Giappone, la Corte d’Appello di Tokyo dichiara incostituzionale il divieto di matrimonio per coppie LGBTQ+
- 05/11/2024
- Mondo
La Corte d’Appello di Tokyo ha emesso una sentenza storica, dichiarando incostituzionale il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso in Giappone. Secondo la Corte, come riportato da Kyodo News, il divieto viola il diritto all’uguaglianza sancito dalla Costituzione e si basa su norme superate, prive di “ragioni valide”. La decisione della Corte rappresenta un passo significativo per i diritti LGBTQ+ in un Paese che rimane l’unico del G7 a non riconoscere legalmente il matrimonio omosessuale.
Uguaglianza e dignità individuale
Presieduta dal giudice Sonoe Taniguchi, la Corte ha stabilito che l’attuale divieto contrasta con l’articolo della Costituzione giapponese che prescrive la promulgazione di leggi familiari dal punto di vista della “dignità individuale e dell’uguaglianza essenziale dei sessi.” Questa norma, che intende garantire pari diritti e dignità a tutte le persone, è stata interpretata dalla Corte come incompatibile con la discriminazione subita dalle coppie omosessuali, negando loro il diritto di formalizzare la propria unione. Inoltre, Taniguchi ha sottolineato come la crescente accettazione sociale del matrimonio tra persone dello stesso sesso rappresenti una realtà non ignorabile, indicativa di un cambiamento culturale che il legislatore giapponese dovrebbe considerare.
Nonostante questo importante riconoscimento, la Corte ha comunque respinto la richiesta di risarcimento avanzata dai sette querelanti, i quali avevano chiesto allo Stato un risarcimento di 1 milione di yen ciascuno (circa 6.500 dollari) per la violazione dei loro diritti. La decisione di rigettare la richiesta è motivata dalla mancata pronuncia della Corte Suprema sul tema, segno che la magistratura giapponese procede con cautela su un tema socialmente e culturalmente complesso. La Corte ha infatti chiarito che, in assenza di un verdetto definitivo da parte della Corte Suprema, non si può ritenere il governo giapponese responsabile per la mancata azione del Parlamento in materia di matrimonio omosessuale.
La sentenza si colloca in un contesto legale frammentato, in cui diversi tribunali distrettuali giapponesi hanno espresso pareri discordanti: mentre le corti di Sapporo e Nagoya hanno già dichiarato incostituzionale il divieto, le corti di Tokyo e Fukuoka si sono limitate a definirlo in uno “stato di incostituzionalità,” invitando il Parlamento a legiferare in proposito senza imporre, però, un intervento immediato.
Il Giappone e diritti LGBTQ+
Il Giappone, unico paese del G7 a non riconoscere legalmente le unioni tra persone dello stesso sesso, si trova così al centro di una crescente pressione interna e internazionale per allineare il proprio ordinamento ai principi di uguaglianza e inclusività, principi che il movimento LGBTQ+ e i suoi sostenitori continuano a richiedere a gran voce.
La recente sentenza, pur non portando a un’immediata svolta legislativa, potrebbe esercitare un’influenza significativa sull’opinione pubblica e sui rappresentanti politici. La vicenda potrebbe anche intensificare il dibattito sul ruolo e sulla definizione della famiglia in Giappone, soprattutto considerando che in diverse amministrazioni locali sono stati introdotti sistemi di partnership civile per le coppie omosessuali. Tuttavia, come dichiarato dal Segretario Capo di Gabinetto Yoshimasa Hayashi, il governo sta osservando l’evoluzione delle cause legali in corso e il processo di discussione nel Parlamento, mantenendo una posizione prudente e interlocutoria.
Resta da vedere come il Giappone affronterà questa spinta verso il cambiamento: da una parte, l’evidente discrasia tra l’accettazione sociale e il mancato riconoscimento legale di diritti fondamentali, dall’altra la necessità di affrontare una trasformazione culturale che tocca aspetti profondamente radicati della società nipponica. La strada verso il matrimonio egualitario appare ancora lunga, ma la sentenza della Corte d’Appello di Tokyo rappresenta una vittoria morale per coloro che lottano per un Giappone più inclusivo e rispettoso della dignità di ogni individuo.
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