Da settembre in cerca di casa: “Noi costretti a vivere in macchina con tre figli”
- 24/01/2024
- Famiglia
Se pensi che un lavoro e uno stipendio fisso siano sufficienti per ottenere una casa, potresti ricrederti. Perché da mesi, la famiglia di Zeinab, insieme ai tre bambini, vive in macchina. Si tratta di una macchina di proprietà, situata in Valle San Felice, frazione del comune di Mori, in provincia di Trento. Parcheggiata, con all’interno cinque persone, è diventata la dimora di Zeinab, compagno e piccoli, nella quale trovare un posto in cui dormire la notte.
Il compagno di Zeinab ha un lavoro fisso, è un corriere. I loro tre figli vanno a scuola. Da settembre cercano un’abitazione, ma senza successo.
La storia di Zeinab
A raccontare la loro storia è Pantaleo Losapio, membro dell’associazione dei volontari di Unità di Strada che al quotidiano TrentoToday ha affermato: “Prima loro erano ospiti in un’abitazione in cui inizialmente sarebbero dovuti rimanere un mese, poi però ne sono trascorsi cinque senza che nel mentre riuscissero a trovarsi un altro alloggio – racconta il volontario -. Circa a settembre la proprietaria di casa, da un giorno all’altro, ha detto loro che dovevano andarsene e che per loro non c’era più spazio, e così hanno iniziato a vivere e dormire nella loro macchina, una polo”.
La famiglia, di origini pakistane, ha visto anche peggiorare la situazione quando è arrivato il freddo: “Inizialmente – ha spiegato la signora Zeinab – c’era ancora abbastanza caldo e riuscivamo comunque a trascorrere buona parte della giornata all’esterno, portavo i figli in giro per piazza della pace e il parco del Brione. Poi sono arrivati il freddo e l’inverno, il buio ha iniziato ad arrivare presto e quindi trascorrere tempo fuori non era più possibile”.
Tra volontari e servizi sociali
I volontari sono così intervenuti in seguito alla segnalazione della dirigente della scuola di uno dei tre minori: “Abbiamo iniziato a prenderci cura di loro – ha dichiarato Losapio –. La mattina i figli vanno a scuola e il padre a lavoro, io ospito la signora e le fornisco un posto caldo dove stare fino alle tre-quattro del pomeriggio. Poi vanno nella loro auto aspettando che il padre torni la sera e dormono lì. Non hanno nemmeno un fornello per scaldarsi o prepararsi qualcosa, mangiano principalmente cose come brioche o mandarini”.
Secondo quanto raccontato, l’uomo avrebbe una buona paga come corriere. Si sono perciò rivolti a enti e aziende, ma le persone, quando vedono che sono stranieri con figli, interrompono la trattativa. Con l’attività dei volontari, i servizi sociali si sono accorti del caso e si sono attivati in merito: “Venerdì abbiamo avuto un appuntamento, intanto però la famiglia passerà altri giorni senza una casa. Noi di Unità di strada e le altre associazioni da questo punto di vista siamo quelli ‘pratici’, che invece di chiedere informazioni e permessi offriamo un aiuto immediato e concreto e lo facciamo in maniera totalmente gratuita. Altrimenti queste persone avrebbero trascorso i mesi più freddi dell’anno senza nemmeno un posto dove trascorrere qualche ora al caldo”.
Il diritto di abitare e minori senza casa
Il diritto ad abitare, in questo caso, viene del tutto scavalcato da isolamento e disprezzo. Gli stessi sentimenti che centinaia di famiglie subiscono ogni giorno solo perché di origini differenti da quelle dei proprietari di casa e dall’idea che, famiglie come quella di Zeinab non siano idonee ad occupare un immobile.
A preoccupare però è che la condizione tocca tre minori che rientrano tra i quasi 13 mila bambini senza fissa dimora nel nostro Paese. Dati sottostimati, secondo Openpolis e Con i bambini, e che tendono a peggiorare nei principali centri urbani italiani, dove il numero dei senzatetto non ha eguali rispetto alle piccole realtà.
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