Nessun Paese ha raggiunto la parità di genere nel Mondo
Può una donna viaggiare come un uomo? Uscire liberamente dal proprio Paese?
Può una donna lavorare? Essere tutelata in caso di molestie sessuali?
Può una donna avere una remunerazione uguale a quella di un uomo?
Può scegliere liberamente con chi sposarsi? Dovrà obbedire al marito? Sarà la “capofamiglia”? Potrà scegliere di divorziare? Avrà accesso all’imprenditoria? All’acquisto di un immobile?
Potrà una donna firmare un contratto? Vedersi riconosciuto un congedo retribuito in caso di maternità? O rischierà il licenziamento?
La sua pensione sarà uguale a quella di un uomo? I periodi di assenza per la cura dei figli verranno considerati nelle prestazioni pensionistiche?
Queste sono solo alcune delle domande alle quali hanno risposto oltre 2.400 intervistati con esperienza in diritto familiare, lavoro e diritto penale per il World Bank Report dedicato a Donne, imprese e diritti, in vista dell’8 marzo 2024, Giornata internazionale dedicata ai diritti delle donne. Sono avvocati, giudici, accademici, membri delle organizzazioni della società civile di oltre 190 Paesi che hanno fornito riferimenti in merito alla legislazione pertinente e alle politiche e procedure nazionali in merito ai diritti femminili.
Sono 10 gli indicatori sui quali si sono confrontati gli esperti: dalla salute, alla genitorialità, passando per l’imprenditoria. Il primo dei nuovi indicatori inclusi in questo rapporto, quello relativo alla “sicurezza delle donne” fissa il punteggio medio globale a soli 36 punti su 100. Ciò significa che le donne hanno un terzo della protezione legale di cui hanno bisogno dalla violenza domestica, dalle molestie sessuali, dai matrimoni precoci e dai femminicidi. Delle 190 economie studiate, 151 hanno leggi in vigore che vietano le molestie sessuali sul posto di lavoro, ma solo 39 hanno leggi che le proibiscono negli spazi pubblici come i mezzi di trasporto.
Il dato riassuntivo è che le donne guadagnano, in media, appena 77 centesimi per ogni dollaro pagato agli uomini e maggiori tutele legali garantiscono – non sempre – maggiore libertà, più diritti, aumento dell’economia di un Paese. Ma scopriamo nel dettaglio cosa è emerso dal Women, Business and the Law report 2024 del World Bank.
I risultati del Report
Trentasette economie garantiscono alle donne meno della metà dei diritti legali degli uomini, colpendo mezzo miliardo di donne. Di queste economie, 15 si trovano nel Medio Oriente e nel Nord Africa, 10 nell’Africa sub-sahariana, 8 nell’Asia orientale e nel Pacifico e 4 nell’Africa sub-sahariana. Sorprendentemente, nessuna delle 190 economie ottiene un punteggio di 100, evidenziando le persistenti lacune legali in tutto il mondo. Tra le economie ad alto reddito dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), 11 ottengono un punteggio pari o superiore a 90, con l’Italia in testa a 95. Due economie – Nuova Zelanda e Portogallo – ottengono un punteggio di 92,5 su 100, mentre Australia, Austria, Belgio, Canada, Francia, Paesi Bassi, Slovenia e Spagna ottengono ciascuno un punteggio di 90.
In tutto il mondo, 3,9 miliardi di donne – metà dell’umanità – si trovano ad affrontare barriere legali che influiscono sulla loro partecipazione economica. L’indice ‘Women, Business and the Law 2.0 legal frameworks’, che stabilisce una nuova frontiera nella misurazione dei diritti delle donne, riporta un punteggio medio globale di 64,2 su 100, indicando un divario significativo nell’uguaglianza di genere nel campo dei diritti.
I parametri di valutazione
Il report, pubblicato negli scorsi giorni in vista della Giornata internazionale sui diritti delle donne, è stato realizzato basandosi su dieci indicatori:
- Sicurezza: leggi contro i matrimoni precoci, molestie sessuali, violenza domestica e femminicidi;
- Mobilità: vincoli alla libertà di movimento delle donne e conferimento della cittadinanza ai figli e ai coniugi;
- Lavoro: Tutele contro la discriminazione basata sul genere, tutele nell’assunzione e modalità di lavoro flessibile;
- Paga: Mandati di parità di retribuzione tra donne e uomini per lavori di pari valore e lavoro notturno delle donne o lavori industriali o lavori ritenuti pericolosi;
- Matrimonio: vincoli legati al matrimonio e al divorzio, sicurezza finanziaria e salute delle donne;
- Genitorialità: Disponibilità di congedi di maternità e di paternità retribuiti e divieto di licenziamento delle lavoratrici incinte;
- Assistenza all’infanzia: disponibilità, accessibilità economica e qualità dei servizi di assistenza all’infanzia;
- Imprenditoria: vincoli all’avvio e gestione di un’impresa, criteri sensibili al genere negli appalti pubblici, quote di partecipazione delle donne nei consigli di amministrazione delle aziende pubbliche;
- Risorse: diritti delle donne ai beni immobili, diritti di proprietà, eredità e fondiari;
- Pensione: differenze nell’età pensionabile e la legge consente, crediti pensionistici per compensare le interruzioni di carriera di una donna, spesso dovute al ruolo di caregiver dei figli.
