Welfare aziendale e demografia, come le imprese rispondono alle nuove fragilità sociali
- 25 Giugno 2025
- Talk | Demografia: patto tra generazioni
Servizi educativi insufficienti, carichi familiari non redistribuiti, calo della natalità, giovani esclusi da percorsi formativi e professionali. È lungo questo fronte che si misura oggi la tenuta sociale del Paese. E sempre più spesso, il settore privato interviene dove il pubblico non riesce ad arrivare. Durante il convegno “Demografia, un patto fra generazioni”, organizzato da Adnkronos, è emerso come molte imprese stiano trasformando il welfare aziendale da strumento accessorio a leva strutturale, con approcci molto diversi ma un obiettivo comune: ridurre l’impatto delle fragilità demografiche e sociali sulla vita quotidiana dei lavoratori.
Se la dimensione economica rimane centrale, è chiaro che in un sistema in cui i servizi universali faticano a coprire i bisogni reali delle persone, il ruolo delle imprese tende ad ampliarsi. Non solo attraverso benefit, ma con interventi mirati sui territori, sulla cultura organizzativa e sull’equilibrio tra generazioni. Dalla gestione dei Neet alla conciliazione vita-lavoro, dalla parità di genere all’assistenza familiare, i casi raccontati al convegno mostrano come le aziende stiano sviluppando risposte interne a problemi che fino a pochi anni fa venivano considerati esterni alla sfera produttiva.
Strategie territoriali contro l’esclusione
In un contesto di crisi demografica, la dispersione giovanile rappresenta una delle principali criticità. Oggi in Italia oltre 1,3 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni sono Neet, cioè non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso formativo. La Fondazione Cariplo ha deciso di intervenire con un piano triennale da 20 milioni di euro, destinato a contenere e prevenire il fenomeno. Il progetto coinvolge Lombardia, Novara e Verbano-Cusio-Ossola, ma ambisce ad avere un impatto più ampio, anche grazie alla partecipazione di partner come Intesa Sanpaolo e Regione Lombardia.
Parallelamente, l’attenzione si sposta sulla fascia 0-6 anni. Il numero di bambini in questa fascia è in calo (da 537mila a 520mila in un anno), e cresce il tasso di povertà alimentare, che secondo Istat riguarda il 6,1% della popolazione infantile. Anche qui, l’obiettivo è rafforzare un sistema di servizi educativi che, nonostante le risorse Pnrr, continua a presentare forti disparità territoriali. Cariplo punta a intervenire dove le risposte sono più deboli, sia sul fronte delle strutture che su quello educativo. In entrambi i casi, l’approccio non è compensativo, ma strutturale: intercettare bisogni prima che diventino emergenze.
Il welfare aziendale come risposta alla polarizzazione
Il lavoro di cura, in assenza di servizi accessibili, resta in gran parte sulle spalle delle donne. Lo ha sottolineato Ester Dini, responsabile dell’Ufficio Studi della Fondazione Consulenti del Lavoro, portando un dato significativo: tra le donne inattive nella fascia 30-50 anni, oltre il 60% è fuori dal mercato del lavoro per motivi familiari. Una percentuale in aumento. A pesare è soprattutto la gestione degli anziani non autosufficienti, un fronte in espansione che spesso si aggiunge all’impegno per i figli.
In questo quadro, le imprese stanno iniziando a muoversi, anche nel mondo delle pmi. Non si tratta ancora di interventi estesi, ma si osserva una crescente sperimentazione su flessibilità oraria, supporti economici e piccoli servizi personalizzati. Tuttavia, la diffusione resta disomogenea. “Oltre il 50% dei lavoratori italiani è impiegato in aziende con meno di 50 dipendenti. Il rischio è che solo una parte del mercato acceda a forme di conciliazione strutturate”, avverte Dini.
Strumenti concreti per rispondere a bisogni quotidiani
Fater, azienda che produce Pampers e Lines, ha scelto di affrontare la conciliazione vita-lavoro con un insieme di misure pensate per rispondere alla quotidianità dei lavoratori: lavoro ibrido su cinque giorni a settimana, congedo di paternità esteso a tre mesi (utilizzato dal 100% dei padri), bonus asilo mensile da 250 euro netti, coaching per le madri al rientro dalla maternità. L’azienda ha evitato soluzioni centralizzate, come l’asilo in sede, privilegiando strumenti adattabili ai diversi contesti. Anche gli spazi aziendali sono stati ripensati: aperti ai figli dei dipendenti e, in alcuni casi, agli animali domestici.
