Iscrizioni ai nidi in ripresa, ma il target europeo è ancora lontano
- 23/11/2023
- Famiglia
L’Italia si trova ancora ad affrontare sfide significative nella fornitura di servizi per la prima infanzia, con particolare attenzione all’accessibilità economica e geografica, pur con la ripresa delle iscrizioni dopo la pandemia. Lo rileva l’Istat che evidenzia alcune importanti dinamiche riguardanti i servizi integrativi per la prima infanzia in Italia:
- Numero di nidi attivi e posti disponibili: nel 2021/2022, ci sono 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia in Italia, con oltre 350.000 posti autorizzati. Tuttavia, il 48,8% di questi posti sono a titolarità pubblica. Alla fine del 2020 risultavano attive in Italia 13.542 strutture, quasi 300 in meno rispetto all’anno precedente (-2,1%). I posti complessivi erano 350.670, di cui il 49,1% in strutture pubbliche, con un saldo negativo di circa 10.600 posti (-2,9%) a causa soprattutto delle sospensioni del servizio nell’intero anno educativo 2020/2021 per la pandemia da COVID-19.
- Gap tra bambini e posti nei nidi: a causa del calo delle nascite, il divario tra il numero di bambini e il numero di posti nei nidi si sta riducendo gradualmente. La frequenza si avvicina al target europeo del 2010 (33%), ma rimane significativamente al di sotto del target del 2030 (45%).
- Offerta in ripresa, ma richieste insoddisfatte: nonostante un aumento di 1.780 posti dopo la pandemia, molte richieste di iscrizione rimangono insoddisfatte, soprattutto nel Mezzogiorno, con percentuali elevate sia nel settore pubblico che in quello privato.
- Accessibilità per le famiglie più povere: le famiglie con risorse economiche più limitate sono penalizzate sia dai costi delle rette, sia dalla carenza di nidi in diverse aree del Paese.
Nidi in ripresa ma servizi integrativi in calo
Nell’anno educativo 2021/2022, l’offerta di servizi educativi per la prima infanzia in Italia ha mostrato alcuni cambiamenti. Sebbene vi sia stato un parziale recupero dei posti nei nidi d’infanzia, i servizi integrativi hanno subito un ulteriore calo. A livello territoriale, esistono ancora ampi divari, con il Centro-Italia e il Nord-est che superano il 33% di copertura dei posti, mentre il Sud e le Isole sono significativamente al di sotto.
La frequenza dei servizi educativi in Italia è inferiore alla media europea, e la percentuale di copertura rispetto ai bambini di 0-2 anni è del 28%, con una lieve crescita rispetto all’anno precedente. Le disparità economiche influenzano l’accesso, e le famiglie con entrambi i genitori lavoratori ottengono spesso priorità nelle graduatorie di accesso.
Le politiche di agevolazioni tariffarie sono diffuse, ma la variabilità territoriale è significativa. Il “bonus asilo nido” ha registrato un aumento nell’utilizzo, ma le differenze regionali nella distribuzione e nelle risorse rimangono evidenti. La selezione all’ingresso si basa principalmente su criteri legati al lavoro dei genitori, mentre la funzione educativa e di contrasto alle disuguaglianze è meno rilevante.
Frequenza del nido sotto la media europea
La frequenza dei servizi educativi per la prima infanzia in Italia è inferiore alla media europea. Nel 2021, solo il 33,4% dei bambini di 0-2 anni frequenta una struttura educativa, in contrasto con la media dell’UE del 37,9%. Paesi come Francia e Spagna superano il 50%, mentre Olanda e Danimarca raggiungono il 74,2% e il 69,1% rispettivamente.
Va notato che la percentuale italiana include quasi il 5% di bambini iscritti alla scuola di infanzia come anticipatari, senza gli adattamenti previsti per la prima infanzia. Di conseguenza, meno del 30% dei bambini al di sotto dei 3 anni frequenta servizi educativi specifici per la prima infanzia.
A livello territoriale, esistono notevoli disparità. Il Centro-Italia e il Nord-est hanno una copertura superiore al 33%, rispettivamente del 36,7% e del 36,2%. Il Nord-ovest si avvicina all’obiettivo con il 31,5%, mentre il Sud e le Isole, sebbene in miglioramento, rimangono ancora distanti, rispettivamente con il 16,0% e il 16,6%.
A livello regionale, l’Umbria è la regione con la copertura più elevata (43,7%), seguita da Emilia Romagna (41,6%), Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento (41,1%). Alcune regioni del Sud, come Campania, Sicilia e Calabria, restano al di sotto del 15%, mentre la Sardegna registra il livello più alto con il 32,5%. I capoluoghi di provincia hanno una copertura media del 35,3%, mentre i Comuni non capoluogo, nel loro insieme, presentano una copertura di posti inferiore di circa dieci punti percentuali, pari al 24,9%.
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