Sicurezza e assistenza all’infanzia
La debolezza maggiore è emersa nel settore della sicurezza delle donne. Il punteggio medio globale è di appena 36, il che significa che le donne godono appena di un terzo della protezione legale di cui hanno bisogno. Sebbene 151 economie abbiano leggi in vigore che vietano le molestie sessuali sul posto di lavoro, solo 39 hanno leggi che le proibiscono negli spazi pubblici. Le donne, quindi, corrono rischi nell’utilizzare i trasporti pubblici per recarsi al lavoro o tornare a casa. Complessivamente, 139 economie non hanno una legislazione adeguata che vieti i matrimoni precoci, cosa che in genere annulla le future opportunità educative ed economiche di una ragazza.
La maggior parte delle economie analizzate, però, hanno ottenuto scarsi risultati anche per quanto riguarda le leggi relative all’assistenza all’infanzia. Le donne dedicano, in media, 2,4 ore al giorno in più al lavoro di cura non retribuito rispetto agli uomini, in gran parte per prendersi cura dei propri figli. L’espansione dell’accesso all’assistenza all’infanzia tende ad aumentare inizialmente la partecipazione delle donne alla forza lavoro di circa 1 punto percentuale, con un effetto che raddoppia entro cinque anni. Solo 62 economie – meno di un terzo – hanno stabilito standard di qualità che regolano i servizi di assistenza all’infanzia. Di conseguenza, in 128 economie le donne potrebbero pensarci due volte prima di andare a lavorare mentre hanno dei figli a loro carico.
“Uno spreco di talento”
Questo fenomeno è una delle principali cause per le quali si rallenta con il raggiungimento della parità di genere. In ambito di tutela dei diritti, infatti, la strada molto lunga da percorrere vede ancora troppi ostacoli sul suo percorso.
Nessun Paese analizzato nel World Bank Report ha raggiunto una parità giuridica di genere.
E oltre che una questione di crescita economica e di civiltà, si tratta di una questione più ampia: “Il mondo semplicemente non può permettersi di mettere da parte metà della sua popolazione – ha affermato Indermit S. Gill, Chief Economist of the WorldBank Group e Senior Vice President for Development Economics -. Le nostre figlie sono pronte e in grado di rendere il mondo un posto migliore per tutti noi, se ci togliamo di mezzo. Che spreco di talento. E quanto sono tragiche le economie in cui il talento è più scarso?”.
Prospettive future
Tutti i paesi ed economie possono migliorare le proprie leggi in materie di sicurezza, imprenditorialità e assistenza all’infanzia. Si tratta dei tre macro ambiti sui quali ci si classifica con punteggi inferiori e che, però, sono proprio quelli che garantiscono e influenzano la partecipazione delle donne al lavoro e alla vita pubblica. Così, il World Bank Group ha stilato una lista di consigli, a conclusione del Women, Business and the Law 2024, per accrescere la situazione, sia della presenza delle leggi che tutelino i diritti, sia in relazione alla loro reale applicabilità. Ecco di cosa si tratta:
- Accelerare gli sforzi per riformare le leggi e attuare politiche pubbliche che diano alle donne il potere di lavorare o avviare un’impresa;
- Migliorare le leggi relative alla sicurezza delle donne, all’accesso ad un’assistenza all’infanzia e alle opportunità commerciali;
- Stabilire strutture che sostengano l’effettiva attuazione delle leggi che promuovono parità dei sessi;
- Attuare riforme legali che impongano la parità di retribuzione per un lavoro di pari valore ed eliminare le restrizioni sulla capacità delle donne di svolgere lavori industriali;
- Ampliare le disposizioni sul congedo di genitorialità e vietare il licenziamento delle donne quando incinte;
- Proibire le molestie sessuali sul posto di lavoro, negli spazi pubblici, nel sistema dell’istruzione e online;
- Fornire sostegno finanziario ai genitori con bambini piccoli e garantire la qualità di standard per i servizi per l’infanzia;
- Implementare quote legalmente vincolanti per le donne nei consigli di amministrazione e mandato per i processi di appalto pubblico;
- Garantire pari benefici pensionistici per le donne, tenendo conto dei periodi di assenza dal lavoro legati alla custodia dei bambini.
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