“La maternità deve essere cool”, le parole della senatrice Mennuni fanno discutere
- 28/12/2023
- Famiglia
“Mia mamma mi diceva sempre: ‘Ricordati che qualsiasi aspirazione tu abbia, hai l’opportunità di fare ciò che vuoi, ma la prima deve essere il diventare mamma a tua volta’”. Sono queste le parole che ha usato la senatrice Lavinia Mennuni (FdI) nella trasmissione Coffee Break questa mattina, 28 dicembre, a La7, parlando di denatalità e dell’esigenza del nostro Paese di invertire la tendenza del calo demografico.
Parole che, in poco tempo, hanno fatto il giro dei social network creando qualche perplessità per alcuni termini usati nel suo discorso: “Questa è una cosa che dobbiamo ricordare alle nostre figlie. Il rischio è che in nome dell’aspirazione personale si dimentichi la necessità e la “missione” di mettere al mondo dei bambini che saranno i futuri cittadini e i futuri italiani: qui c’è l’approccio culturale. Noi dobbiamo aiutare le istituzioni, il Vaticano e le associazioni per far sì che la maternità diventi cool. Che le ragazze di 17-18 anni vogliano sposarsi e costruire una famiglia”.
A rispondere immediatamente a queste affermazioni è stata la conduttrice di Belve, Francesca Fagnani, che ha scritto su X: “A coffee break Lavinia Mennuni sta dicendo che bisogna far diventare cool per le ragazze (!) sposarsi a 18 anni e fare figli. Mica studiare, prepararsi, realizzarsi, viaggiare, acquisire consapevolezza ecc…”.
Le parole della conduttrice Rai sono state condivise da molti telespettatori che hanno interpretato il linguaggio della senatrice come un invito a procreare anche a discapito della realizzazione professionale. Ma, poiché il linguaggio e la comunicazione sono importanti, il rischio che venisse fraintesa era cosa della quale è stata la stessa senatrice consapevole, ammettendo che ciò che avrebbe detto sarebbe diventato virale in poco tempo. Così è stato, ma è così sbagliato il messaggio che voleva trasmettere?
Ma la maternità può essere cool?
Se pure si considerasse, in sintesi, il concetto di “fare figli per necessità”, la maternità non è una cosa che può andare o meno di moda, in quanto si parla di una responsabilità che cambia la vita dei neogenitori, di una spesa per i successivi (almeno) 20 anni del figlio o figlia e di una serie di aspetti sociali, culturali, politici ed economici che incidono oggi, come non mai, su tale scelta e sulla crescita del nascituro.
La questione non è legata al “se sia cool o meno avere un bambino”, ma se ciò sia una priorità per lo Stato e in che condizioni quest’ultimo metta i giovani affinché ciò si verifichi.
Vista la crisi economica, culturale e ambientale in corso nel nostro Paese e in gran parte degli Stati europei ed extra europei, considerare il mettere al mondo un figlio come fosse l’acquisto di una borsa in voga, non è del tutto corretto. Che la realizzazione personale e professionale di una donna sia condizione sine qua non una maternità possa verificarsi è alla base del vivere civile, cosa che purtroppo, attualmente, nel nostro Paese non è proprio realizzata con efficienza. Se si considerano, soprattutto, i tassi di dimissioni delle neomamme nei primi tre anni di vita del figlio e le motivazioni legate all’impossibilità di conciliare vita lavorativa e familiare, il rischio che un gap sia evidente, ma che allo Stato ancora non sia chiaro, c’è. Per non parlare dei divari salari e occupazionali tra uomo e donna, di circa 20 punti percentuali di differenza.
Il ruolo dei social media spesso in questo senso non ha aiutato. Vedere influencer fare figli e potersi permettere viaggi di lusso, abiti costosi e vite da sogno, ha spesso reso sempre più demotivante costruirsi una famiglia. Non è, inoltre, una questione solo femminile, in quanto anche gli uomini, sempre più frequentemente, non considerano fino a circa i 30 anni (età media in cui lasciano la casa dei genitori) la possibilità economica di comprare casa e di mantenere un figlio.
Ma qual è il rischio che voleva esprimere la senatrice – se pur usando un linguaggio che le si è ritorto contro? Il calo demografico ha visto il minimo storico nazionale nel 2023 e sembra che possa peggiorare con il passare degli anni se non si metteranno in atto misure specifiche e dedicate al tema. Tra le proposte delle realtà del terziario coinvolte ci sono quelle di realizzare una commissione ad hoc e di valutare la possibilità di inserire le misure economiche relative al fenomeno tra gli incentivi statali e non nel debito pubblico. Pensioni, servizio sanitario e lo spopolamento delle aree interne sono le criticità principali con cui faremo i conti da qui al 2070.
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