Le famiglie italiane tagliano i consumi: ecco dove si risparmia di più
- 10/10/2024
- Famiglia
Il panorama economico delle famiglie italiane nel 2023 si presenta complesso e sfidante. La spesa media mensile per consumi ha raggiunto i 2.738 euro, evidenziando un incremento rispetto all’anno precedente (+4,3%). Tuttavia, un’analisi più attenta rivela che questo aumento è illusorio, poiché in termini reali si registra una contrazione dell’1,5%, aggravata da un’inflazione persistente che continua a erodere il potere d’acquisto. È quanto rileva il report dell’Istat sulle condizioni economiche delle famiglie italiane per il 2023 che offre uno spaccato significativo della realtà economica del paese e non solo mette in luce le difficoltà economiche delle famiglie, ma anche le loro strategie di adattamento a un contesto in continua evoluzione.
L’inflazione continua a essere una spina nel fianco per le famiglie italiane. Con un incremento del 5,9% dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA), i cittadini si trovano a dover fronteggiare un contesto economico sempre più difficile. La conseguenza è una riduzione del risparmio e una necessità di attingere a risparmi pregressi. In questo contesto, la propensione al risparmio delle famiglie è calata al 6,3%, un valore ben al di sotto di quello pre-COVID del 2019, che si attestava all’8,0%.
Il report evidenzia che, nel 2023, la maggior parte delle famiglie ha modificato le proprie abitudini di consumo. Circa il 31,5% degli intervistati ha dichiarato di aver limitato la quantità e/o la qualità del cibo acquistato, rispetto al 29,5% del 2022. Questo è particolarmente significativo se si considera che l’aumento dei prezzi per alimentari e bevande analcoliche è stato del 10,2%.
I cambiamenti nelle abitudini di consumo
Le famiglie italiane si trovano ad affrontare un contesto inflazionistico che ha costretto molti a rivedere le proprie abitudini di consumo. Il 31,5% delle famiglie ha dichiarato di aver ridotto la quantità o la qualità del cibo acquistato, un segnale allarmante che mostra come l’insicurezza economica stia modificando non solo le spese, ma anche le scelte alimentari. I prodotti alimentari hanno visto un incremento dei prezzi del 10,2%, con le famiglie che hanno speso 526 euro al mese per questi beni, pari al 19,2% della spesa totale. Tra i prodotti alimentari, i cibi pronti e i prodotti non classificati hanno visto un aumento significativo del 15,5%, mentre oli e grassi e ortaggi hanno registrato aumenti del 12,9% e 12,2% rispettivamente.
Come nel 2022, anche nel 2023 la voce di spesa che le famiglie dichiarano di aver limitato maggiormente è quella per abbigliamento e calzature: tra quante già sostenevano questo esborso un anno prima, la percentuale di chi ha provato a ridurlo è del 48,6%, comunque in lieve diminuzione rispetto al 2022 (era il 50,2%). La percentuale più elevata di famiglie che nel 2023 dichiarano di aver provato a diminuire questa spesa si osserva comunque nel Mezzogiorno (58,0%, era il 58,3% nel 2022).
Restano abbastanza stabili, tra chi già spendeva per queste voci, le quote di chi non ha modificato i propri comportamenti di acquisto relativi alle spese per sanità (il 79,1%, era il 78,4% nel 2022) e per beni e servizi per la cura e l’igiene personale (il 63,3%, dal 63,1% del 2022), mentre aumentano le quote di chi non ha modificato l’acquisto di carburanti (70,9%, dal 67,1% del 2022) e di viaggi (55,4%, dal 49,1% del 2022). Per entrambe le voci, l’aumento è stato più intenso al Nord, dove, nel 2023, la percentuale di chi continua a spendere senza modifiche rispetto ad un anno prima è salita per i viaggi dal 52,2% al 58,9% e per i carburanti dal 71,5% al 76,1%.
Infine, nel 2023 sono al 4,7%, tra le famiglie che già la sostenevano, quelle che dichiarano di aver aumentato, rispetto all’anno precedente, la spesa per visite mediche e accertamenti periodici; al Centro tali famiglie raggiungono il 5,2%.
Per quanto riguarda le spese non alimentari, si segnala un incremento del 3,2% rispetto al 2022, con una spesa media di 2.212 euro mensili. Anche in questo caso, i servizi di ristorazione e alloggio hanno visto un notevole incremento, del 16,5%, superando per la prima volta i livelli pre-COVID.
Tuttavia, è importante notare che queste spese non sono uniformi, con il Nord-ovest che continua a registrare i livelli più alti di spesa. Sebbene i divari territoriali siano in leggera flessione, con una riduzione della differenza relativa di spesa tra il Nord-ovest e il Sud, le disparità rimangono significative. Nel 2023, la spesa media nel Nord-ovest è di 2.979 euro, mentre nel Sud si attesta a 2.203 euro, segnando una differenza del 35,2%: un gap emblematico delle disuguaglianze economiche che caratterizzano il nostro paese.
In questo contesto, le famiglie composte solo da italiani spendono circa il 32,0% in più rispetto a quelle con componenti stranieri, segnalando una differenza di accesso a risorse e opportunità economiche che merita attenzione.
In calo la propensione al risparmio
Un altro aspetto cruciale evidenziato dal report è il calo della propensione al risparmio, scesa al 6,3% nel 2023 rispetto al 7,8% nel 2022. Questo dato, che segna un abbassamento anche rispetto ai livelli pre-pandemia (8,0% nel 2019), suggerisce che le famiglie italiane si trovano in una situazione di vulnerabilità economica, dove la capacità di risparmiare è compromessa da spese crescenti e incertezze economiche.
Le famiglie sembrano affrontare l’aumento dei costi attingendo ai risparmi pregressi o riducendo la loro capacità di risparmio, un comportamento che potrebbe portare a gravi conseguenze nel lungo termine. L’attenzione alle spese diventa quindi fondamentale, e il report suggerisce che le famiglie stanno modificando le loro abitudini di acquisto per far fronte a un contesto economico sempre più complesso.
Cambiamenti demografici e impatto sulla spesa
Le differenze demografiche, legate all’ampiezza familiare e al livello di istruzione, sono evidenti nel report. Le famiglie più grandi tendono a spendere di più, anche se l’aumento non è proporzionale al numero di componenti. Ad esempio, nel 2023, la spesa media per una famiglia di una sola persona è di 1.972 euro, mentre per una famiglia di quattro persone arriva a 3.281 euro.
In termini di composizione, la spesa per alimentari e bevande pesa maggiormente per le famiglie con più figli, mentre per le coppie senza figli giovani, la spesa per servizi di ristorazione e cultura è particolarmente elevata.
Le famiglie italiane stanno adattando le loro abitudini di consumo alle sfide poste dall’inflazione. Oltre a ridurre le spese per alimentari, vi è un aumento delle famiglie che non modificano le proprie spese per beni e servizi essenziali, come la salute e i beni per la cura personale. Questo dimostra una resilienza, ma anche una certa rassegnazione, di fronte a un contesto economico incerto.
In particolare, le famiglie di giovani adulti senza figli stanno mostrando un aumento significativo della spesa, evidenziando un desiderio di tornare a consumare e investire in esperienze, come ristoranti e viaggi. Le famiglie con un alto livello di istruzione continuano a spendere di più per beni e servizi non alimentari, segnalando che l’istruzione gioca un ruolo chiave nel determinare la capacità di spesa.
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