverli e integrarli. Dobbiamo dire questa verità”.
La migrazione è una soluzione?
Difficile sperare che le immigrazioni possano essere l’unica soluzione possibile al calo demografico. Altri fattori influenzano il fenomeno, ma demografi e statisti considerano tali flussi migratori una variabile fondamentale per invertire il processo di tendenza dello spopolamento del nostro Paese.
Nel 2023, l’Istat riporta che il saldo migratorio con l’estero complessivo è stato pari a +274mila unità, un guadagno di popolazione ottenuto come effetto di due dinamiche opposte. Da un lato, l’immigrazione straniera, ampiamente positiva (360mila), controbilanciata da un numero di partenze esiguo (34mila), dall’altro, il flusso con l’estero dei cittadini italiani caratterizzato da un numero di espatri (108mila) che non viene rimpiazzato da altrettanti rimpatri (55mila). Il risultato è un guadagno di popolazione di cittadinanza straniera (+326mila) e una perdita di cittadini italiani (-53mila).
Ai dati Istat, si è aggiunta la relazione di giugno del presidente della Banca d’Italia Fabio Panetta secondo il quale, il calo demografico nazionale presenta una sfida crescente, con 5,4 milioni di persone che andranno in pensione entro il 2024 e un afflusso netto previsto di soli 170.000 immigrati.
Questo scenario, secondo Panetta, potrebbe portare a una riduzione del 13% del PIL e del 9% pro capite, evidenziando l’urgenza di affrontare la diminuzione della forza lavoro. Inoltre, tra il 2008 e il 2022, circa 525.000 giovani italiani hanno cercato opportunità all’estero, aggravando il problema del capitale umano. Gli immigrati regolari possono quindi giocare un ruolo cruciale nel sostenere l’occupazione, bilanciando le esigenze produttive con quelle sociali. Con un tasso di occupazione femminile fermo al 52,5%, l’integrazione e il supporto all’occupazione di immigrati e donne rappresentano strategie vitali per compensare il calo demografico e garantire la crescita economica. In questo contesto, gestire in modo efficace il flusso migratorio diventa essenziale per mantenere la stabilità del mercato del lavoro italiano.
Nonostante ciò, la ministra per la Famiglia, Eugenia Maria Roccella, ha dichiarato che l’immigrazione non può sostituire la natalità, sottolineando che il fenomeno denota una mancanza di vitalità nel Paese. In Italia, il 30% delle famiglie è composto da una sola persona e molte coppie non hanno figli. Con un tasso di natalità di 1,24 figli per donna, l’Italia rischia una significativa diminuzione della popolazione entro il 2050. Il governo sta cercando di promuovere la natalità attraverso provvedimenti come l’assegno unico e piani per supportare la nascita di figli, puntando a un cambiamento culturale che faccia percepire avere figli come un valore piuttosto che un ostacolo. Ma per ora le stime del 2024 e quelle del prossimo decennio non sembrano arrestare la crisi in atto.
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