La popolazione di Israele cresce: perché può diventare un problema per le istituzioni
- 19/07/2023
- Mondo
La popolazione d’Israele, che attualmente conta 9 milioni di abitanti, dovrebbe raggiungere 13 milioni nel 2050, secondo le ultime proiezioni delle Nazioni Unite. A trainare questa crescita demografica sarà la componente ortodossa, destinata a costituire un terzo della popolazione del paese entro la metà del secolo. Questo potrebbe rappresentare un problema per le istituzioni israeliane.
Infatti, gli ebrei ultraortodossi, ovvero gli Haredim, hanno un rapporto conflittuale con le istituzioni israeliane, come spiega neodemos.info e spesso sono esentati dalla leva militare.
Gli Haredim si avvantaggiano di leggi israeliane ad hoc, che permettono a coloro che si dedicano allo studio della Torah di essere esonerati dalla leva militare ma di vedersi comunque riconosciuti dei sussidi statali, come riporta ancora il sito. Questo potrebbe generare maggiore tensione fra società civile israeliana e ultraortodossi, dal momento che le tasse vengono pagate in larga parte da ebrei laici e vengono impiegate anche per sostenere comunità semi-segregate in perenne crescita e poco attive economicamente come scriveva già nel 2019 Gol Kalev su foreignpolicy.com.
I numeri della crescita
Oggi la comunità Haredi (singolare di “Haredim”) conta 1 milione e 120 mila unità, ma si prevede che cresca con un tasso doppio rispetto a quello del resto della popolazione, come riporta The Israel Democracy Institute. Seppure in leggero calo rispetto ai decenni passati, i dati parlano di 7 figli per donna nella comunità ultraortodossa, più del doppio dei 3.1 della media israeliana.
Questo trend significa che entro il 2050 la comunità Haredi diventerà più numerosa della popolazione araba del paese e che, poco dopo, un terzo degli Israeliani sarà Haredi.
Una delle motivazioni di questi numeri è che gli ebrei Haredim cominciano ad avere figli già da molto giovani: il 45% delle nascite si concentra fra i 20 e i 30 anni d’età, quasi il doppio degli ebrei laici che nella stessa fascia d’età registrano il 25% delle nascite.
Questi dati avevano destato l’attenzione del governo già nel 2017, quando un rapporto rilasciato del Consiglio economico nazionale aveva sottolineato la progressiva diminuzione del peso degli ebrei laici o non credenti e degli arabi cristiani con una fertilità media rispettivamente di 2,3 e 2 figli per donna.
Il rapporto conflittuale con il sionismo
La sempre maggiore percentuale di ebrei ultraortodossi in Israele rappresenta un rischio per le istituzioni, dal momento che quasi la totalità degli ebrei Haredim dichiara di votare per partiti come Shas (partito conservatore) ed Ebraismo della Torah Unito (ultraconservatore). Quest’ultimo è un partito non sionista tanto che non ha sostenuto le coalizioni di governo del partito nazional-liberale Likud guidato da Benjamin Netanyahu. Neodemos,info sottolinea come questo abbia avuto un ruolo importante nella crisi politica del Paese.
A seconda delle varie correnti interne alla comunità, fra il 18% e il 45% degli Haredim non si identifica con lo Stato di Israele, mentre la maggior parte degli uomini Haredim dedica la propria vita allo studio della Torah e non ha un vero lavoro né istruzione superiore. Coloro che studiano lo fanno in scuole dedicate e intendono comunque lavorare nelle proprie comunità di origine, alimentando la tensione con il resto della società.
I rapporti tra gli ultraortodossi e le istituzioni si sono ulteriormente inaspriti con la pandemia di Covid-19. Infatti, più del 60% degli Haredim ha dichiarato di fidarsi delle indicazioni date dai rabbini più che di quelle dei medici per combattere il virus. La comunità Haredi si è fortemente opposta alle misure restrittive. Non a caso, come dimostrano i dati rilasciati dal ministero della Salute tra gli over 60, il numero degli ultraortodossi morti per Covid-19 è stato quattro volte superiore a quello del resto della popolazione.
Le prospettive future
Nonostante l’intervento della Corte Costituzionale israeliana che ha dichiarato incostituzionale l’esenzione dalla leva per gli ebrei Haredim, tutt’ora una buona parte ne è ancora esclusa.
Già nel 2019, tra le minoranze arabe e gli Haredim, 3 milioni di abitanti dello Stato di Israele erano sollevati dall’obbligo di leva (circa il 30% della popolazione totale).
La crescita demografica degli ultraortodossi che procede a ritmo spedito potrebbe mettere in difficoltà Israele dal punto di vista della difesa, dal momento che l’esercito israeliano si basa sulla leva militare.
Volgendo lo sguardo ai dati demografici dei Paesi confinanti si capisce come Israele rischi di essere inglobato: le Nazioni Unite prevedono che entro il 2030 l’Egitto dovrebbe raggiungere i 125 milioni di abitanti, l’Iraq 52 milioni, la Turchia quota 89 milioni, e la Siria 30 milioni. Numeri molto maggiori rispetto a quelli previsti per Israele che nel 2030 dovrebbe contare 10 milioni di abitanti. Dati ancora più allarmanti per le istituzioni israeliane se si considera che la crescita sarà trainata da comunità diffidenti verso l’establishment nazional-sionista.
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