La comunicazione per sostenere la natalità
- 31/01/2024
- Welfare
Il calo demografico, un problema dalle radici antiche, si presenta oggi con nuove sfide che richiedono un approccio innovativo. La chiave per invertire la tendenza è rendere la genitorialità non solo compatibile con la realizzazione professionale, ma anche attrattiva e in sintonia con la vita sociale e relazionale.
Il nuovo paradigma della genitorialità
La comunicazione, pertanto, emerge come protagonista in questo scenario, assumendo un ruolo cruciale sia come veicolo informativo per sensibilizzare sul valore della fertilità come bene salute che sui rischi della denatalità, sia come strumento narrativo per presentare in modo nuovo la genitorialità e il suo significato sociale. Lo sostiene la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, intervenuta al convegno ‘Sostenere la natalità: le sfide per la comunicazione’, promosso dall’Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo (Almed) e dall’Alta Scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica, con il contributo incondizionato di Farmindustria. Presenti anche esperti secondo i quali la comunicazione è “strategica per contrastare la mancanza di conoscenza e di consapevolezza sui rischi connessi alla denatalità e favorire una prevenzione della fertilità”.
Il convegno ha sottolineato l’importanza di adottare una duplice prospettiva comunicativa: informare la società sulla salute riproduttiva e, al contempo, raccontare storie che rinnovino la percezione della genitorialità, attribuendole un nuovo valore sociale.
Generatività per contrastare l’individualismo
Nel corso del convegno sulla natalità, la prorettrice dell’Università Cattolica, Raffaella Iafrate, ha introdotto un concetto centrale per affrontare le sfide della contemporaneità: la generatività. Questo concetto, definito come obiettivo fondamentale dell’età adulta, si erge contro l’idea di stagnazione, rappresentando un impegno totale a generare, non solo dal punto di vista biologico e fisico ma anche da quello psicologico e culturale.
Secondo Iafrate, la persona che giunge all’età adulta è chiamata a generare in diverse dimensioni, andando oltre la soddisfazione individuale. La generatività, quindi, si traduce in un atto di apertura dall’individuale al sociale-comunitario, con un impegno a prendersi cura delle nuove generazioni. La prospettiva di Iafrate evidenzia la sfida posta da fenomeni come l’individualismo, la negazione dell’altro da sé, l’appiattimento sul presente e la censura della relazionalità umana. La generatività, in questo contesto, rappresenta un antidoto a tali tendenze culturali, ponendo l’accento sull’importanza di andare oltre il proprio interesse individuale e abbracciare un impegno più ampio verso la comunità. La prorettrice ha sottolineato il ruolo chiave dell’università come luogo in cui offrire spazi dedicati alla riflessione e alla consapevolezza su queste tematiche. Questo implica la necessità di promuovere una maggiore consapevolezza tra gli studenti e di incoraggiare la riflessione critica sulle dinamiche culturali che influenzano la società.
In sintesi, la generatività emerge come un concetto che va al di là del mero processo riproduttivo, rappresentando un impegno completo e attivo nella costruzione di una società orientata al futuro. La sfida contro l’individualismo e la promozione di una cultura generativa diventano, pertanto, punti centrali per affrontare le complesse questioni legate alla natalità e al benessere della società nel suo complesso.
La comunicazione come strumento strategico
Nel panorama complesso della denatalità, Maria Rosa Campitiello, capo segreteria tecnica del ministro della Salute, sottolinea l’importanza cruciale della comunicazione come strumento strategico per contrastare la mancanza di conoscenza e consapevolezza sui rischi connessi alla bassa natalità. La sua osservazione mette in luce la necessità di affrontare la sfida della denatalità attraverso una comunicazione mirata e consapevole.
Campitiello ribadisce che al di là delle scelte individuali, è cruciale creare una consapevolezza diffusa sui rischi legati alla denatalità e favorire una prevenzione della fertilità. Questo richiede un cambiamento culturale sostanziale, una trasformazione delle prospettive e delle conoscenze che può essere guidata efficacemente attraverso la comunicazione strategica. La capo segreteria tecnica del ministro della Salute sottolinea che la sfida principale della comunicazione contemporanea è la necessità di modulare attentamente il messaggio in base al target di riferimento. Questo implica l’adozione di mezzi e strumenti idonei per raggiungere efficacemente il pubblico desiderato. La diversità di approcci è fondamentale per rispondere alle esigenze specifiche di gruppi demografici differenti.
L’obiettivo della comunicazione è, quindi, duplice: informare il pubblico sulla denatalità e i rischi ad essa associati, e allo stesso tempo, promuovere una cultura che incoraggi scelte favorevoli alla fertilità. Questo approccio richiede un impegno attivo nella diffusione di informazioni accurate, ma anche una narrativa positiva e coinvolgente sulla genitorialità e il suo impatto positivo sulla società.
Interventi urgenti per contrastare la bassa natalità
La persistente bassa natalità in Italia rappresenta una minaccia crescente per la popolazione in età riproduttiva, con gravi implicazioni per il futuro del paese. Ad avvertire su questa critica situazione è Alessandro Rosina, ordinario di Demografia alla Cattolica, il quale mette in guardia contro il pericolo di un ulteriore declino delle nascite, a meno che non si intervenga con urgenza e in modo incisivo.
