Allattamento al seno, fari puntati sui luoghi di lavoro
- 02/08/2023
- Famiglia
Significativi progressi per incrementare i tassi di allattamento esclusivo al seno sono stati compiuti, negli ultimi 10 anni, in molti Paesi, con aumenti del 10%, raggiungendo il 48% a livello globale. L’obiettivo globale è, però, del 70% entro il 2030 e per arrivarci è necessario affrontare le barriere che le donne e le famiglie incontrano per raggiungere i loro obiettivi di allattamento.
L’allattamento è l’intervento di più efficace per la sopravvivenza e lo sviluppo dei bambini: li protegge da malattie contagiose comuni e rafforza il loro sistema immunitario, fornisce i nutrienti chiave necessari per crescere e sviluppare il proprio potenziale. In tutto il mondo i bambini che non vengono allattati hanno una probabilità 14 volte maggiore di morire prima di compiere un anno, rispetto a quelli che vengono allattati al seno. Lo ricordano l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in occasione della Settimana mondiale dell’allattamento in programma dall’1 al 7 agosto.
World Breastfeeding Week
La Settimana Mondiale dell’Allattamento al Seno (World Breastfeeding Week) è una campagna globale per aumentare la consapevolezza e stimolare l’azione sui temi legati all’allattamento al seno.
La WBW si celebra ogni 1-7 agosto in commemorazione della Dichiarazione degli Innocenti del 1990. Iniziata nel 1992, con temi annuali tra cui i sistemi sanitari, le donne e il lavoro, il Codice internazionale di commercializzazione dei sostituti del latte materno, il sostegno della comunità, l’ecologia, l’economia, la scienza, l’istruzione e i diritti umani, dal 2016, WBW è allineato con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Nel 2018, una risoluzione dell’Assemblea mondiale della sanità ha approvato la WBW come un’importante strategia di promozione dell’allattamento al seno.
Allattamento nei luoghi di lavoro
Quest’anno fari puntati sui luoghi di lavoro. Claim del 2023 è ‘Let’s make breastfeeding at work, work‘ (‘Facciamo lavorare l’allattamento al seno, lavora’) e Unicef e Oms pongono l’attenzione sulla necessità di un più ampio supporto all’allattamento su tutti i luoghi di lavoro per sostenere e migliorare i progressi dei tassi globali di allattamento. Dati mostrano che, mentre i tassi di allattamento calano significativamente per le donne che tornano al lavoro, questo impatto negativo può essere cambiato quando i luoghi di lavoro facilitano le madri a continuare ad allattare i propri figli.
Politiche a favore della famiglia
Politiche a favore della famiglia sui luoghi di lavoro, come congedo di maternità retribuito, pause per allattare e una stanza dove le madri possono allattare o tirare il latte – sottolineano Unicef-Oms – creano ambienti a beneficio non solo delle donne che lavorano e delle loro famiglie, ma anche dei datori di lavoro.
Queste politiche generano un ritorno economico che riduce le assenze da lavoro legato alla maternità, consentono alle lavoratrici di mantenere il proprio lavoro e riducono i costi di assunzione e formazione di nuovo personale.
Con l’obiettivo di supportare l’allattamento sui luoghi di lavoro, l’Unicef e l’Oms chiedono a governi, donatori, società civile e settore private di fare sforzi per:
- assicurare un ambiente che supporti l’allattamento per tutte le madri che lavorano – comprese quelle nel settore informale o con contratti temporanei – garantendo l’accesso a pause regolari per allattare e strutture che consentano alle madri di continuare ad allattare i propri figli una volta tornate al lavoro;
- fornire un congedo retribuito sufficiente a tutti i genitori che lavorano e a tutte le persone che si prendono cura dei bambini per rispondere ai loro bisogni. Questo comprende un congedo di maternità retribuito per almeno 18 settimane, preferibilmente per un periodo di 6 o più mesi dopo il parto;
- aumentare gli investimenti sulle politiche e sui programmi che supportano l’allattamento in tutti gli ambiti, compresi i programmi e le politiche nazionali che regolano e promuovono il supporto del settore pubblico e privato all’allattamento per le donne sui luoghi di lavoro.
