Risonanza magnetica pediatrica: anestesia addio? La rivoluzione parte da Copenaghen
- 10/03/2025
- Welfare
La risonanza magnetica rappresenta un esame diagnostico essenziale per numerose patologie, ma per i bambini può trasformarsi in un’esperienza traumatica. Il rumore assordante dello scanner, l’ambiente claustrofobico e la necessità di rimanere immobili a lungo rendono difficile la collaborazione dei pazienti pediatrici, portando all’uso sistematico di anestesia per garantirne il successo. Tuttavia, l’anestesia generale non è priva di rischi: ogni sedazione richiede la presenza di un team medico specializzato, prolunga i tempi di recupero e limita il numero di esami eseguibili in un giorno. E se fosse possibile eliminare l’anestesia senza compromettere la qualità delle immagini? Questa domanda ha guidato la ricerca di Melanie Ganz, docente e ricercatrice presso il Dipartimento di Informatica dell’Università di Copenaghen, che ha individuato una soluzione innovativa basata sull’uso di un motion tracker.
Ganz, esperta in elaborazione di immagini mediche, ha scoperto l’esistenza di un sensore capace di tracciare i movimenti del paziente anche nel forte campo magnetico generato dallo scanner RM. Il dispositivo, sebbene avanzato, non veniva utilizzato clinicamente. Da qui l’intuizione: sfruttarlo per aiutare i bambini a rimanere immobili, riducendo così la necessità di anestesia. Per comprendere meglio la questione, Ganz ha collaborato con un’infermiera anestesista, Thurid Waagstein Madsen, che ha immediatamente riconosciuto il potenziale del progetto. “Ogni volta che anestetizziamo un bambino, servono un medico, un infermiere e un’intera unità di recupero. Possiamo eseguire solo tre o quattro esami al giorno. Trovare un’alternativa era fondamentale”, afferma Madsen.
L’idea non era solo teorica: andava testata sul campo. Così, Ganz ha messo a punto un protocollo strutturato, coinvolgendo bambini, genitori e personale sanitario in un percorso di preparazione che inizia a casa e culmina nell’esperienza reale della risonanza. Il tutto senza anestesia, ma con un approccio innovativo che sfrutta tecnologia, formazione e un pizzico di magia per i piccoli pazienti.
Il percorso tra tecnologia e gioco
Il programma sviluppato da Ganz si articola in più fasi, ciascuna progettata per abituare gradualmente i bambini all’ambiente della risonanza magnetica. Si parte da un’applicazione interattiva che i piccoli pazienti possono utilizzare comodamente da casa: attraverso video animati, i bambini seguono le avventure di Theo e Thea, due orsetti di peluche che affrontano la risonanza magnetica con coraggio. Questo primo passo è fondamentale per ridurre l’ansia e fornire una rappresentazione positiva dell’esperienza.
Dopo questa fase iniziale, i bambini vengono invitati a un’esperienza immersiva in un simulatore di risonanza magnetica altamente realistico costruito presso il Rigshospitalet di Copenaghen. Qui, in un ambiente che riproduce fedelmente le condizioni della scansione reale, possono esercitarsi a restare immobili mentre guardano cartoni animati, riducendo così la percezione del tempo e la paura del rumore. L’elemento chiave di questa fase è il motion tracker, che monitora ogni minimo movimento e fornisce un feedback in tempo reale. Questo consente agli specialisti di valutare se il bambino è in grado di affrontare l’esame vero e proprio senza necessità di anestesia.
L’ultima fase prevede il passaggio alla risonanza magnetica reale, dove i bambini replicano l’esperienza vissuta nel simulatore. I risultati ottenuti sono stati straordinari: su 50 bambini coinvolti nello studio, ben 47 sono riusciti a completare l’esame senza anestesia, con un tasso di successo del 94%. Un risultato che ha sorpreso perfino gli specialisti, dimostrando come la combinazione di preparazione tecnologica, supporto psicologico e un ambiente rassicurante possa sostituire efficacemente la sedazione.
L’impatto sulla sanità
L’eliminazione dell’anestesia nei bambini sottoposti a risonanza magnetica non solo riduce i rischi medici, ma ha anche implicazioni significative sull’efficienza del sistema sanitario. Come sottolinea Malene Fischer, Chief Research Officer del Rigshospitalet, “Evitare l’anestesia è meglio per i bambini e per i loro genitori, ma anche per l’intero ospedale. Ci permette di aumentare il numero di esami giornalieri da tre o quattro a otto o nove, riducendo i tempi di attesa e ottimizzando le risorse”.
Il progetto dimostra inoltre il valore della collaborazione tra ricerca accademica e pratica clinica. L’integrazione tra il Dipartimento di Informatica dell’Università di Copenaghen e il Rigshospitalet ha permesso di sviluppare un approccio innovativo che potrebbe essere adottato su scala più ampia. Il modello potrebbe ispirare altre strutture sanitarie a investire in soluzioni tecnologiche che migliorino l’esperienza del paziente e l’efficienza operativa.
Ma il progetto non si ferma qui. Ganz e il suo team stanno ora studiando quali elementi del protocollo siano essenziali per il successo del metodo. Forse, in futuro, potrebbe bastare far guardare ai bambini un cartone animato direttamente durante l’esame, senza bisogno di ulteriori simulazioni.