Rosina sottolinea il rischio concreto di squilibri demografici insostenibili, i quali potrebbero compromettere non solo lo sviluppo economico, ma anche il finanziamento e il funzionamento del sistema di welfare pubblico. La sua previsione è che, senza un intervento immediato, la bassa natalità potrebbe rendere impossibile un’inversione di tendenza, portando a una contrazione della popolazione in età lavorativa e mettendo a rischio la sostenibilità del sistema sociale ed economico del paese.
Per affrontare questa sfida, Rosina suggerisce di sciogliere i nodi che portano al rinvio e alla rinuncia della scelta di avere figli. Propone interventi mirati attraverso politiche adeguate, ispirate alle migliori esperienze europee. Queste politiche dovrebbero focalizzarsi su diverse aree chiave, inclusa l’autonomia abitativa dei giovani, l’accesso a un impiego con continuità di reddito e la conciliazione tra famiglia e lavoro. Rosina sottolinea che affrontare la denatalità non solo contribuirà a contenere gli squilibri demografici tra generazioni, ma avrà anche l’effetto positivo di ridurre le diseguaglianze sociali, di genere e territoriali.
Denatalità e infertilità in Italia, la crisi che influenza individui e società
La direttrice del Centro ricerca e studi sulla salute procreativa dell’Università Cattolica, Maria Luisa Di Pietro, ha evidenziato la complessità della crisi legata alle minori natalità e fertilità in Italia, affermando che questa problematica influisce profondamente sia sulla sfera individuale che su quella sociale delle persone. Il contesto italiano, secondo Di Pietro, è caratterizzato da una progressiva vecchiaia della popolazione, non solo a causa dell’aumento dell’indice di vecchiaia, ma anche a causa di una “progressiva implosione in termini di progettualità e di speranza”. Questo quadro allarmante è dipinto dai numeri che narrano la storia di un paese che invecchia a un ritmo preoccupante.
La denatalità, secondo Di Pietro, è un fenomeno dalla genesi multifattoriale, il che significa che le cause sono molteplici e interconnesse. Questa crisi si intreccia con un altro fenomeno altrettanto complesso: l’infertilità (link a https://demografica.adnkronos.com/popolazione/emergenza-infertilita-giovani-alterazioni-in-quasi-la-meta-dei-casi/). Un rapporto dell’OMS del 2023 evidenzia che circa il 17,5% della popolazione adulta globale sperimenterà una condizione di infertilità nel corso della vita. Questo dato contribuisce ad amplificare la sfida demografica e sociale che l’Italia sta affrontando. La crisi delle natalità e l’infertilità non riguardano solo la dimensione personale, ma hanno impatti diretti sulla gestione della salute e del welfare. La diminuzione delle nascite e l’incremento dell’infertilità potrebbero minare la sostenibilità del sistema sanitario e sociale, creando sfide aggiuntive nella gestione delle risorse e nel garantire il benessere delle persone.
Il richiamo di Maria Luisa Di Pietro sottolinea l’urgenza di affrontare la crisi delle natalità e dell’infertilità in Italia con soluzioni multidimensionali. Ciò implica non solo interventi mirati a livello individuale, ma anche politiche e strategie societarie che affrontino le radici profonde di questo problema. Solo attraverso un approccio completo e collaborativo sarà possibile ristabilire un equilibrio demografico e garantire un futuro sostenibile per il paese.
Il ruolo chiave delle imprese e dell’industria farmaceutica
L’evento dedicato alla comprensione della crisi della fertilità e natalità in Italia si è rivelato un punto di incontro tra istituzioni, mondo aziendale e ricerca. Attraverso la condivisione di dati, best practice e progetti di ricerca, l’obiettivo era chiaro: migliorare la comprensione del fenomeno, individuare sfide e opportunità, e delineare possibili linee di intervento.
Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, ha enfatizzato l’importanza di una comunicazione efficace per affrontare il tema della fertilità e della natalità. Questa comunicazione deve coinvolgere non solo istituzioni e media, ma anche famiglie, scuole, università e aziende. La sua osservazione mette in evidenza la necessità di un approccio olistico, in cui ogni attore svolga un ruolo nella promozione di una cultura favorevole alla natalità. Giorgetti ha sottolineato l’importanza di coinvolgere attivamente famiglie, scuole e università. Questi attori, insieme alle istituzioni e alle aziende, devono contribuire a cambiare concretamente i trend attuali. La comunicazione rivolta agli uomini è stata evidenziata come una priorità, affinché si possa costruire una cultura condivisa sulla fertilità e la genitorialità.
Un punto chiave sollevato da Giorgetti riguarda l’interesse dei governi nel dare segnali positivi attraverso politiche di genere e familiari. Queste politiche sono fondamentali per creare un ambiente favorevole alla natalità, offrendo supporto alle famiglie e garantendo condizioni di lavoro e di vita che facilitino la scelta di avere figli. Giorgetti ha, poi, concluso sottolineando la responsabilità delle imprese nell’affrontare la crisi demografica. Ha citato l’industria farmaceutica come esempio positivo, evidenziando la presenza significativa di donne, la promozione di un ambiente favorevole alle famiglie, e la leadership femminile come elementi chiave per la sostenibilità aziendale e la prosperità nazionale.
L’approccio multistakeholder proposto da Enrica Giorgetti sottolinea la necessità di un impegno collettivo per affrontare la sfida della denatalità. Solo attraverso la collaborazione tra tutti i settori della società sarà possibile creare le condizioni per un futuro in cui la fertilità e la natalità siano sostenute e incoraggiate.
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