Parità di genere e welfare aziendale, volano per la natalità
- 27/06/2023
- Welfare
La compartecipazione tra pubblico e privato è fondamentale per dare la spinta alla natalità. Sono tutte d’accordo le imprese intervenute a ‘Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani’, l’evento promosso da Adnkronos per il lancio di ‘Demografica’, un nuovo progetto editoriale del Gruppo che ha l’obiettivo di mettere la produzione giornalistica al servizio di un dibattito che tenga insieme gli aspetti politici, sanitari, sociali ed economici del tema.
Più servizi per aumentare la partecipazione femminile al lavoro
Per Mariano Bella, responsabile ufficio studi di Confcommercio, “eguagliando il passo di partecipazione femminile al valore dell’Ue a 27 si avrebbero 1,873 milioni di occupate in più. E’ qui che si deve operare. Le donne in Italia, specie al Sud, non sono libere di operare delle scelte, è il risultato di un’imposizione. E maggiore è il tasso di partecipazione femminile, maggiore è il tasso di fertilità. E più sono disponibili servizi, più le donne scelgono di partecipare al mercato del lavoro. Ad esempio gli asili nido, che non sono risolutivi ma aiutano ma da qualche parte bisogna cominciare”.
Fare figli non è una questione di reddito ma di servizi
“Le donne in Italia se fanno figli sono costrette a uscire dal mercato del lavoro perché non ci sono servizi che li supportano, come negli altri Paesi. Le donne madri si occupano dei genitori, dei mariti e dei figli. C’è un problema di welfare, non basta quello pubblico ma è necessario quello aziendale, che potrebbe ‘liberare’ le donne che offrono welfare a tutta la famiglia e potrebbero partecipare di più al mercato del lavoro, aiutando la sostenibilità economica del Paese”. Lo ha detto Mauro Marè, direttore Osservatorio sul welfare del Luiss Business School.
Welfare aziendale evoluto
“Le aziende che hanno un welfare aziendale evoluto danno una forte spinta alle donne a entrare e crescere nel mondo del lavoro. Nelle Generali ci sono politiche attentissime su questo, uno studio welfare interno aperto verso l’inclusione e la diversity”. Lo ha detto Riccardo Acquaviva, responsabile comunicazione Generali Country Italia, intervenendo a ‘Demografica. Popolazione, persone, natalità: noi domani’. “Fondamentale è la compartecipazione pubblico-privata, se lasciamo tutto allo Stato è finita”, ha concluso Acquaviva.
Aiuti da istituzioni per incrementare natalità ma serve cambio culturale
Per Giuseppe Corni, chief human resource officer – Bper Banca, “Governo e istituzioni devono mettere a disposizione strumenti per incrementare la natalità. Anche se la natalità è una scelta personale, serve cambiare la comunicazione, la narrazione a livello culturale, più positiva e entusiasta. Così possono arrivare livelli di natalità adeguati”.
In aziende con welfare ben organizzato 80% di nuovi genitori in più
“In Edenred abbiamo un osservatorio che si basa su 2 milioni e mezzo di user, di persone che hanno accesso a strumenti di welfare, che ogni anno intervistiamo in quota parte. Ed emerge ad esempio che nelle aziende con strumenti di welfare ben organizzati accade che i nuovi genitori sono a parità di campione l’80% in più rispetto alle aziende che non li hanno”. Lo ha detto Fabrizio Ruggiero, direttore generale e amministratore delegato di Edenred Italia.
“C’è un pezzo importante da fare su come garantire ai giovani la possibilità di avere un salario, un reddito che consenta di essere autonomo e quindi di non pensare a un figlio come una cosa che ti impoverisce ma che ti arricchisce”, ha concluso.
Natalità tema centrale, riguarda tutti
L’impegno di Plasmon sul fronte demografico “inizia l’anno scorso con la celebrazione dei 120 anni di Plasmon quando ci siamo chiesti cosa fare per il futuro. E abbiamo pensato di mettere al primo posto la natalità, sapendo però che da soli non si va da nessuna parte. ‘Adamo 2050’ è un docu film che abbiamo lanciato, una grossa spinta emozionale che racconta che nel 2050 nasce l’ultimo bambino in questo Paese. E così tutti possiamo capire che questo non è un tema che non ci riguarda ma una traiettoria contro cui stiamo andando a sbattere. E quindi era necessario cercare un coinvolgimento di tutti”. Così Luigi Cimmino Caserta, responsabile rapporti istituzionali – Plasmon KraftHeinz Italia, ha spiegato le azioni messe in campo dall’azienda per la natalità e contro il calo demografico.
Best practice
“Danone fin dal 2011 ha avviato iniziative concrete sul campo con l’ascolto e con la creazione del decalogo sul bambino e sulla natalità, informando ad esempio i genitori sui loro diritti. Da qui si è passato ad altre iniziative tanto che Danone Italia è stata un’apripista e la best practice italiana è stata esportata anche all’estero. Questo ci inorgoglisce molto. Abbiamo un più 8% di nati in azienda in italia, è un trend positivo che ci fa piacere”. Lo ha detto Giovanna Rosato, head of compliance Italy & Greece – Danone.
Secondo Rosato “le aziende hanno il compito di creare il contesto sociale in cui le donne e anche gli uomini possono sviluppare la propria identità e anche le condizioni per una crescita anche a livello demografico”, ha concluso.
Welfare atavico nelle Pmi
“Noi creiamo prodotti e li vendiamo, se non ci sono le persone a cui venderli siamo tutti preoccupati e quindi va trovata una soluzione a questo. C’è un problema reale e bisogna capire come risolverlo. Secondo me il pensiero del calo demografico non bisogna far finta che non ci sia, è un problema reale. E’ facile agire nelle aziende di grandi dimensioni con misure a sostegno della famiglia ma nelle piccole e medie imprese è più difficile, anche se c’è un welfare ‘atavico’ che aiuta in questo senso”. Lo ha detto Roberto Busso, vice presidente Marchi Storici.
“I marchi storici che fanno parte della nostra associazione sono tradizioni famigliari che si ripetono e il welfare ce l’hanno dentro, si lavora di padre in figlio nell’azienda, e si è sempre pronti ad agire in modo solidare quando c’è bisogno”, ha concluso.
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