L’intelligenza artificiale può predire una depressione post partum? Lo studio
- 29/04/2024
- Famiglia
Raccontare l’esperienza del parto a ChatGpt può individuare, prevenire o curare un’eventuale depressione da stress post traumatico correlato al parto (CB-PTSD). Questo è quanto è emerso dall’ultima ricerca finanziata dal National Institutes of Health e pubblicata su Scientific Reports. I ricercatori hanno adattato un programma di intelligenza artificiale per identificare i segni del disturbo valutando brevi dichiarazioni narrative di pazienti che avevano partorito di recente.
Il programma ha identificato con successo un’ampia percentuale di partecipanti che probabilmente avevano il disturbo e, con ulteriori perfezionamenti, come i dettagli delle cartelle cliniche e i dati sull’esperienza di nascita di diverse popolazioni, il modello potrebbe potenzialmente identificare un’ampia percentuale delle categorie più a rischio. Ma scopriamo di più sul rapporto tra Ai e gravidanza.
Depressione post partum e Ai
Il disturbo da stress post-traumatico correlato al parto (CB-PTSD) colpisce circa otto milioni di donne ogni anno. La pratica per diagnosticarlo richiede una valutazione medica, tempo e risorse in denaro. Applicare questa metodologia di diagnosi ad un’analisi computazionale affidata all’intelligenza artificiale è stato l’oggetto della ricerca che ha riscosso un successo inaspettato.
ChatGpt ha ascoltato il racconto delle donne dopo la gravidanza, raccogliendo testimonianze di oltre mille donne provenienti da tutto il mondo. Le donne che hanno dato alla luce un bambino vivo negli ultimi sei mesi e avevano almeno 18 anni hanno partecipato ad un sondaggio web anonimo fornendo informazioni sulla loro salute mentale e sulla loro esperienza di parto. Alla fine del sondaggio, ai partecipanti è stata data l’opportunità di raccontare, con la propria voce, l’esperienza della maternità. Queste narrazioni sono state raccolte, in media, 2,73 (± 1,82) mesi dopo il parto. Il campione analizzato è composto da 1295 donne che hanno fornito narrazioni di lunghezza pari o superiore a 30 parole, lunghezza scelta per facilitare un’analisi significativa, in linea con il lavoro precedente che rilevava limitazioni nell’analisi di narrazioni più brevi.
ChatGpt e il potenziale del racconto libero
“Abbiamo raccolto le narrazioni del parto sotto forma di resoconti testuali aperti e non strutturati, evidenziando l’esperienza personale e recente del parto di ciascun partecipante – spiegano i ricercatori -. Queste narrazioni sono state ottenute utilizzando una metodologia di ricordo libero, in cui alle partecipanti è stato chiesto di fornire un breve resoconto della loro recente esperienza di parto, concentrandosi specificamente sugli elementi più angoscianti, se presenti. Questa attenzione agli aspetti più dolorosi dell’esperienza della nascita è in linea con le procedure standard utilizzate nella ricerca dei traumi non post partum”.
Successivamente, il modello è stato utilizzato per analizzare un diverso sottoinsieme di narrazioni per evidenziare il disturbo da stress post-traumatico. Nel complesso, il modello ha identificato correttamente le narrazioni delle partecipanti che probabilmente soffrivano di CB-PTSD perché avevano ottenuto punteggi elevati nel primo questionario effettuato.
Il CB-PTSD non trattato può interferire con l’allattamento al seno, il legame con il bambino e il desiderio di una futura gravidanza. Può anche peggiorare la depressione materna, che può portare a pensieri e comportamenti suicidi. Gli autori ritengono che il loro lavoro potrebbe eventualmente rendere più accessibile la diagnosi del disturbo da stress post-traumatico da parto, fornendo un mezzo per compensare le passate disparità socioeconomiche, razziali ed etniche.
Sintomi e diagnosi
“Il nostro approccio unico – continuano i ricercatori -, basato su narrazioni del parto non strutturate, introduce un metodo di acquisizione dati innovativo e a misura di paziente che può consentire l’identificazione precoce delle donne a rischio di CB-PTSD prima che altre strategie possano rilevare i sintomi di questa condizione. Inoltre, le donne che condividono le narrazioni delle loro esperienze di parto possono evitare problemi associati ai pregiudizi legati alla desiderabilità sociale nelle risposte al questionario e la mancata segnalazione dei sintomi a causa della vergogna o della paura. Valutazioni preliminari basate su queste narrazioni possono identificare le donne ad alto rischio, facilitando un intervento medico tempestivo. La dipendenza esclusiva del nostro modello dalle narrazioni del parto come fonte di dati – concludono i ricercatori – presenta un meccanismo efficiente per la raccolta dei dati durante la vulnerabile fase post partum, aggirando le potenziali insidie dell’utilizzo solo delle cartelle cliniche”.
Il modello proposto ha il potenziale per adattarsi perfettamente alle cure ostetriche di routine e può fungere da base per lo sviluppo di prodotti commerciali, facilitandone l’adozione tradizionale. È importante sottolineare che ciò potrebbe migliorare l’accessibilità della diagnosi CB-PTSD, affrontando le disparità socioeconomiche e etniche associate al trauma del parto, aiutando a identificare le donne appartenenti a minoranze, che corrono un rischio tre volte maggiore di sperimentare sintomi di stress post-traumatico.
Lo studio è stato condotto da Alon Bartal, Ph.D., della Bar Ilan University in Israele, e guidato dall’autore senior Sharon Dekel, Ph.D., del Massachusetts General Hospital e della Harvard Medical School, Boston. Il finanziamento è stato fornito dall’Istituto nazionale per la salute infantile e lo sviluppo umano (NICHD) Eunice Kennedy Shriver del NIH.
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