Meno nascite, meno aborti. Roccella: “Sufficienti i medici che ci sono”. Ma è davvero così?
- 11/03/2024
- Famiglia
Con il calo demografico sono diminuiti anche gli aborti. I medici che attualmente sono impiegati nel sistema sanitario sono sufficienti. A sostenerlo è stata la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità Eugenia Roccella, che ospite a Sky TG24 pochi giorni dopo la Giornata internazionale della donna ha ricordato le “donne che ancora non hanno diritti di base, non solo il voto ma la possibilità di accedere alle professioni, all’università, ai luoghi pubblici, di andare libere per strada senza paura. Tutto questo ci riguarda”. Ma l’obiezione di coscienza non sembrerebbe rientrare tra i diritti per i quali sia necessario combattere nel nostro Paese. Scopriamo cosa ha detto la ministra.
Il diritto d’aborto
Donne, lavoro, politiche familiari e welfare: sono diverse le parole spese dalla ministra rispetto ai diritti delle donne. Ma ci sono dichiarazioni, quelle relative al diritto d’aborto, che hanno suscitato qualche perplessità. Un diritto che in Francia è entrato a far parte della Costituzione e che, invece, in Italia, trova diverse difficoltà nella sua concreta attuazione.
La ministra Eugenia Roccella in merito alle sue stesse opinioni e dichiarazioni passate sul diritto d’aborto ha ribadito: “Il mondo femminista è sempre stato molto chiaro su questo: nessuna donna è felice di abortire. È una libertà, noi parlavamo non di aborto come diritto ma di maternità come libera scelta. E abbiamo legge equilibrata che è da molti anni una legge attuata che ha dato buoni risultati e – per quanto sia stato divisa – rispetta il senso dell’aborto come ultima scelta, come ultima possibilità di uscire da una maternità non desiderata”.
Gli obiettori di coscienza
In Italia, però, si fa ancora fatica ad accedere ad un aborto senza tribolazioni. Nel nostro Paese, secondo i dati del ministero della Salute relativi al 2021 (gli ultimi disponibili diffusi a ottobre 2023), gli obiettori di coscienza sono circa il 63,4% dei ginecologi, il 40,5% degli anestesisti e il 32,8% del personale non medico. Con il termine “obiettori di coscienza” ci si riferisce al personale sanitario che, per motivi etici, rifiuta di praticare l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) a una paziente entro i primi 90 giorni di gestazione come previsto dalla legge. In altri termini, non renderebbe accessibile tale pratica a chi ne avesse volontà o necessità, costringendo una donna a rivolgersi altrove o a doversi spostare anche in un’altra Regione per trovare una struttura nella quale abortire.
La ministra Roccella, invece, ha affermato: “Le madri e i padri costituenti hanno cercato con la Costituzione di creare un testo fondamentale condiviso. Inserire una questione così delicata e divisiva non è nello spirito dei costituenti. La Francia ha altre matrici culturali, e per quanto riguarda la legge sull’aborto leggo la relazione al Parlamento che viene fatta tutti gli anni: il carico di lavoro per i medici non obiettori è di un aborto a settimana. Evidentemente siccome adesso gli aborti sono pochi perché sono poche le gravidanze, sono sufficienti i medici che ci sono”.
“In Sanità ci sono cause e contenziosi su tutto – ha aggiunto – ma sull’interruzione di gravidanza non ci sono, quindi evidentemente non ci sono donne che non sono riuscite ad accedere all’interruzione di gravidanza. Tutto il resto attiene all’organizzazione sanitaria, non in tutti gli ospedali si fa tutto, è molto più difficile trovare un ospedale dove partorire piuttosto che un ospedale dove abortire”.
Ma è davvero così?
Nel 2021, sono state notificate 63.653 interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg) in Italia, pari a un tasso di abortività di 5,3 Ivg ogni 1000 donne tra 15 e 49 anni. Secondo la mappa dettagliata realizzata da Laiga, Associazione di ginecologi in difesa della legge sull’aborto, sono 291 i luoghi nei quali una donna oggi può recarsi per porre fine alla propria gravidanza. Si attestano, invece, sui 359 i punti nascita nei quali una donna può mettere al mondo il proprio figlio o figlia.
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