Welfare familiare, al via 10mila ingressi extra-quota: tra opportunità e crisi
- 29 Settembre 2025
- Welfare
Il decreto-legge che dispone delle misure di ingresso in Italia di lavoratori stranieri (dl 145/2024) ha aperto un canale sperimentale con 10 mila ingressi “extra quota” di assistenti familiari e sociosanitari destinati esclusivamente all’assistenza di anziani over 80 e persone disabili.
Una misura che riconosce l’urgenza del lavoro di cura e che verrà prorogata almeno fino al 2026, ma che, secondo Nuova Collaborazione, l’associazione nazionale datori di lavoro domestico, non basterà a colmare le fragilità strutturali del settore.
Assistenti familiari: un comparto che invecchia
Secondo l’Osservatorio Inps 2025, riguardante i dati del 2024, il comparto perde forza lavoro regolare e vede crescere l’irregolarità. Sono stati registrati 817.403 lavoratori domestici regolari, lo scorso anno: un calo del 3% rispetto al 2023 e una perdita complessiva di 158mila posizioni dal 2021.
Quasi un lavoratore domestico su due opera senza contratto, tutele o contributi. Le famiglie, dal canto loro, non riescono ad accedere ad agevolazioni e sostegni. Il quadro peggiore se si guarda all’età media della forza lavoro del settore: la fascia 55-59 anni è la più numerosa (18,6%), un quarto degli addetti ha più di 60 anni e appena l’1,5% ha meno di 25 anni. Secondo i dati Inps riportati dall’Associazione, inoltre, nel 2024 la quota delle badanti (50,5%) ha superato quella delle colf (49,5%), segno di una domanda crescente di assistenza a favore di anziani e persone fragili. Pesa il dato sulla formazione: solo il 4% degli operatori dispone infatti di una certificazione formale.
Le proposte di Nuova Collaborazione
In un settore che invecchia e che deve far fronte a bisogni sempre più complessi, “il canale sperimentale dell’extra quota è un passo avanti – ha dichiarato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione – ma senza una strategia di formazione qualificata e un piano serio di contrasto all’irregolarità rischiamo di non coglierne appieno l’impatto. In occasione della Giornata Internazionale degli Anziani che si celebra il 1° ottobre, chiediamo che l’Italia smetta di rincorrere emergenze e inizi a trattare il lavoro domestico come un pilastro del welfare nazionale. In questa prospettiva, guardiamo con interesse a tutti gli interventi che possono contribuire a rendere il settore più ordinato e sostenibile e a garantire un sostegno più organico e duraturo alle famiglie che ogni giorno affrontano il tema della cura. Mi riferisco ad un eventuale estensione della platea del bonus per i non autosufficienti e ai successisi provvedimenti attesi in materia di click day”.
Per affrontare la sfida, Nuova Collaborazione ha indicato quattro priorità di riforma:
1. La prima riguarda la formazione. L’Associazione di settore chiede di avviare percorsi formativi certificati e retribuiti, sostenuti da incentivi fiscali per le famiglie che assumono personale regolare e qualificato.
2. La seconda è l’istituzione di un registro nazionale dei lavoratori certificati, trasparente e accessibile, “per dare garanzie a chi cerca assistenza e valorizzare chi lavora nella cura”.
3. La terza è favorire una maggiore coerenza dei percorsi formativi in tutto il Paese, sostenendo l’applicazione di criteri comuni e riducendo le attuali disparità territoriali.
4. La quarta proposta è rappresentata dallo “zainetto fiscale”, un “meccanismo semplice e flessibile che consentirebbe a ogni contribuente di disporre di un credito unico, utilizzabile per diverse spese di welfare, dall’assistenza familiare all’educazione dei figli, incentivando così la regolarizzazione dei contratti e alleggerendo il peso economico sulle famiglie”.
Una riforma di questo tipo, spiega l’Associazione in una nota, avrebbe ricadute non solo sociali, ma anche economiche: più gettito fiscale e contributivo, meno irregolarità e maggiori tutele per famiglie e lavoratori.
“Il lavoro domestico – ha concluso Savia – è la risposta silenziosa alla più grande sfida del nostro tempo: l’invecchiamento demografico. Far emergere il lavoro nero e investire nella professionalizzazione è l’unica strada per garantire dignità a chi lavora nella cura e sicurezza agli anziani che ne hanno bisogno. Non possiamo più permetterci improvvisazione: serve una visione strategica e di lungo periodo”.