“Clavicole sporgenti e visi smunti”, denunciata Zara per la magrezza delle modelle
- 7 Agosto 2025
- Popolazione
“Magrezza patologica” delle modelle. Questa è l’accusa che l’Advertising Standards Authority (Asa), regolatore dei codici di condotta delle pubblicità britanniche, ha mosso al colosso di moda Zara. Il marchio di abbigliamento e accessori del gruppo Inditex promuoverebbe i suoi capi con modelle eccessivamente magre. Le luci degli scatti fotografici sembrano fatti appositamente per evidenziare le scapole o le gambe troppo snelle; così come le acconciature che mettono in mostra il viso smunto della modella.
La denuncia dell’Asa ha attirato l’attenzione internazionale. La società di moda ha rimosso le pubblicità segnalate, riaccendendo il dibattito sul corpo femminile nel campo della moda.
La denuncia a Zara
Negli scorsi mesi, Zara ha pubblicato sul proprio sito web inserzioni di prodotti con modelle che, secondo un utente, apparivano eccessivamente magre, generando una denuncia per irresponsabilità da parte dell’Asa.
In risposta, Zara ha dichiarato che le modelle possedevano certificati medici di buona salute in linea con le raccomandazioni contenute all’interno del rapporto ‘Fashioning a Healthy Future’ dell’Uk Model Health Inquiry. Si tratta di un’iniziativa lanciata nel 2007 dal British Fashion Council (Bfc) per affrontare le crescenti preoccupazioni sulla salute delle modelle, in particolare riguardo ai disturbi alimentari e alle condizioni lavorative nel settore della moda.
Zara ha anche confermato che le foto non avevano subito ritocchi, ma solo regolazioni di luci. A seguito della denuncia ha poi rimosso le immagini contestate, pur chiarendo di non avendo ricevuto reclami diretti in precedenza.
L’Asa (Advertising Standards Authority), dopo aver esaminato gli annunci pubblicitari, ha ritenuto che solo due dei quattro contestati inizialmente avessero modelle in pose che ne evidenziavano la magrezza. Di conseguenza, ha giudicato gli annunci irresponsabili e in violazione della regola 1.3 del Cap Code, il codice di condotta nazionale relativo alle pubblicità, secondo il quale “le comunicazioni di marketing devono essere preparate con senso di responsabilità verso i consumatori e la società, stabilendo che non devono più apparire nella forma contestata e che Zara deve assicurarsi che le immagini nelle sue pubblicità non ritraggano modelle in modo eccessivamente magro.
Corpo e moda: un rapporto travagliato
La denuncia all’Advertising Standards Authority contro Zara ha riacceso un dibattito che sembrava sopito: quello sull’ideale di bellezza nella moda. Ma è davvero cambiato qualcosa negli ultimi anni?
Il movimento della body positivity nasce negli anni ’60 con l’obiettivo di combattere la discriminazione verso i corpi non conformi. Negli anni 2000, figure come Tess Holliday e Ashley Graham hanno portato il messaggio sulle passerelle e nei media mainstream diventando icone di moda e stile. Il cuore del movimento è semplice: ogni corpo merita rispetto, rappresentazione e dignità, indipendentemente da taglia, forma, colore o abilità.
Tuttavia, oggi il messaggio sembra essersi diluito. Sui social, l’ideale della magrezza è tornato sotto mentite spoglie: non si parla più di “essere magri”, ma di “essere in forma”, “disciplinati”, spesso a dieta o costantemente sotto allenamento. Un’estetica wellness-oriented che maschera standard ancora più rigidi e irraggiungibili.
Inoltre, la vera inclusività non si limita a inserire una modella curvy ogni tanto su una passerella. Significa rappresentare una gamma ampia di corpi: plus-size, petite, senior, con disabilità, non binari. Alcuni lavori virtuosi sono portati avanti da brand emergenti (Marco Rambaldi e Feben, ad esempio) che stanno sfidando le regole del fashion system, proponendo volti e fisicità reali.
Il tema è ancora al centro dell’opinione pubblica e i dati parlano chiaro: il Size Inclusivity Report di Vogue Business ha mostrato un plateau negli sforzi per l’inclusività delle taglie sulle passerelle di New York, Londra, Milano e Parigi. Degli 8.763 look presentati in 208 sfilate e presentazioni, lo 0,8% era di taglie forti, il 4,3% di taglie medie e il 94,9% di taglie “normali”. La rappresentanza delle taglie forti è in linea con la scorsa stagione, allo 0,8%. La rappresentanza delle taglie medie è leggermente aumentata dal 3,7%, in parte grazie all’uso di uomini muscolosi nelle sfilate miste, che in genere si presentano con taglie medie. Tuttavia, sembravano esserci anche più modelle di taglie nella norma, ma nella parte estremamente magra della scala.