Giornata della Famiglia 2025: il Piano nazionale rilancia il welfare familiare
È lì anche quando non la si nomina. Invisibile e resiliente, la famiglia – nelle sue molteplici forme – resta il fulcro delle dinamiche sociali più profonde. Non è solo affetto e appartenenza: è welfare non formalizzato, educazione quotidiana, supporto intergenerazionale. Per questo, ogni 15 maggio, le Nazioni Unite invitano il mondo a fermarsi e riflettere con la Giornata Internazionale della Famiglia, istituita nel 1993 per riconoscere e rafforzare il ruolo centrale dei nuclei familiari nello sviluppo umano, economico e culturale.
Nel 2025, questa ricorrenza assume un significato ancor più strategico. Si celebra infatti a trent’anni esatti dal primo Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale (Copenaghen, 1995), ed è tappa di avvicinamento al Secondo Vertice Globale, che si terrà a Doha, in Qatar, a novembre. Tema scelto: “Politiche orientate alla famiglia per lo sviluppo sostenibile”. La sfida è chiara: integrare le famiglie nei processi decisionali legati all’Agenda 2030, passando dalla retorica alla pianificazione strutturale.
Famiglia e sviluppo sostenibile
In occasione della Giornata 2025, l’Onu presenterà il rapporto “Family Policies and Issues in Voluntary National Reviews 2020–2024”, che raccoglie evidenze, dati e buone pratiche adottate nei cinque continenti. Il messaggio è netto: senza famiglie forti, nessun obiettivo di sostenibilità è raggiungibile.
Le politiche familiari si intrecciano con quasi tutti i 17 Obiettivi dell’Agenda 2030: educazione, parità di genere, salute, lavoro dignitoso, inclusione sociale. Eppure, in molti contesti nazionali, la famiglia continua a essere percepita come una variabile privata, più che come soggetto politico. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: denatalità crescente, nuclei monoparentali in aumento, fragilità educative e sociali che si trasmettono tra generazioni.
Il report Onu mette in luce come l’urbanizzazione incontrollata, le trasformazioni demografiche, i flussi migratori e i cambiamenti climatici stiano modificando in profondità l’assetto delle famiglie a livello globale. Eppure, la famiglia continua ad essere riconosciuta – anche giuridicamente – come fondamento della società, non solo nella Costituzione italiana, ma in molte altre.
Ma il riconoscimento formale non basta. Servono strategie pubbliche coordinate, integrate, universali.
Il Piano Nazionale per la Famiglia 2025–2027
A questa esigenza di concretezza risponde l’Italia con il nuovo Piano Nazionale per la Famiglia 2025–2027, fortemente sostenuto dalla ministra Eugenia Roccella. Dopo anni di frammentazione e approcci assistenzialistici, il Piano si propone come architettura di policy organica, realistica e territorialmente radicata.
La sua missione è duplice: restituire alla famiglia un ruolo centrale e non residuale nel sistema di welfare italiano ed abbandonare l’idea che la famiglia sia solo “oggetto” di tutela, riconoscendola invece come soggetto attivo del cambiamento sociale.
Il documento si articola in 14 schede-azione, che delineano una strategia operativa basata su:
- la sussidiarietà, per valorizzare le pratiche già attive sul territorio;
- la realizzabilità a normativa vigente, per evitare promesse inattuabili;
- la messa in rete dei Centri per la Famiglia, intesi come hub multidisciplinari di prossimità.
Centri per la famiglia
Il Piano riconosce il territorio come ecosistema e propone un modello innovativo incentrato sui Centri per la Famiglia. Diffusi, interconnessi, professionalizzati: questi spazi dovranno diventare poli stabili per l’orientamento, la mediazione, il supporto educativo, l’accesso ai servizi.
Non si tratta di sportelli burocratici, ma di luoghi comunitari che sappiano offrire alle famiglie ascolto, strumenti e reti. Ad oggi la loro presenza è disomogenea e spesso precaria; il Piano punta a renderli colonna portante del welfare locale, dotandoli di personale formato e funzioni riconosciute a livello nazionale.
Le tre priorità chiave: natalità, conciliazione, educazione
Il Piano non si limita a ridefinire l’architettura istituzionale: individua anche obiettivi strategici misurabili. Tra questi, tre si impongono per urgenza e impatto:
- Natalità: alla luce dell’inverno demografico italiano, il sostegno alla genitorialità è centrale. Il Piano propone l’introduzione di figure professionali di accompagnamento per i primi mille giorni, rafforzamento dei servizi educativi per l’infanzia, valorizzazione del ruolo dei padri, e misure per prevenire l’isolamento delle madri.
- Conciliazione vita-lavoro: si prevede la promozione di pratiche aziendali family-friendly, l’estensione delle flessibilità orarie e incentivi fiscali alle imprese che adottano modelli di organizzazione inclusivi.
- Povertà educativa: attraverso un approccio integrato scuola–famiglia–territorio, si mira a contrastare la dispersione scolastica, rafforzare i servizi extrascolastici, favorire l’accesso alla cultura nei contesti a rischio.
Questi assi d’intervento non agiscono in compartimenti stagni. Al contrario, si nutrono a vicenda e compongono una visione sistemica del benessere familiare, ancorata a evidenze e a pratiche replicabili.
Da Copenaghen a Doha
L’orizzonte 2025 non nasce dal nulla. È parte di un percorso avviato nel 1995 con il Vertice Mondiale per lo Sviluppo Sociale di Copenaghen, che per la prima volta riconobbe la famiglia come “unità fondamentale della società”. In quella sede, vennero fissati tre capisaldi che oggi ritornano con forza:
- il diritto all’equilibrio vita-lavoro;
- la genitorialità condivisa e paritaria;
- il riconoscimento economico del lavoro di cura, spesso invisibile e svolto in larga parte da donne.
Nel 2025, il nuovo vertice di Doha si propone di attualizzare quei principi, con l’obiettivo di costruire una governance sociale capace di rispondere alle sfide della contemporaneità con strumenti inclusivi e sostenibili.