Addio anticipo Tfr? Il Governo valuta la svolta per le pensioni
- 28 Maggio 2025
- Welfare
Nel 2025 la spesa previdenziale italiana raggiungerà i 289,4 miliardi di euro, pari al 15,3% del Pil. Un dato che evidenzia la pressione crescente esercitata dal sistema pensionistico pubblico, a fronte di una popolazione che invecchia rapidamente. Le proiezioni indicano che entro il 2050 oltre un terzo dei cittadini italiani avrà più di 65 anni. Il Governo propone una riforma che mira a intervenire direttamente su una delle componenti del trattamento retributivo del lavoratore: il Tfr, o Trattamento di Fine Rapporto. La proposta, avanzata dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, consiste nel trattenere il Tfr all’interno dell’Inps, destinandolo al rafforzamento della previdenza pubblica. L’obiettivo è duplice: alleggerire il carico strutturale del sistema pensionistico e offrire margini per l’uscita anticipata dal lavoro.
Popolazione anziana in aumento e meno lavoratori attivi
La dinamica demografica italiana è caratterizzata da una riduzione costante della natalità e da un aumento dell’aspettativa di vita. Secondo Eurostat, nel 2070 l’indice di dipendenza degli anziani – cioè il rapporto tra over 65 e popolazione in età lavorativa – raggiungerà il 65,5%, ben al di sopra della media Ue, che si attesta al 59,1%. Questo squilibrio mette in discussione la sostenibilità a lungo termine del modello previdenziale basato sulla ripartizione.
Nel 2050 si prevede che per ogni due lavoratori attivi ci sarà un pensionato. Tale rapporto compromette l’equilibrio tra entrate contributive e uscite previdenziali, con il rischio di generare un deficit crescente. La spesa pensionistica, che oggi rappresenta oltre un settimo del Prodotto interno lordo, è destinata ad aumentare se non verranno introdotti strumenti correttivi.
In questo quadro, il Governo intende ridurre la pressione sulla spesa pubblica attraverso una gestione più efficiente delle risorse disponibili. La proposta di riforma del Tfr si inserisce in questa strategia: invece di trasferire i fondi ai gestori di previdenza complementare, il denaro resterebbe all’Inps, che lo utilizzerebbe per integrare gli assegni pensionistici pubblici. Questa misura non comporterebbe nuovi prelievi a carico dei lavoratori né implicherebbe modifiche agli importi spettanti: il Tfr maturato resterebbe dovuto, ma vincolato al pensionamento.
Come funzionerebbe la gestione del Tfr da parte dell’Inps
Il meccanismo proposto è centrato sulla gestione diretta del Tfr da parte dell’Inps. Attualmente, i lavoratori possono decidere se lasciare il Tfr in azienda o versarlo a un fondo pensione complementare. Per i dipendenti delle aziende con più di 50 lavoratori, la normativa prevede già il versamento del Tfr maturato nel cosiddetto “Fondo di Tesoreria Inps”, che ne gestisce la liquidità.
Con la nuova proposta, il principio verrebbe esteso e modificato: i fondi non resterebbero fermi in attesa della liquidazione, ma verrebbero investiti dall’Inps per generare rendite utili ad anticipare o incrementare la pensione pubblica. La misura mira, tra le altre cose, a ridurre l’effetto del moltiplicatore 3,2 previsto dalla normativa attuale, che vincola l’accesso anticipato alla pensione a chi ha maturato un assegno pari ad almeno tre volte l’assegno sociale. Con l’impiego del Tfr per integrare la pensione, si potrebbe facilitare l’uscita anticipata anche per chi non raggiunge tale soglia.
Per i lavoratori, il diritto al Tfr maturato rimarrebbe intatto, ma la possibilità di richiederne l’anticipo – per l’acquisto della prima casa, per ristrutturazioni edilizie o per spese sanitarie straordinarie – verrebbe meno. Le somme versate resterebbero vincolate fino al pensionamento, perdendo la funzione di “cuscinetto” in caso di bisogno.
La norma non prevederebbe la costituzione di un nuovo fondo autonomo, né la creazione di una “banca Inps”. Si tratterebbe di un’operazione contabile e amministrativa da attuarsi attraverso strumenti già disponibili. Il finanziamento delle pensioni attraverso il Tfr rappresenterebbe quindi un’evoluzione interna al sistema attuale, da definire nei dettagli nella prossima legge di bilancio o tramite un decreto legislativo.
Previdenza complementare e silenzio-assenso: le nuove ipotesi per i giovani
Un ulteriore elemento al centro del dibattito riguarda il coinvolgimento delle nuove generazioni nel sistema previdenziale. Secondo l’Inps, soltanto un quarto dei lavoratori assicurati ha meno di 35 anni. La partecipazione dei giovani alla previdenza complementare è bassa: solo il 19% degli under 35 vi aderisce. Questo dato viene considerato un limite alla stabilità del sistema nel lungo periodo.
Per incentivare la partecipazione ai fondi pensione, il Governo e l’Inps stanno valutando la reintroduzione del meccanismo di “silenzio-assenso” per i neoassunti. In base a questa formula, se il lavoratore non indica entro sei mesi una destinazione diversa per il proprio Tfr, l’importo verrebbe conferito automaticamente a un fondo pensione complementare. L’obiettivo è ampliare la base dei partecipanti, garantendo maggiori risorse nel futuro pensionistico di chi oggi ha carriere intermittenti o redditi variabili.
In parallelo, il presidente dell’Inps, Gabriele Fava, ha annunciato l’avvio di una campagna nazionale di educazione previdenziale rivolta agli studenti universitari e delle scuole secondarie. L’obiettivo è migliorare la conoscenza degli strumenti a disposizione e favorire scelte consapevoli fin dall’inizio della carriera lavorativa. In questo contesto, la gestione pubblica del Tfr e la previdenza complementare sono considerate due strumenti complementari, da coordinare in un’ottica integrata.
Resta centrale il tema dell’adesione volontaria e della possibilità di scelta da parte del lavoratore. L’ipotesi di un sistema misto – in cui coesistano gestione pubblica del Tfr e previdenza integrativa – è tra quelle in discussione. L’eventuale approvazione di questa riforma richiederà la definizione di regole precise per la destinazione dei fondi, le tempistiche di esercizio della scelta, e i criteri per l’eventuale uscita dal meccanismo automatico.