La denatalità in Italia, una questione di coppia
- 13/03/2024
- Welfare
In un’Italia dove il primo figlio arriva con ritardo rispetto alla media europea, il dibattito sulla natalità non può essere ignorato. Tuttavia, le ragioni di questa tendenza complessa e multifattoriale vanno oltre una semplice analisi e questo fenomeno non può essere attribuito a una sola causa. La natalità in Italia è una questione che coinvolge entrambi i partner. Se da un lato gli uomini tendono a posticipare gli studi e l’uscita dal nucleo familiare, dall’altro i problemi di fertilità riguardano anche il 50% di loro. È necessario riconsiderare le dinamiche di genere e promuovere una cultura della prevenzione che coinvolga entrambi i sessi fin dalla giovane età. Questi sono i messaggi chiave emersi dall’evento “La natalità: una questione di coppia”, organizzato da Farmindustria con il patrocinio del ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari opportunità.
Rischio demografico e sociale
La bassa natalità non è solo una questione demografica, ma rappresenta una minaccia per la tenuta del patto sociale e la sostenibilità economica del paese. La diminuzione della popolazione in età lavorativa e l’aumento degli anziani mettono a rischio la vitalità della società e la sua capacità di crescita e innovazione. È una sfida che richiede un’immediata azione collettiva e una riflessione su come promuovere un ambiente favorevole alla famiglia e alla genitorialità.
Il tasso di sostituzione demografica, noto come “quota 2”, è attualmente un obiettivo lontano. Nonostante ciò, il desiderio di maternità rimane alto tra le donne italiane, con solo il 2% che dichiara di non voler avere figli nella propria vita. Questa situazione presenta una serie di rischi per la società italiana, minacciando la sostenibilità dei conti pubblici, la vitalità intergenerazionale e la capacità di crescita e innovazione del Paese.
È essenziale coinvolgere anche gli uomini nella discussione sulla natalità. Gli uomini tendono a posticipare il completamento degli studi e l’uscita dal nucleo familiare, anche quando raggiungono l’indipendenza economica. Inoltre, sono meno propensi a prendersi cura della propria salute riproduttiva, ritardando le visite preventive con gli specialisti.
L’impegno dell’industria farmaceutica per la genitorialità
L’industria farmaceutica si pone come attore chiave in questa discussione, offrendo non solo cure mediche ma anche strumenti concreti di supporto per i dipendenti che desiderano diventare genitori. Attraverso politiche di welfare, prevenzione e formazione, Farmindustria e le aziende del settore stanno contribuendo a promuovere una cultura aziendale inclusiva e favorevole alla genitorialità. Misure come politiche di smart working, flessibilità oraria, assistenza sanitaria integrativa, congedi di maternità e paternità estesi, servizi di assistenza per familiari anziani e non autosufficienti, e campagne di prevenzione e benessere psicofisico sono fondamentali per creare un ambiente di lavoro che sostenga le esigenze delle famiglie moderne. Queste misure non solo favoriscono la fidelizzazione dei dipendenti, ma contribuiscono anche a mantenere un ambiente di lavoro sano e produttivo, traducendosi anche in una percentuale significativa di dipendenti che hanno figli, superiore alla media nazionale.
Marcello Cattani, presidente di Farmindustria, ha sottolineato il ruolo cruciale dell’industria farmaceutica nell’aiutare chi desidera diventare genitore. Attraverso politiche di welfare, prevenzione e formazione, le aziende del settore stanno contribuendo attivamente a promuovere una cultura aziendale che sostiene le esigenze delle famiglie moderne. Questo impegno si riflette nei dati: nell’industria farmaceutica, con circa 70.000 addetti diretti, si registra un numero di figli superiore del 45% rispetto alla media nazionale, dimostrando l’efficacia di queste misure nel promuovere la genitorialità. “Nelle nostre imprese”, ha spiegato Cattani, “le donne rappresentano il cuore pulsante della ricerca, il 53% degli addetti totali e il 46% dei quadri e dirigenti, evidenziando come la maternità sia più diffusa dove l’occupazione femminile è più alta”. Questo successo è attribuibile a un modello di relazioni industriali all’avanguardia, che ha permesso all’industria farmaceutica di adottare strumenti concreti ed efficaci per soddisfare le specifiche necessità dei collaboratori.