L’attenzione si estende anche alla gestione generazionale. Quattro generazioni convivono nei team, e Fater ha attivato programmi di mentoring e cross-mentoring per facilitare il passaggio di competenze. L’approccio è centrato sull’autonomia dei team e su una cultura organizzativa fondata sulla fiducia. L’azienda ha anche avviato un test per liberalizzare le ferie, lasciandone la gestione al gruppo di lavoro, a patto che sia compatibile con le esigenze produttive.
Wind Tre si è mossa in modo diverso, partendo dalla misurazione. Dopo aver ottenuto la certificazione Equal-Salary nel 2022, ha implementato obiettivi numerici sulla parità di genere. I manager sono valutati anche sulla percentuale di donne promosse: l’obiettivo è almeno il 50% per ogni livello. In pochi anni, la presenza femminile nella dirigenza è passata dal 21 al 27%. L’azienda ha inoltre introdotto un sistema di piani di successione per far fronte all’uscita dei profili senior, con trasferimenti di competenze programmati su 4-5 mesi.
Anche Wind Tre lavora sulla collaborazione intergenerazionale, con tavoli misti e progetti trasversali. L’obiettivo è garantire continuità interna, ma anche costruire un ambiente in cui persone di età diverse possano lavorare senza conflitti o incomprensioni, valorizzando esperienze e approcci differenti.
Orientamento e supporto informativo per la “generazione sandwich”
La fascia di lavoratori più sotto pressione è quella centrale: dai 35 ai 55 anni, con figli piccoli da una parte e genitori anziani dall’altra. È la cosiddetta “generazione sandwich”. Eidosmedia ha deciso di intervenire proprio qui, con strumenti semplici ma mirati. I percorsi formativi proposti toccano diversi ambiti: dalla gestione dei primi anni di vita del bambino, all’uso consapevole del digitale (rivolto anche ai nonni), fino al supporto nei momenti di passaggio scolastico. I webinar informativi sono pensati per le famiglie, non solo per i singoli lavoratori.
Ma il punto centrale dell’intervento di Eidosmedia è un altro: rispondere al bisogno di informazione. I dipendenti chiedono chiarezza su ciò che possono fare, non solo con gli strumenti aziendali, ma anche con quelli pubblici. La mancanza di orientamento porta molti a non sfruttare strumenti già esistenti. L’azienda si è quindi attivata come “sportello interno” sul welfare, con incontri informativi su Tfr, previdenza integrativa, enti bilaterali e bonus statali.
Il ruolo dell’impresa, in questo caso, non è solo quello di offrire servizi, ma anche di fungere da intermediario per l’accesso al sistema di welfare nel suo complesso. Una funzione sempre più richiesta in un contesto di scarsa alfabetizzazione previdenziale e normativa.
Il nodo della sostenibilità per le famiglie
La cura delle persone non autosufficienti è un altro ambito dove le difficoltà sono evidenti. Filippo Breccia Fratadocchi, vicepresidente di Nuova Collaborazione, ha illustrato il quadro attuale del lavoro domestico: i rapporti regolari registrati all’Inps sono scesi del 16% tra il 2021 e il 2024. Oggi il 51% di questi contratti riguarda badanti conviventi, segno di un’inversione nella domanda: più assistenza continuativa agli anziani, meno collaboratori saltuari.
Il problema è che il resto del lavoro domestico sta tornando nell’area grigia dell’irregolarità. Secondo le stime, oltre un milione di rapporti di lavoro in questo settore sarebbe oggi in nero. Il motivo è semplice: i costi per le famiglie sono alti e gli incentivi pubblici scarsi. “Una badante convivente costa circa 1.500 euro al mese. Senza un riconoscimento fiscale delle spese sostenute, molte famiglie rinunciano alla regolarizzazione”, spiega Fratadocchi.
Le associazioni datoriali chiedono da tempo che le spese per l’assistenza a bambini piccoli o persone non autosufficienti possano essere interamente dedotte. La misura servirebbe sia a sostenere economicamente le famiglie, sia a far emergere il lavoro nero, migliorando le tutele per chi presta servizio in ambito domestico.