Pensioni pagate da oggi, come cambiano con la rivalutazione
- 03/01/2024
- Welfare
Da oggi, 3 gennaio 2024, inizia l’erogazione dell’assegno mensile pensionistico. Gli assegni conterranno la rivalutazione in base al costo della vita e l’adeguamento alle nuove aliquote Irpef in vigore dal 2024, come previsto dalla Manovra.
Come cambiano le pensioni a gennaio 2024
La rivalutazione delle pensioni non sarà uguale per tutti i pensionati:
– le pensioni pari o inferiori a 4 volte il minimo (ovvero fino a €2.272,76) saranno rivalutate del 100%: aumento effettivo pari al 5,4% dell’assegno;
– le pensioni da 4 a 5 volte il minimo (ovvero da €2.271,76 a €2.839,70) saranno rivalutato dell’85% con un aumento effettivo dell’assegno pari al 4,59%;
– le pensioni da 5 a 6 volte il minimo (ovvero da €2.839,70 a €3.407,64) avranno una rivalutazione del 53%, con un aumento dell’assegno mensile pari al 2,862%;
– le pensioni da 6 a 8 volte il minimo (da €3.407,64 a €4.543,52) saranno rivalutate del 47%, con un aumento del 2,538%;
– le pensioni da 8 a 10 volte il minimo (ovvero da €4.543,52 a €5.679,40) saranno rivalutate del 37%. In questi casi, l’assegno verrà aumentato di appena l’1,998%.
– le pensioni oltre 10 volte il minimo, e quindi con un assegno mensile che supera i €5.679,40 verranno aumentato solo nella misura del 22% dell’inflazione con un aumento che si aggira intorno all’1,2%.
Le percentuali di quest’ultima soglia sono frutto delle modifiche in materia pensionistica con cui l’esecutivo ha fissato l’aliquota di rivalutazione del 22%, invece che del 32% come nel 2023.
La rimodulazione delle aliquote Irpef
Ma la rivalutazione non è l’unico aspetto che inciderà sull’importo delle pensioni. Per molti pensionati, infatti, un beneficio indiretto arriverà dalle nuove aliquote Irpef stabilite con la Legge di Bilancio.
La riforma Irpef porta le aliquote da 4 a 3, tassando al 23% (e non più al 25%) anche i redditi di €15.000-€28.000, come già avviene per i redditi fino a €15.000.
La nuova Irpef:
– no tax area – €28.000 di reddito lordo annuale: 23% di Irpef;
– €28.000 – €50.000 di reddito lordo annuale: 35% di Irpef;
– oltre €50.000: 43% di Irpef.
In sostanza, come i lavoratori, anche i pensionati che hanno un reddito lordo tra €15.000 e €28.000 pagheranno un’aliquota Irpef ridotta del 2% rispetto agli anni passati
Il conguaglio Irpef
Le particolarità di gennaio non finiscono qui. Nei cedolini della prima mensilità del 2024, infatti, vi è anche il conguaglio Irpef. Bisogna specificare che il ricalcolo delle ritenute è stato effettuato sulla base dell’ammontare complessivo delle sole prestazioni pensionistiche erogate dall’Inps. Laddove le trattenute siano state effettuate in misura inferiore rispetto a quanto dovuto su base annua, le differenze a debito saranno recuperate, come di consueto, sulle rate di pensione di gennaio e febbraio 2024.
Il conguaglio Irpef è il ricalcolo delle imposte sul reddito che devi pagare come pensionato. Ogni mese, l’Inps trattiene una parte della pensione per versare le tasse al fisco. Alla fine dell’anno, l’Inps verifica se le tasse trattenute corrispondono a quelle effettivamente dovute, in base al reddito complessivo e alle detrazioni a cui il contribuente ha diritto.
Se ha pagato troppe tasse, l’Istituto di previdenza restituisce la differenza nella pensione di gennaio. Se invece il contribuente ha pagato troppe poche tasse, l’Inps recupera la differenza trattenendola dagli assegni pensionistici di gennaio e febbraio.
Questo significa che se il reddito è aumentato nel corso dell’anno, o se le aliquote Irpef o le addizionali locali (regionali e/o comunali) sono cambiate, la differenza verrà recuperata in questa o nella prossima mensilità.
Gli importi delle pensioni italiane
Stando al più recente aggiornamento Istat, il 59,1% delle singole prestazioni pensionistiche era di importo inferiore ai 1.000 euro, il 28,9% tra 1.000 e 2.000 euro, il 9,3% tra 2.000 e 3.000 euro, il 2,1% tra 3.000 e 4.000 euro e lo 0,6% superiore ai 4.000 euro
Quanti pensionati in Italia
Secondo i dati dell’Inps, nel 2022 ci sono stati 16,1 milioni di titolari di pensioni in Italia, per una spesa di 322 miliardi di euro. Non esistono ancora stime ufficiali per il 2024, ma possiamo fare alcune ipotesi basandoci sui trend demografici e sulle previsioni economiche.
Innanzitutto, bisogna considerare che la popolazione italiana sta invecchiando: nel 2023, il 24% degli italiani aveva almeno 65 anni, e si prevede che questa quota salga al 24,3% nel 2024 e al 24,7% nel 2025. Questo significa che ci saranno più persone che raggiungeranno l’età pensionabile, ma anche che le pensioni dovranno essere adeguate all’aumento della speranza di vita. E, soprattutto, che ci saranno meno lavoratori a finanziare il sistema.
Inoltre, bisogna tenere conto delle riforme pensionistiche che sono state introdotte negli ultimi anni che hanno avuto effetti diversi sul numero e sull’importo delle pensioni, a seconda delle categorie di lavoratori e dei periodi di contribuzione.
Infine, bisogna considerare il contesto economico e sociale, che influisce sulle scelte dei lavoratori di andare o meno in pensione, e sulle risorse disponibili per finanziare il sistema previdenziale. La pandemia di Covid-19 ha avuto un forte impatto sul mercato del lavoro, sul reddito delle famiglie e sul debito pubblico, e potrebbe avere conseguenze anche nel medio-lungo termine.
Tenendo conto di tutti questi fattori, possiamo stimare che il numero di pensionati in Italia nel 2024 sarà compreso tra 16,6 e 17,1 milioni, con una spesa di circa 340-350 miliardi di euro.
Più pensioni che pensionati
Il numero delle pensioni erogate in Italia è superiore al numero dei pensionati. Questo perché molti pensionati ricevono più di una pensione, per diversi motivi. Ad esempio, possono aver lavorato in più settori o regimi previdenziali, oppure possono aver maturato diritti a pensioni di invalidità, di reversibilità, sociali o assistenziali, oltre alla pensione di vecchiaia.
Secondo i dati dell’Inps, al 31 dicembre 2022, i pensionati in Italia erano 16,1 milioni, mentre le pensioni erogate erano 22,8 milioni. In media, ogni pensionato riceveva 1,4 pensioni. Il 68% dei pensionati riceveva una sola pensione, il 24,2% ne riceveva due, il 6,6% ne riceveva tre e l’1,2% ne riceveva quattro o più.
Chiaramente, la stragrande maggioranza della spesa pensionistica era destinata alle pensioni di invalidità, vecchiaia e superstiti (90,5% al dicembre 2021, dati Istat) mentre il resto era ripartito tra le pensioni indennitarie, di invalidità civile, sociali e di guerra.
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