Tra le best practice adottate da Farmindustria, Cattani ha menzionato la promozione della conciliazione vita-lavoro. Oltre il 90% delle imprese applica da anni smart working, part-time e flessibilità oraria, offrendo anche permessi retribuiti per visite mediche aggiuntivi al Ccnl. L’assistenza sanitaria e previdenziale è garantita al 100% degli addetti, mentre il 73% usufruisce di servizi di istruzione e assistenza. Una particolare attenzione è rivolta alle famiglie, con il 43% delle imprese che offre forme di assistenza per familiari anziani o non autosufficienti e il 47% che garantisce congedi e aspettative di maternità più lunghi rispetto alla normativa vigente.
Cattani ha anche evidenziato il forte impegno del settore nella promozione della parità di genere e della salute psico-fisica. Numerose iniziative, come il counseling psicologico post-gravidanza e le campagne per il benessere psico-fisico, sono state implementate per sostenere i dipendenti. Inoltre, il settore farmaceutico si distingue per l’erogazione di formazione continua, contribuendo così alla maggiore fidelizzazione delle risorse umane e alla riduzione del turnover. Questi sforzi riflettono l’importanza attribuita dalla Farmindustria alla creazione di un ambiente lavorativo inclusivo, che promuova il benessere dei dipendenti e supporti le loro esigenze individuali.
Cattani ha anche evidenziato l’importanza della “transizione demografica” e il suo impatto sull’industria farmaceutica. “Lo squilibrio demografico”, ha osservato, “mette a rischio la sostenibilità del sistema sanitario e il ricambio generazionale, fondamentale per l’innovazione.” Ha inoltre sottolineato l’importanza della prevenzione nella promozione della fertilità maschile e femminile, dichiarando l’impegno del settore nel mettere competenze, ricerca e produzione al servizio di questo obiettivo.
La denatalità non è solo una statistica, ma una minaccia tangibile per il tessuto sociale e economico del nostro paese. Enrica Giorgetti, direttore generale di Farmindustria, ha evidenziato la portata di questa sfida, sottolineando come la diminuzione del tasso di natalità possa compromettere la stabilità dei rapporti intergenerazionali e la sostenibilità finanziaria del sistema pubblico. Guardando al futuro, le previsioni demografiche europee prevedono uno scenario inquietante, con un aumento significativo della popolazione anziana e una diminuzione della forza lavoro attiva. Questi dati non possono essere ignorati, soprattutto considerando che l’industria farmaceutica si trova al crocevia di queste dinamiche.
Rivolgendosi alla questione della coppia, Giorgetti ha sottolineato: “Il divario tra desiderio di figli e natalità effettiva coinvolge entrambi i sessi. Gli uomini, in particolare, tendono a posticipare l’entrata nel nucleo familiare, contribuendo a questa disparità. È essenziale promuovere una cultura della genitorialità che coinvolga attivamente entrambi i partner.” Inoltre, è cruciale garantire un accesso equo alle cure preventive per uomini e donne, affinché la salute riproduttiva sia una priorità sin dalla giovane età.
Infine, Giorgetti ha ribadito il ruolo dell’industria farmaceutica nel mitigare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, impegnandosi a mettere a disposizione competenze e risorse per promuovere la vitalità della società: “Abbiamo una responsabilità diretta nel contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. Vogliamo impegnare le nostre capacità e risorse per promuovere la vitalità della società e invertire la tendenza demografica”.
In conclusione, la questione della denatalità in Italia si configura come un problema complesso che richiede un approccio olistico. Il dibattito sulla natalità non può ignorare le sfide demografiche e sociali che minacciano la stabilità del paese. È fondamentale coinvolgere entrambi i partner nella discussione e promuovere una cultura della genitorialità che valorizzi la salute riproduttiva e la conciliazione vita-lavoro. L’industria farmaceutica si è dimostrata un importante attore in questo contesto, offrendo politiche e servizi mirati per sostenere i dipendenti che desiderano diventare genitori. Tuttavia, affrontare la denatalità richiede un impegno collettivo e un cambiamento culturale profondo, al fine di garantire un futuro sostenibile per le generazioni a venire.
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