La denatalità chiude le scuole: sospese le attività in oltre 750 istituti in Grecia
- 3 Settembre 2025
- Welfare
Sospese le attività scolastiche in oltre 750 istituti. Questo è quanto sta accadendo in Grecia con l’inizio del nuovo anno accademico. Il forte calo demografico ha lasciato migliaia di posti vuoti nelle aule. Le chiusure scolastiche ammontano a oltre il 5% nel Paese e si estendono oltre i villaggi e le isole, colpendo parti della regione dell’Attica che comprende Atene, dove le autorità hanno rilevato un “crollo demografico” significativo.
Meno bambini, meno scuole
Che la denatalità rappresenti una sfida per l’Europa e i Paesi industrializzati è ormai chiaro. A meno nascite corrispondono, sul lungo periodo, una serie di problematiche di tenuta del welfare di un Paese. Ma è già sul breve periodo che si possono costatare le prime ricadute di questo fenomeno, e una di queste è la sospensione delle attività scolastiche laddove non ci siano sufficienti bambini. “Le aule riflettono lo stato dei nostri reparti maternità e il numero delle nascite, che purtroppo nel nostro Paese è in calo da decenni”, ha affermato Sofia Zacharaki, ministra greca dell’Istruzione e degli affari religiosi.
Secondo i dati ministeriali, il numero di studenti nelle primarie è diminuito di oltre 111 mila unità in sette anni, pari dal -19% dal 2018 ad oggi. “Il calo sta avvenendo molto rapidamente e in Grecia è molto marcato”, ha affermato Alexandra Tragaki, professoressa di demografia economica presso l’Università Harokopio di Atene al Financial Times. Oggi, rispetto ai decenni precedenti, il numero di persone in età riproduttiva è inferiore, ha osservato la professoressa. E questo è un altro problema che contribuisce alla denatalità.
Saranno 766 delle 14.857 le scuole greche che chiuderanno per non aver raggiunto il minimo legale di 15 alunni. Altre, come quella a Pserimos, una piccola isola del Dodecaneso, aprirà per la prima volta dopo la sua chiusura nel 2009, accogliendo due bambini nella scuola primaria e tre nella scuola materna. “Stiamo tenendo aperte le scuole con meno alunni di quanto normalmente consentito dalla legge: una decisione costosa, ma che riteniamo necessaria”, ha detto Zacharaki.
Dall’aumento dell’età fertile al calo delle nascite: Grecia come Italia
Il numero di donne tra i 20 e i 40 anni, in Grecia, è diminuito del 31% dal 2011 al 2021. Se a ciò si aggiunge la fuga dei giovani laureati o diplomati, verso Paesi stranieri, in cerca di un futuro migliore, il risultato è un netto calo dei potenziali genitori. Inoltre, le donne greche ora hanno il primo figlio a un’età media superiore ai 32 anni, mentre il tasso di fertilità è sceso a 1,35, tra i più bassi in Europa.
Anche altri Paesi industrializzati con solidi sistemi di welfare e servizi di assistenza all’infanzia di alta qualità, tra cui Danimarca e Svezia, hanno faticato ad aumentare i tassi di fertilità al di sopra del livello di sostituzione. E in Italia la situazione non è così differente. Considerando che la popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (15- 49 anni) si è passati da 14,3 milioni di unità al primo gennaio 1995 a 11,4 milioni a gennaio 2025. Gli uomini nella stessa fascia di età, pari a 14,5 milioni trenta anni fa, sono oggi circa 11,9 milioni. Secondo i dati Istat, in tali condizioni, nel 1995, con una fecondità solo poco superiore a quella odierna di 1,18 figli per donna, le coppie misero comunque al mondo 526mila bambini, ossia 156mila in più di quelli nati nel 2024. Accanto alla riduzione della fecondità, lo scorso anno è cresciuta anche l’età media al parto, che si attestava a 32,6 anni (+0,1 in decimi di anno sul 2023).
Un fenomeno che anche in Italia pesa sui plessi scolastici: secondo i dati diffusi dal governo, gli alunni complessivi nelle scuole italiane passeranno da 6,9 milioni a 6,8 milioni, registrando un calo netto di 134mila studenti.