Allattamento anche d’estate
L’allattamento al seno è una buona scelta anche d’estate. Parola dei pediatri della Società italiana di pediatria (Sip) che ricordano le buone ragioni per suggerire alle mamme di continuare ad allattare anche in estate, senza interrompere questa buona pratica: il latte materno, infatti, nutre e mantiene l’idratazione del piccolo, è pratico, economico e riduce il rischio di infezioni.
In Italia – ricordano i pediatri – meno di un bambino su due all’età di 2-3 mesi viene allattato in maniera esclusiva al seno, con percentuali ancor più basse in alcune regioni (30% in Sicilia e Campania). Solo 3 bambini su 10, quando arrivano a 4-5 mesi, continuano a essere allattati in maniera esclusiva al seno (percentuali che arrivano rispettivamente al 13% e 16% in Sicilia e Campania).
Eppure, ricorda la Sip, i benefici dell’allattamento, sia per la mamma che per il bambino, sono ormai ben documentati. L’Oms e l’Unicef raccomandano di allattare, quando possibile, in modo esclusivo fino ai 6 mesi di età e di prolungare l’allattamento fino ai 2 anni, se desiderato da mamma e bambino. I dati confermano la necessità di un’azione continua di promozione, protezione e sostegno dell’allattamento, soprattutto nei primi mesi di vita del bambino.
Basta un poco di zucchero
Secondo un nuovo studio, una piccola molecola di zucchero è il super ingrediente contenuto nel latte materno e, secondo la scienza, è in grado di potenziare il cervello il via di sviluppo dei neonati, e potenzialmente anche il cervello che invecchia. Lo ha identificato un gruppo di ricercatori della Tufts University negli Stati Uniti.
La ricerca firmata da un team del Jean Mayer Usda Human Nutrition Research Center on Aging (Hnrca) dell’ateneo Usa e pubblicata su ‘Pnas’ suggerisce che un micronutriente del latte materno umano, una molecola di zucchero chiamata myo-inositolo, fornisce un beneficio significativo al cervello dei piccoli, e questa scoperta – che fa luce ulteriormente sul legame tra nutrizione e salute cerebrale – potrebbe aiutare a migliorare gli alimenti per lattanti utilizzati in circostanze in cui l’allattamento al seno non è possibile, evidenziano gli autori. Il lavoro apre inoltre la strada allo studio del ruolo che il myo-inositolo potrebbe svolgere nel cervello mentre invecchiamo.
I ricercatori hanno profilato e confrontato campioni di latte umano raccolti in Città del Messico, Shanghai e Cincinnati dallo studio Global Exploration of Human Milk, che includeva madri sane di neonati a termine. E hanno scoperto che questo micronutriente era più importante nel latte materno durante i primi mesi di allattamento, quando le connessioni neuronali chiamate sinapsi si stanno formando rapidamente nel cervello del neonato. Questo era vero indipendentemente dall’etnia o dal background della mamma.
Ulteriori test condotti utilizzando modelli di roditori e neuroni umani hanno mostrato che il myo-inositolo ha aumentato sia le dimensioni che il numero di connessioni sinaptiche tra i neuroni nel cervello in via di sviluppo, indicando una connettività più forte. ”
Ricerche condotte da altri gruppi hanno mostrato come i livelli di questa sostanza diminuiscano nel tempo man mano che i bambini si sviluppano. Negli adulti, livelli di inositolo cerebrale inferiori al normale sono stati riscontrati in pazienti con disturbi depressivi maggiori e disturbo bipolare. Le alterazioni genetiche nei trasportatori del myo-inositolo sono state collegate alla schizofrenia. Al contrario, in persone con sindrome di Down e in pazienti con malattia di Alzheimer e sindrome di Down sono stati identificati accumuli superiori al normale Biederer puntualizza che afferma che è prematuro raccomandare agli adulti di consumare più myo-inositolo, che si trova in quantità significative in alcuni cereali, e in fagioli, crusca, agrumi e melone (ma non è presente in grandi quantità nel latte vaccino).
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