Decreto flussi 2025, oggi ultimo click day: basterà a salvare il lavoro stagionale?
- 12/02/2025
- Welfare
Il Decreto Flussi 2025 ha aperto una nuova fase di ingresso per i lavoratori extracomunitari in Italia, con un particolare focus sui settori agricolo e turistico-alberghiero. Il 12 febbraio 2025 segna il terzo appuntamento di un processo complesso, che ha visto il coinvolgimento di migliaia di lavoratori provenienti da Paesi con cui l’Italia ha accordi di cooperazione. Ma cosa significa realmente il “click day” per i settori stagionali, e come le dinamiche di domanda e offerta di lavoro stanno cambiando nel contesto italiano?
La struttura del decreto flussi 2025
Il Decreto Flussi è una delle principali politiche migratorie italiane per la gestione dei flussi di lavoratori extracomunitari, regolando l’ingresso di lavoratori stagionali e non stagionali provenienti da Paesi che vantano accordi bilaterali con l’Italia. Ogni anno, il decreto stabilisce un numero massimo di ingressi, che varia a seconda delle necessità economiche e produttive del Paese. Il 2025 ha visto una serie di novità, con l’introduzione di un processo di gestione delle domande sempre più digitalizzato e la possibilità di precompilare le istanze in anticipo.
Il meccanismo del “click day” è centrale in questo processo. Si tratta di una giornata dedicata, durante la quale i datori di lavoro e i lavoratori interessati possono inviare le loro domande tramite il portale online del Ministero dell’Interno. Le istanze vengono accolte in tempo reale, ma la concorrenza per le quote disponibili è feroce, rendendo ogni operazione cruciale. Il sistema informatico, benché avanzato, ha mostrato delle criticità, come l’overbooking delle quote disponibili, che evidenzia come la domanda sia spesso superiore all’offerta, creando inevitabili disagi.
Il settore agricolo
Il settore agricolo italiano è da sempre una colonna portante dell’economia, contribuendo in modo significativo al PIL del Paese e alla sua reputazione internazionale, grazie soprattutto al Made in Italy. Tuttavia, la crisi di manodopera che colpisce questo settore è ormai un problema strutturale. Ogni anno, le aziende agricole italiane, che impiegano circa un milione di lavoratori, si trovano a fronteggiare una carenza di circa 100mila unità per le attività stagionali di raccolta. La difficoltà di reperire lavoratori stagionali, soprattutto nei mesi cruciali della raccolta, rende necessaria una gestione dei flussi migratori più efficiente.
Le quote annualmente assegnate per l’ingresso di lavoratori agricoli attraverso il Decreto Flussi sono spesso insufficienti a coprire tutte le esigenze del settore. Questo gap tra domanda e offerta ha portato a un’escalation di fenomeni illegali come il caporalato, che danneggiano sia i lavoratori che le imprese. Un altro aspetto critico riguarda la gestione del tempo: spesso i lavoratori arrivano a stagione di raccolta già finita, e questo ritardo crea inutili complicazioni per le aziende agricole.
Il settore turistico-alberghiero
Il settore turistico-alberghiero, insieme a quello agricolo, è uno dei principali destinatari delle quote previste dal Decreto Flussi per i lavoratori stagionali. Questo settore vive di una stagionalità che coincide con i picchi di afflusso turistico, che variano in base alle diverse zone geografiche e alle condizioni climatiche. La domanda di lavoratori stagionali è quindi fortemente legata alla stagione turistica, con una richiesta annuale che, seppur alta, non è sempre in grado di soddisfare il fabbisogno reale.
Le difficoltà del settore sono amplificate dalla scarsità di lavoratori italiani disponibili a ricoprire queste posizioni, nonostante l’alto numero di disoccupati. La stagionalità del lavoro in hotel, ristoranti, e altri servizi turistici non è più una novità, ma ciò che cambia è la tipologia di lavoratori richiesti, che deve adattarsi ai nuovi standard tecnologici e alle esigenze di un turismo sempre più digitale e internazionale. Il Decreto Flussi, purtroppo, non è ancora in grado di rispondere appieno alle nuove sfide di un settore che, pur essendo tra i più importanti per l’economia nazionale, soffre di un sistema di selezione e ingresso di manodopera inefficiente.
Le criticità del sistema
Il Ministero dell’Interno, attraverso il portale online dedicato, è il fulcro della gestione del Decreto Flussi. Tuttavia, la procedura di invio delle domande, pur essendo altamente digitalizzata, ha dimostrato di essere vulnerabile a disservizi tecnici e a una forte concentrazione delle richieste nei giorni di “click day”. La digitalizzazione del processo, se da un lato ha semplificato l’accesso alle domande, dall’altro ha generato un sistema molto competitivo, in cui chi arriva in ritardo rischia di non riuscire ad accedere alle quote previste.
Inoltre, nonostante il miglioramento delle procedure negli ultimi anni, molti lavoratori si trovano ad affrontare difficoltà burocratiche non indifferenti, che riguardano tanto l’ottenimento dei visti quanto l’assegnazione delle quote. Il sistema dei click day, che funziona tramite una selezione automatica, non tiene conto delle effettive necessità delle imprese agricole e turistiche, né delle tempistiche di arrivo dei lavoratori. In molti casi, infatti, le aziende si trovano a dover affrontare un’inadeguatezza del sistema che non consente loro di ricevere i lavoratori al momento giusto.
I numeri del 2024 e del 2025 parlano chiaro: la quota di lavoratori stagionali che arriva effettivamente a lavorare nei campi è solo una parte di quella che viene richiesta. Coldiretti, infatti, stima che solo il 70% dei lavoratori richiesti sia effettivamente arrivato a lavorare nei campi nel 2024. E questo nonostante l’elevata domanda. Un’alternativa potrebbe essere una gestione diretta dei flussi migratori, come proposto da Coldiretti, che suggerisce di coinvolgere maggiormente le associazioni datoriali e di rendere i processi più trasparenti e sicuri. Inoltre, sarebbe opportuno riformare la formazione all’estero, fornendo ai lavoratori competenze specifiche per le nuove tecnologie agricole, come la gestione dei droni e delle tecniche di Agricoltura 4.0, con un approccio che favorisca anche la qualità del lavoro e la sicurezza.
Il programma di formazione, attivato in collaborazione con organizzazioni internazionali, come la Filiera Italia e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, sta cercando di risolvere un problema fondamentale: la mancanza di manodopera qualificata. Il progetto prevede la formazione di lavoratori nei Paesi d’origine, superando il concetto che l’agricoltura richieda solo braccianti. In questo modo, si cerca di creare una nuova figura professionale, capace di integrare la tradizionale forza lavoro agricola con le competenze richieste dalle tecnologie avanzate.
In Egitto, Marocco e Costa d’Avorio, per esempio, il progetto ha già avuto inizio con l’educazione di lavoratori in grado di operare in un ambiente agricolo sempre più digitalizzato. Questo approccio innovativo potrebbe rappresentare la chiave per risolvere la crisi di manodopera, introducendo nel mercato un lavoro specializzato che va ben oltre il semplice concetto di “bracciante”. La sfida più grande, però, rimane la capacità del sistema italiano di adattarsi a questi cambiamenti, garantendo una continua evoluzione delle politiche migratorie e dei programmi formativi.