Vittorio Sgarbi: i chili persi, la depressione, e chi la confonde “con la semplice tristezza”
- 13/03/2025
- Popolazione
“È come se vedessi un altro me”. Le parole usate da Vittorio Sgarbi possono aiutare tutti noi a capire che cosa sia davvero la depressione, spesso confusa con tristezza, sconforto e altre condizioni. “La cosa peggiore è che chi ti sta intorno spesso non capisce, confondendo la depressione con una semplice tristezza passeggera”, ha detto lui stesso.
Il noto critico d’arte e politico sta attraversando un periodo molto difficile della sua vita, una “fase di meditazione dolorosa” sul passato e sul futuro. “Trascorro una fase di meditazione dolorosa su quello che ho fatto e sul destino che mi attende”, ha detto in un’intervista a La Repubblica.
Parole che sorprendono anche e soprattutto perché pronunciate da Vittorio Sgarbi, noto per il suo stile provocatorio e spesso rude. Per questo, il suo caso spiega bene quanto la depressione sia una malattia seria e ancora profondamente incompresa.
Vittorio Sgarbi, dai “ritmi frenetici” alla depressione
Il critico d’arte ha definito la sua esperienza come una “malinconia o depressione morale e fisica che non posso evitare”. Ha raccontato di aver perso molto peso, di fare fatica anche nelle azioni più semplici e di trascorrere molto tempo a letto. “Ho sempre dormito poco. Ora passo molto tempo a letto”, ha dichiarato, aggiungendo che riesce a lavorare solo a tratti.
“Ho attraversato un periodo di profonda depressione che mi ha costretto a rallentare i ritmi frenetici a cui ero abituato. Mi sono trovato improvvisamente privo di energia, con pensieri negativi costanti e una perdita di interesse per le attività che prima mi appassionavano”, ha continuato Sgarbi nell’intervista.
Il critico d’arte ha descritto sintomi che i professionisti della salute mentale riconoscono come tipici del disturbo depressivo maggiore: periodi prolungati di umore depresso, insonnia, difficoltà di concentrazione e sentimenti di inadeguatezza. “La depressione ti fa sentire come se fossi in un tunnel buio, senza via d’uscita,” ha aggiunto durante un’altra apparizione pubblica, “e la cosa peggiore è che chi ti sta intorno spesso non capisce, confondendo la depressione con una semplice tristezza passeggera”.
Sgarbi ha inoltre evidenziato come il suo percorso terapeutico abbia incluso sia supporto psicologico che farmacologico, sottolineando l’importanza di un approccio multidisciplinare nel trattamento di questa condizione. Una riflessione importante per l’Italia dove i casi di depressione sono in aumento.
Quanti italiani soffrono di depressione
Secondo i dati del Rapporto Salute Mentale 2024 (dati 2023), oltre 16 milioni di italiani lamentano disturbi psicologici di media e grave entità, con un incremento del 6% rispetto al 2022. Tra questi 7,5 milioni di italiani soffrono di depressione maggiore, che è una forma più severa e invalidante della malattia. Il rapporto è stato pubblicato dal Ministero della Salute italiano sulla base dei dati raccolti attraverso il Sistema Informativo per la Salute Mentale (Sism) integrati con analisi territoriali e demografiche. I risultati sono eloquenti:
- 7,5 milioni di italiani(circa il 12,5% della popolazione) soffrono di depressione maggiore, con un aumento del 6% rispetto al 2022;
- Ansia e depressione rappresentano il 57% dei nuovi accessi ai servizi psichiatrici nel 2023;
- Il disagio psicologico severo (che include depressione, ansia e perdita di controllo emotivo) colpisce il 21,1% degli over 14, in calo rispetto al picco del 22,4% registrato durante la pandemia (2021).
Come cambia la depressione tra generazioni
La depressione non riguarda tutte le generazioni in egual misura. La situazione più preoccupante riguarda i giovani, che infatti sono i principali fruitori del Bonus psicologo:
- Giovani (18-25 anni)
-
- Il 40% delle donne della Generazione Z dichiara episodi depressivi frequenti;
- Il 54% dei giovani riferisce stress tale da compromettere attività quotidiane (studio, lavoro);
- Fattori chiave: pressione sociale, incertezza economica, isolamento post-pandemico.
- Adulti (35-64 anni)
-
- Prevalenza del 5,8%, con diagnosi più comuni tra i 45-54 anni.
- Cause principali: carichi lavorativi, difficoltà relazionali, crisi economica.
- Anziani (over 65)
-
- La percentuale sale al 14,9%, con picchi nelle regioni del Sud (es. Calabria: 23,2%).
- Fattori di rischio: solitudine, comorbidità fisiche, ridotto accesso ai servizi.
Particolarmente allarmante è il dato relativo alla fascia giovanile, dove si registra l’aumento più significativo. Questo incremento è attribuibile a molteplici fattori, tra cui l’impatto psicologico della pandemia, l’aumento dell’isolamento sociale legato all’uso eccessivo dei dispositivi digitali e la crescente precarietà lavorativa.
