Cameron Diaz, mamma bis a 51 anni: tra maternità surrogata e privacy
- 25/03/2024
- Trend
Cameron Diaz è diventata mamma per la seconda volta. A rivelarlo è stata proprio l’attrice, 51 anni, che sui social ha scritto: “Siamo entusiasti di annunciare la nascita di nostro figlio, Cardinal Madden. Per la sicurezza e la privacy dei bambini non pubblicheremo nessuna foto, ma è davvero bello!”. La diva di Hollywood ha avuto il suo piccolo con il marito Benji Madden. I due sono sposati dal 2015 e nel dicembre del 2019 sono diventati genitori per la prima volta con la figlia, Raddix, avuta tramite maternità surrogata. Cameron Diaz è ricorsa nuovamente a questa pratica anche per la seconda gravidanza che ha lasciato stupiti i fan, ignari della maternità bis.
“Utero in affitto” e privacy
In America, seppur sia vietato l’aborto in numerosi Stati, pratiche come la maternità surrogata e la fecondazione medicalmente assistita sono ormai considerate la norma, soprattutto per diverse attrici e donne del mondo dello spettacolo. Da Kim Kardashian a Naomi Campbell, fino a Sarah Jessica Parker con le sue gemelle, è lungo l’elenco di coloro che hanno scelto di ricorrere alla gestazione per altri.
Anche la scelta di rendere privata la nascita dei figli, così come i loro volti, è una scelta che è frequente per alcuni vip, ma che nel caso di Cameron Diaz ha letteralmente separato il suo pubblico. Da un lato, c’è chi ritiene che la nascita di un figlio di un vip del suo calibro sia un fatto di interesse pubblico; dall’altro lato c’è chi invece ritiene che faccia bene a proteggere i suoi figli dal clamore mediatico, dagli hater o eventuali stalker.
La scelta di diventare genitore a 51 anni, inoltre, ha trovato molti in disaccordo. Così come per la fecondazione assistita seppur entro certi limiti, c’è chi ritiene che avere un figlio dopo gli “-anta” sia un gesto di egoismo. Ma vediamo insieme cos’è la maternità surrogata, dove si può svolgere e a che prezzo.
Maternità surrogata: dove e a che prezzo
Nel nostro Paese, la “maternità surrogata” è più nota con il termine denigratorio “utero in affitto”, in quanto, a differenza degli Usa, questa strada è illegale. La legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita punisce “con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro” chiunque “realizza, organizza o pubblicizza” la maternità surrogata. La forma più comune è quella della surrogata commerciale, quando la gestante, cioè, riceve un pagamento.
I Paesi a cui si rivolgono i cittadini italiani costretti ad andare all’estero, sono Ucraina e Russia, economicamente più accessibili di Stati Uniti e Canada. In Ucraina, ad esempio, possono ricorrere a questa pratica solo coppie etero sposate. Quest’ultime metteranno a disposizione il 50% del patrimonio genetico e vedranno riconosciuto il proprio diritto di “genitori intenzionali”. Alla donna che metterà a disposizione il proprio corpo, legalmente appunto definita la “gestante”, andranno circa 15mila euro più rimborsi in diaria. Il conflitto con la Russia ha reso la Georgia una valida alternativa, ma qui il costo può variare dai 30 ai 50mila euro.
In Europa la maternità surrogata è legale anche in Danimarca, Belgio, Ungheria, Regno Unito, Bulgaria, Paesi Bassi e Grecia, ma solo nella sua forma “non retribuita” o “altruistica”, quando cioè la gestante non riceve un compenso in denaro e in alcuni casi solo per i residenti, come per Grecia e Regno Unito.
Il primato Usa e il caso di New York
In forme diverse, con leggi ad hoc, ogni Paese ha la sua visione e normativa. Ma è l’America che ha il primato e che è internazionalmente considerata la meta prediletta dalle coppie che intendano ricorrere alla maternità surrogata. Qui i costi arrivano fino a 200mila euro in caso di parto gemellare e aumentano con le spese e rimborsi per la gestante. A New York, nello specifico, nel 2021 è stato approvato un regolamento – il Child–Parent Security Act – che conferisce diritti maggiori alla donna surrogata, dai compresi legali ai piani di assicurazione sanitaria.
Il turismo riproduttivo
L’Italia, con il suo divieto, ha costretto migliaia di coppie a dirigersi all’estero dando vita ad un turismo riproduttivo. Altri Stati, con le loro restrizioni, hanno poi inconsapevolmente favorito un fenomeno relativo allo sfruttamento di donne molto giovani e in Paesi dell’Asia come Thailandia e Nepal, i cui costi per un figlio si aggirano intorno ai 5mila euro.
Questo tipo di turismo, per alcune associazioni italiane come Pro vita, notoriamente contraria all’aborto, è stato definito come la “Mappa della vergogna”. Sulla maternità surrogata si sono espressi anche il Papa, sfavorevole a questo tipo di pratica e titubante anche sulla “teoria gender” e la ministra Eugenia Roccella, secondo la quale “I corpi delle donne non si affittano, i bambini non si comprano”.
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