“La parità non può aspettare”, lo spot Tim che fotografa la società
Un tacco rosso tra le mani con cui spaccare un muro. Muro che si ritrovano centinaia di donne alla fine di un percorso tortuoso: un labirinto. Il labirinto, infatti, è la location del nuovo spot di Tim, intitolato ‘La parità non può aspettare’.
In televisione, negli ultimi giorni, sta andando in onda la nuova pubblicità dell’azienda di telefonia mobile che ha scelto di avere come protagonista un tema colossale che per il tutto il 2024 interesserà istituzioni e cittadini: la parità di genere.
In pochi secondi, infatti, si è riusciti a costruire un piccolo spaccato di vita quotidiana, nel quale, un uomo e una donna, a parità di accesso in un labirinto, percorrono percorsi diversi a causa di alcune difficoltà incontrate da lei.
‘Hai progetti per il tuo futuro?’ è la prima domanda che i due personaggi incontrano nel loro percorso. Proseguendo entrambi nella stessa direzione, per poi doversi separare dinanzi a quesiti che hanno richiesto risposte differenti: ‘Avere figli ti ha penalizzato?’; ‘Guadagni meno del tuo collega’; ‘Hai subito molestie?’. Le risposte della protagonista dello spot sono quelle che molte donne in Italia avrebbero dato, ritrovandosi così a perdersi tra una problematica e l’altra, nel labirinto appunto che è il percorso della società e che è evidentemente più tortuoso per un genere di persone piuttosto che per altri. Ma andiamo con ordine.
Avere figli ti ha penalizzato?
Una donna su cinque lascia il lavoro dopo essere diventata mamma. Spesso ciò accade nei primi tre anni di vita del neonato. L’Italia è stata spesso fanalino di coda in Ue per occupazione femminile e i dati dell’ultimo dossier del Servizio Studi della Camera lo hanno confermato.
Gli ultimi dati in materia dimissioni risalgono al 2022 e hanno testimoniato che delle oltre 44mila donne che hanno lasciato il lavoro, il 63% ha motivato la scelta con la maternità. Nei primi tre anni di vita del figlio, conciliare il lavoro con gli impegni domestici e con un primo o secondo figlio è diventato sempre più complesso, più per le donne che per gli uomini.
Guadagni meno del tuo collega?
Il gender pay gap, ovvero la differenza salariale tra uomini e donne nel sistema privato, ha raggiunto i 7.922 euro nel nostro Paese. Secondo il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum, la parità in busta paga tra uomini e donne è prevista per il 2154. In Italia, il divario retributivo tra uomini e donne differisce di oltre il 5%.
Hai subito moleste?
Una recente indagine Eurispes ha raccolto alcune testimonianze, su un campione di 1.048 donne, provenienti da tutta Italia e dai 18 anni in su. Il 42,6 % ha subìto insinuazioni rispetto ad una carriera raggiunta facilmente grazie al proprio corpo di donna (è capitato spesso, 11,7%; qualche volta 28,1% o regolarmente 2,8%). Il 44,4% ha ricevuto apprezzamenti sessuali da parte di un/una superiore o di un collega (47,9%). Ancora di più sono le donne (62,9%) che affermano di doversi impegnare di più sul lavoro, rispetto ad un collega uomo, per essere apprezzate.
“La parità non può aspettare”
‘La parità non può aspettare’ non è solo uno slogan, ma la verità. La parità di genere, economica sicuramente, ma anche sociale, è uno degli obiettivi sui quali si gioca il futuro del Paese. Nei paesi Ocse i divari tra i sessi generano una perdita media di reddito del 15%, mentre la parità si associa a più alti livelli di sviluppo. A confermarlo è stato il presidente del Cnel, Renato Brunetta, in un’intervista al Sole24Ore.
Ci vorranno altri 132 anni per colmare il divario di genere a livello globale. L’Italia è scesa dal 63esimo al 79esimo posto, per la minore partecipazione e la rappresentanza delle donne in politica ma anche nell’economia e nel mercato del lavoro. Ecco perché lo spot Tim ha riscosso successo e apprezzamenti: in pochi secondi è riuscito a restituire esattamente cosa voglia dire essere donna nel mondo del lavoro, oggi, in Italia.
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