Depressione più diffusa al Sud
L’analisi territoriale conferma che, anche per questo indicatore, le peggiori condizioni si registrano nel Mezzogiorno. Calabria e Molise presentano le quote più elevate di over 14 affette da disagio psicologico severo (23,2% a fronte di una media nazionale del 20,5%), circa dieci punti in più di quella registrata Bolzano. Seguono Basilicata (23%), Marche (22,9%), Campania (22,6%) e (eccezione a questa dinamica) la Valle d’Aosta (22,3%). In tutte queste regioni oltre un residente su cinque è a rischio di disagio psicologico severo. Le percentuali più basse si registrano nelle province autonome di Bolzano (13,5%), e di Trento (16,1%), e nelle regioni di Lazio (18,1%), Sardegna (18,3%) ed Emilia-Romagna (18,9%).
Comprendere la depressione oltre i luoghi comuni
La depressione non è semplicemente sentirsi tristi o giù di morale; è una patologia clinica riconosciuta a livello globale, caratterizzata da un insieme di sintomi che influenzano in maniera profonda la vita quotidiana. Nel rapporto Depression and Other Common Mental Disorders: Global Health Estimates (2017) l’Oms ha definito la depressione come la principale causa di disabilità in tutto il mondo.
In questi giorni Sgarbi ha chiesto di non confondere la tristezza dalla depressione. Ma cosa distingue la depressione dalla normale tristezza e quali sono le sue caratteristiche principali?
Definizione scientifica e diagnosi
Dal punto di vista medico la depressione è definita come un disturbo dell’umore che comporta una persistente sensazione di tristezza, perdita di interesse per le attività quotidiane e una serie di sintomi fisici e psicologici che possono includere alterazioni dell’appetito, disturbi del sonno, affaticamento, sentimenti di colpa e pensieri di morte o suicidio. Secondo il Dsm-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione) dell’American Psychiatric Association, per diagnosticare la depressione maggiore è necessario che il soggetto presenti almeno cinque sintomi in maniera quasi quotidiana per almeno due settimane, di cui uno deve essere o l’umore depresso o la perdita di interesse o piacere.
Questi sintomi includono:
- Perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane
- Alterazioni del sonno (insonnia o ipersonnia)
- Modifiche dell’appetito e variazioni del peso
- Affaticamento e perdita di energia
- Sentimenti di inutilità o colpa eccessiva
- Difficoltà di concentrazione
- Pensieri di morte o suicidio
La depressione è il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici e ambientali. Eventi traumatici, stress cronico, isolamento sociale e difficoltà economiche possono attivare la predisposizione genetica, portando alla manifestazione clinica della depressione.
È importante sottolineare che la depressione può manifestarsi in modi diversi in base all’età, al genere e al background culturale. In alcune persone, ad esempio, può esprimersi attraverso irritabilità e comportamenti aggressivi piuttosto che tristezza visibile all’esterno.
Cosa non è depressione
Dunque, la tristezza è una reazione emotiva normale a eventi stressanti o dolorosi e tende a essere temporanea, risolvibile con il supporto sociale e il passare del tempo. Al contrario, la depressione è una condizione medica che coinvolge alterazioni neurochimiche, come squilibri nei livelli di serotonina, dopamina e noradrenalina, e richiede un trattamento specifico. Studi neuroscientifici hanno evidenziato che la depressione comporta cambiamenti nell’attività delle aree cerebrali coinvolte nella regolazione dell’umore, rendendo la condizione persistente e profondamente debilitante.
Non vanno confusi con la depressione, inoltre, condizioni come l’ansia, il burnout e il pensiero ricorrente.
Ci sono diversi tipi di depressione
Negli anni la comunità scientifica ha individuato diverse tipologie di depressione:
- Depressione maggiore: caratterizzata da un umore depresso persistente o da una marcata perdita di interesse o piacere nelle attività quotidiane per almeno due settimane, accompagnata da sintomi come variazioni significative di peso, alterazioni del sonno, affaticamento, sensi di colpa e difficoltà di concentrazione;
- Depressione persistente (distimia): una forma cronica di depressione che, pur essendo meno intensa della depressione maggiore, dura per anni (almeno due negli adulti e un anno nei minori) e influisce in maniera costante sul benessere psicologico;
- Depressione postpartum: una condizione che colpisce le donne dopo il parto, caratterizzata da sintomi che vanno ben oltre la normale stanchezza postnatale, con impatti negativi significativi sul rapporto madre-figlio e sul benessere della madre;
- Depressione stagionale (Sad): tipicamente associata ai mesi invernali, quando la ridotta esposizione alla luce solare porta a sintomi di depressione che si manifestano regolarmente in determinati periodi dell’anno;
- Depressione bipolare (fase depressiva): parte del disturbo bipolare, in cui l’individuo alterna episodi di depressione a periodi di umore elevato (mania o ipomania), richiedendo un approccio terapeutico specifico per gestire entrambe le fasi;
- Altri disturbi depressivi specificati o non specificati: includono condizioni depressive che non soddisfano pienamente i criteri per le categorie sopra elencate, ma che comunque causano un notevole disagio e un impatto funzionale significativo.
Comprendere queste differenze è essenziale per una diagnosi precoce e un trattamento adeguato, al fine di ridurre l’impatto della depressione sulla vita delle persone. Fonti autorevoli come il Dsm-5 dell’American Psychiatric Association (2013) e l’Icd-11 dell’Oms offrono linee guida dettagliate per la valutazione e la classificazione dei vari tipi di depressione e, come fatto da Vittorio Sgarbi recentemente, sottolineano che questa condizione va trattata con un approccio multidisciplinare.