Neonati prematuri e mamme, come gestire lo stress e trovare l’equilibrio
- 21/02/2024
- Famiglia
Le madri dei bebè prematuri, specialmente le più giovani, tendono a sperimentare livelli di stress più elevati rispetto ai padri. Tuttavia, queste stesse madri mostrano anche una maggiore percezione di efficacia nel gestire i loro neonati pretermine, soprattutto se il bambino è gravemente prematuro.
Lo evidenzia uno studio condotto dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con ospedali locali, che ha esaminato il benessere dei genitori di neonati prematuri. Lo studio ha coinvolto una varietà di attività, tra cui questionari, monitoraggio post-dimissione e supporto psicologico.
Prematuro 1 neonato su 10
Sono circa 27mila all’anno in Italia i neonati prematuri, nati prima delle 37 settimane di gravidanza, circa uno su 10 (7-10%): di questi, circa 4mila (lo 0,9-1%) sono quelli nati molto pretermine, prima delle 32 settimane (dati CedAp 2022). La prematurità è un problema significativo in ambito sanitario, con impatti notevoli sulla vita dei neonati prematuri e delle loro famiglie.
I bambini nati pretermine, anche quando risolvono i loro problemi di salute, devono comunque cimentarsi in un percorso con una posizione di partenza svantaggiata. La centralità della famiglia nell’intervento riabilitativo determina infatti un importante effetto positivo non solo sul bambino, ma anche sulla prognosi, riducendo il rischio di difficoltà emotivo-affettive anche a lungo termine e potenziando l’efficacia genitoriale.
I genitori dei neonati prematuri hanno partecipato a questionari e monitoraggi post-dimissione per un anno con cadenza mensile, oltre a essere stati sottoposti a interviste narrative e video-interviste. Inoltre, sono state offerte diverse forme di supporto, tra cui sostegno psicologico, incontri informativi sulla prematurità, corsi pre-parto, incontri psico-educativi con altri genitori di neonati ricoverati, gruppi peer to peer di genitori post-dimissione, open meeting con differenti categorie professionali e workshop rivolti a un pubblico più ampio.
Lo studio
Lo studio, denominato ‘ParWelB’, finanziato dalla Fondazione Cariplo e avviato nel novembre 2021, ha coinvolto il Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca, insieme ai reparti di Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Niguarda e di Terapia Sub-Intensiva Neonatale dell’Ospedale di Rho. Il progetto -che continuerà grazie a un nuovo finanziamento del Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica- si è proposto di migliorare il benessere dei genitori di bambini prematuri e sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di affrontare la prematurità.
Attraverso questionari, monitoraggio post-dimissione, interviste narrative e video, oltre a supporto psicologico e incontri informativi, il progetto ha coinvolto 60 neonati e 104 genitori, con un’età compresa tra i 23 ei 53 anni, valutando la gravità della prematurità sia in base alle settimane di gestazione che al peso del neonato alla nascita:
- gravità di tipo 1, considerata estrema/molto alta per i piccoli nati prima della 32esima settimana e moderata/lieve per i nati dopo 32 più 1
- gravità di tipo 2, classificata come estrema/molto alta nel caso di bimbi con un peso inferiore ai 1.500 grammi e moderata/lieve per i nati con un peso superiore.
Il 34,6% dei bambini era nato prima della 32esima settimana di gestazione e il 42,3% pesava meno di 1.500 grammi alla nascita.
Stress e autoefficacia
I risultati dello studio mostrano che le madri hanno riportato livelli di stress più elevati rispetto ai padri, con i genitori più giovani (età compresa tra i 23 e i 24 anni) che mostravano sintomi di depressione più pronunciati rispetto a quelli più anziani (35 anni o più). Curiosamente, i livelli più alti di depressione si osservano tra i genitori di neonati prematuri con condizioni moderate, anziché tra coloro che affrontano situazioni estreme. Questo risultato contraddittorio è attribuito alla maggiore esperienza acquisita dai genitori durante degenze più lunghe, che li aiuta a comprendere e gestire meglio i bisogni dei loro bambini.
Per quanto riguarda l’autoefficacia percepita nel gestire il neonato, le madri hanno mostrato livelli medi significativamente più alti rispetto ai padri. In particolare, l’autoefficacia è risultata maggiore nei genitori con neonati in condizioni più gravi, grazie al supporto fornito dal personale sanitario e psicologico.
Secondo la coordinatrice dello studio, la sociologa Alessandra Decataldo, l’obiettivo principale è stato quello di comprendere l’esperienza dei genitori durante l’ospedalizzazione in Terapia Intensiva Neonatale non solo raccogliendo le loro narrazioni e le loro caratteristiche psico-sociali con diversi strumenti di rilevazione, ma anche coinvolgendoli nella creazione di uno spazio comune di riflessione sull’esperienza di prematurità e sul modo in cui questa investe la triade madre-padre-bambino. “La nostra attenzione -ha dichiarato la Decataldo- è verso il benessere dei genitori, con la convinzione che questo rappresenti le fondamenta per la salute del bambino”.
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